Quand’è che abbiamo sulla mensola del bagno un prodotto naturale? E, se naturale, possiamo anche dire che è bio ed ecologico? La confusione in questo campo è enorme e le regole diverse delle tante organizzazioni certificatrici non aiutano a fare chiarezza, anzi.
Certo sarebbe tutto più semplice se ci abituassimo a lavare i capelli ed il viso con l’argilla, i denti con caolino, bicarbonato, pane tostato o carbone, il corpo con farine, oli e spezie.
Siamo però abituati ad emulsioni stabili, facilmente spalmabili e sciacquabili, schiumogene, dalle consistenze vellutate e che possano sopravvivere anni esposte alla luce e agli sbalzi di temperatura sugli scaffali dei negozi e poi sui nostri ripiani. La natura non arriva di certo a soddisfare tutte queste esigenze! Perchè un cosmetico sia “piacevole” occorrono dunque stabilizzanti, tensioattivi, solventi, conservanti, addensanti, additivi per il tasso del pH e via dicendo.
Negli ultimi decenni sono state sempre di più le materie prime modificate chimicamente: provengono in proporzioni variabili da prodotti di base naturali, trasformati da diversi processi chimici. La cosmetica naturale ammette solamente alcuni di questi procedimenti in cui giocano un ruolo decisivo anche i criteri di salute, ecologia (quindi rispetto dell’ambiente) e protezione animale.
articoli correlati su argocatania.org
Quando leggiamo su un prodotto la frase “d’origine naturale” dobbiamo capire innanzitutto che questa dicitura comprende due gruppi d’ingredienti: quelli veramente naturali, essenzialmente oli vegetali ed estratti di piante, che esistono così come sono in natura e non hanno subito nessuna modifica chimica, e quelli in cui invece la chimica ha assunto un ruolo preponderante con la trasformazione.
Ovviamente anche per un estratto di piante si ricorre ad un processo chimico, per esempio facendo macerare la pianta per alcune ore in una soluzione idro-alcolica, ma si tratta di una chimica “verde”, non inquinante, che utilizza materie prime facilmente rinnovabili, che favorisce il risparmio d’energia (per esempio favorendo le reazioni a temperatura ambiente) e si preoccupa della biodegradabilità dei prodotti chimici dopo la loro utilizzazione e soprattutto non altera la materia d’origine.
Ma nel naturale e nel bio non è tutto oro quel che luccica: per esempio anche in una crema “verde” possono essere impiegati sia oli vegetali interamente naturali, e quindi carichi di sostanze preziose (vitamine, acidi grassi polinsaturi, sostanze vegetali come i flavonoidi e i fitosteroli), sia i cosiddetti oli esterificati (la loro fabbricazione comincia dissociando un olio vegetale, gli acidi grassi dissociati vengono poi mischiati a glicerina e alcool vari) sempre più utilizzati per il loro “effetto silicone”, si lasciano cioè spalmare con grande facilità sulla pelle rendendola liscissima, caratteristica molto apprezzata.
Peccato che questi oli, creazioni interamente di laboratorio, pur se del tutto innocui, abbiano perduto gran parte della ricchezza d’azione degli oli vegetali naturali, con cui in comune mantengono solo la parola olio.
Il discorso è ancora diverso per gli oli utilizzati nelle creme convenzionali, tratti in gran parte dalla lavorazione del petrolio e quindi non solo sintetici ma anche dannosi perché tendono ad essere occlusivi e a disgregare il MAI (il Mantello Acido Idrolipidico, strato superficiale protettivo della pelle). Insomma più adatti, come ebbe a dire un famoso cosmetologo, a lucidi da scarpe o a lubrificanti di motori che alla nostra pelle.
Un notissimo olio per bebè (sì, il primo che vi viene in mente) non è altro che una mistura di scarti della lavorazione del petrolio, questo per dirvi che neanche i prodotti convenzionali per la primissima infanzia si salvano, anzi!
Un olio esterificato può entrare a far parte di una crema naturale, ma anche se non può provenire dall’agricoltura biologica, non essendo un vero olio vegetale, può comunque entrare nella composizione di una crema bio, perché se le certificazioni più severe richiedono che almeno il 50% degli oli usati siano veri oli vegetali, altre certificazioni non pongono nessuna limitazione all’uso degli oli esterificati.
Sappiamo che i primi cinque ingredienti di un prodotto determinano l’80-90% della sua totalità. Ecco perché è bene guardare cosa sta ai primi posti dell’INCI!
Un altro ruolo chiave in un prodotto naturale lo gioca l’acqua, ai primissimi posti per quantità nella composizione di un cosmetico. L’acqua, essendo naturale, può alzare di molto la percentuale di “natura” in un prodotto, ma può, grazie a diversi trucchetti, contribuire addirittura ad aumentarne la componente bio, per questo è bene sapere quali certificazioni conteggiano l’acqua nella parte bio (Ecocert e Cosmos per esempio) e quelle che non ne tengono conto ( Nature&Progrès, NaTrue e altre).
Non possono mancare anche stavolta due ricette finali, un dentifricio fai-da-te e un olio nutriente anti rughe per il viso
Dentifricio in polvere:
Bicarbonato di sodio 10gr
Argilla bianca (caolino) 30 gr
Sale marino fine 5gr
Olio essenziale Limone 4 gocce
Olio essenziale Albero del Tè (Tea tree) 2 gocce
Mescolare tutti gli ingredienti, gli oli essenziali per ultimi, versandoli goccia a goccia.
Mettere in un vasetto di vetro a chiusura ermetica. Prelevare con una spatolina.
Olio nutriente anti rughe per il viso (dose per 30 ml di olio):
Olio vegetale Jojoba 20 ml
Olio vegetale di rosa mosqueta e/o borragine 10 ml
Olio essenziale di lavanda 3 gocce
Olio essenziale legno di rosa 2 gocce
Olio essenziale di palmarosa 2 gocce
Travasare in un flaconcino di vetro opaco, magari con dosatore.
Massaggiare sul viso umido, si assorbe immediatamente.
Weleda è sicuramente biologico, biodinamico, certificazione na-true.Una certezza, in questo campo.:-)
Ho studiato tanta fisica, tanta chimica, un po’ di biologia. Qualcuno sa spiegarmi cosa significa “biodinamico” ? E se è una proprietà delle sostanze, una grandezza fisica, sa indicarmi quale sia la sua unità di misura ed il metodo analitico per verificarla ? Grazie