Un 'pacco' per il Centro Astalli

Perchè tanta fretta dopo lunga inerzia, e soprattutto perchè tanta approssimazione e dilettantismo? E’ quello che si chiedono i volontari del Centro Astalli, invitati dal Comune di Catania a firmare il rinnovo del comodato d’uso della casa di accoglienza Don Pino Puglisi. Bella notizia, direte voi, qual è il problema? Anche il Centro Astalli, che da tempo sollecitava la sua riapertura, ha inizialmente esultato, per scoprire però -subito dopo- che l’immobile è ancora privo delle necessarie autorizzazioni.
Eppure l’Astalli, appena qualche anno fa, aveva dovuto lasciare la Casa e pagare una multa salata proprio perchè l’immobile non aveva le carte completamente in regola. Come mai il Comune cerca adesso di consegnarlo senza agibilità, conformità urbanistica e quant’altro? Forse non c’è nemmeno malizia, ma di certo superficialità.
Proviamo brevemente a ricostruire la storia di questo edificio a due piani, sito in via Delpino, confiscato a Nicolò Maugeri della cosca Santapaola e assegnato in comodato d’uso al Centro Astalli nel 2006.
Intitolato a don Pino Puglisi, fu adibito a casa di accoglienza per stranieri, dopo la ristrutturazione a spese dell’associazione. Attrezzato per ospitare 24 persone, divenne un punto di riferimento per i migranti senza fissa dimora.
Nell’agosto 2008, su richiesta della Prefettura, ospitò 30 richiedenti asilo provenienti da Lampedusa fornendo ospitalità non solo notturna, servizio pasti, sportello legale, scuola d’italiano etc. L’esperienza fu interrotta dalla chiusura della casa, trovata -in seguito ad un’ispezione dei Nas- priva dell’abitabilità del piano terra e di un piano di emergenza.

E’ avvenuto così che un bene già dotato di utenze e arredi sia rimasto per più di tre anni inutilizzato, anche nei momenti in cui “si cercavano con estrema urgenza dei locali dove poter accogliere i senza fissa dimora”. Il Comune, infatti, pur avendo dichiarato la propria disponibilità alla ristrutturazione del piano terra e pur avendo ottenuto, a questo scopo, un finanziamento regionale, è stato a lungo latitante.
Paradossalmente il Centro Astalli ha continuato a pagare, in questi anni, le utenze e la guardiania per impedire che il bene venisse vandalizzato.
Come non pensare di essere finalmente giunti alla conclusione del faticoso iter quando è arrivato l’invito ad incontrare l’assessore alle Politiche Sociali del Comune, Pennisi, e il presidente del Consorzio Sviluppo e legalità, Guarino, per il rinnnovo del comodato d’uso?
I lavori di ristrutturazione erano stati conclusi, i fondi della regione spesi, l’assessore voleva forse chiudere in bellezza il suo mandato ma l’Astalli -perdonateci l’espressione- gli ha rotto le uova nel paniere.
Prima di firmare il contratto, ha chiesto di verificare che l’edificio fosse pienamente a norma, cioè che il Comune avesse provveduto sia ad effettuare il cambio di destinazione d’uso in ‘ostello’, sia a fornire tutte le autorizzazioni (scarico delle acque, conformità urbanistica, autorizzazione igienico -sanitaria e agibilità dei locali) necessarie a rendere l’edificio fruibile.
Ma le autorizzazioni non ci sono e l’Astalli non vuole prendere in consegna e quindi diventare responsabile di un immobile che non ha le carte in regola.
Se i lavori sono stati fatti a dovere e mancano solo le carte, tutto dovrebbe risolversi in breve tempo… Ma le cose non stanno così ed è in corso un palleggiamento di responsabilità.
Il 5 ottobre il bene è stato consegnato al Consorzio Sviluppo e Legalità, che si occupa dei beni confiscati, e il suo presidente è deciso a non consegnare l’immobile fino a che le carte non saranno in regola.
L’assessore Pennisi ha dichiarato che il rilascio delle autorizzazioni non è di sua competenza, rimandando alle Direzioni Patrimonio, Urbanistica, Lavori Pubblici e Manutenzione, subito contattate dal’Astalli.  Ma lo stesso geometra Santonocito, che ha curato i lavori di ristrutturazione, ha detto con franchezza a Elvira Iovino, responsabile dell’Astalli di Catania, che non sarà facile avere le autorizzazioni in tempi brevi.
Pochi giorni fa ai responsabili del Centro è stato almeno permesso, dopo anni di richieste, di fare un sopralluogo nella Casa don Pino Puglisi, per verificare cosa fosse rimasto delle attrezzature da loro acquistate o ricevute in dono. I mobili, però, erano stati ammonticchiati per potere eseguire i lavori ed è stato impossibile verificare il loro stato o individuare eventuali mancanze. Si è potuto solo constatare che l’edificio è in ora in perfette condizioni.
Non resta che continuare a fare pressione (raccomandate, fax, telefonate…) affinchè in tempi rapidi la situazione venga sbloccata. E sperare nell’intervento autorevole del prefetto Cannizzo che, insieme al procuratore Salvi, ha dimostrato di aver preso a cuore la vicenda. Se il muro di gomma dell’ente locale continuerà ad opporre resistenza, le perplessità sulla serietà dei nostri amministratori non potranno che crescere.

Argo

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