Torniamo a parlare dei prodotti per la pulizia che affollano le nostre lavanderie, cercando di fare chiarezza e cercare di capire insieme come destreggiarsi in questo settore regolamentato da direttive ancora troppo ambigue.
Il Regolamento Europeo Detergenti 648/2004, che stabilisce la pubblicazione degli ingredienti di detersivi e detergenti non cosmetici, obbliga i produttori a rendere pubblici i componenti dei propri prodotti, ma, incredibile a dirsi, non li obbliga, diversamente che dai cosmetici, a riportare l’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) sulle confezioni.
Le aziende, con il pretesto del “segreto industriale”, si limitano così a scrivere sulle confezioni pochi e generici dati. Per capire cosa ci si è portati in casa occorre ricercare sul sito del produttore la scheda tecnica del prodotto: possiamo ben dire che generalmente non abbiamo idea di quello che compriamo!
Per chi, tornato a casa, decidesse di saperne di più, in barba al “segreto industriale”, occorre ricavare il codice a barre o il codice prodotto dalla confezione e cercare la sua scheda su internet. Lì troveremo elencati tutti gli ingredienti, ma attenzione ad un ulteriore trucchetto: il produttore non ha l’obbligo di rispettare l’ordine decrescente per le percentuali quantitative di alcuni componenti, quali coloranti, profumi ed oli essenziali, presenti in percentuali ridotte.
Una volta sobbarcataci questa fatica, sempre sul web possiamo però trovare un sito utilissimo che ci aiuta a verificare la qualità di ogni ingrediente: Il biodizionario.
Per ogni sostanza digitata sul biodizionario apparirà un bollino di colore verde o giallo o rosso. Proprio come un semaforo potrete capire facilmente se la sostanza è innocua, se bisogna fare attenzione o se è francamente pericolosa e quindi inaccettabile. Non necessariamente un buon prodotto deve avere tutti i bollini verdi, ma sicuramente i bollini verdi devono essere numerosi e soprattutto devono stare ai primi posti nella lista, dove sono citati i componenti quantitativamente maggiori.
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Un altro sito da consultare per comprare in maniera più consapevole è “Sai cosa ti spalmi?” Recensisce una lunga lista di detersivi e cosmetici, sia bio che non, avvalendosi pure dell’aiuto del biodizionario. Le sorprese non mancano, digitate pure i vostri prodotti preferiti e … tenetevi forte!
Perlustrando questi siti vi accorgerete presto che c’è un mito da sfatare: non è che scegliendo detersivi bio ci si mette sempre la coscienza a posto e si tutela l’ambiente, perché anche nel bio e nell’ecologico ci sono differenze rilevanti tra le marche e anche qui le cose sono piuttosto complicate.
Cercando di semplificare al massimo possiamo dire che, ad esempio, la certificazione Ecolabel certifica sì un basso impatto ambientale ed un’ottima prestazione del prodotto, ma non garantisce affatto che le materie prime non siano di origine petrolchimica.
I marchi biologici d’altra parte attestano la provenienza bio delle materie prime, ma non prendono in considerazione né l’impatto ambientale del prodotto finito né tantomeno la sua efficacia.
Per il momento solo la certificazione “detergenza pulita ICEA/AIAB” prescrive un test che misuri la prestazione del prodotto e ne calcoli l’impatto ambientale.
Nel “Commercio equo e solidale” non si entra nel merito della qualità dei prodotti, ma si garantisce solo che i lavoratori non siano soggetti a sfruttamento. Ad esempio le famose noci lavanti del Commercio Equo sono naturali e biodegradabili, ma nessuno studio è mai stato fatto per dimostrarne l’efficacia!
Anche questa volta per concludere una ricetta 100% naturale ed ecologica:
Detergente per pavimenti
8oo gr acqua
50 gr carbonato di sodio (soda Solvay – attenzione – non soda caustica!)
150 gr sapone nero liquido
4 gr olio essenziale limone
Versare in un recipiente il carbonato di sodio con l’acqua e lasciare sciogliere per 10 mn, aggiungere gli altri ingredienti, trasferire in un flacone da un litro. Si conserva per 6 mesi.
sono esterrefatto; utile la ricetta naturale