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4 novembre, il volto di Abele e i droni

Il 4 novembre, anniversario della fine della prima guerra mondiale per l’Italia, si celebra il Giorno dell’Unità nazionale e la Giornata delle Forze Armate. Come ogni anno, oltre alle manifestazioni ufficiali, sono tanti gli inviti perché in questa giornata venga messo al centro il rifiuto della guerra.
Ogni vittima ha il volto di Abele’, questo l’appello lanciato dal Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo, dal Movimento Nonviolento, dall’Associazione Antimafie Rita Atria e da PeaceLink.
“Il 4 novembre, anniversario della fine della ‘inutile strage’ della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui, nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre, gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l’impegno affinché non ci siano mai più guerre, mai più uccisioni, mai più persecuzioni”.
Certo appare quanto meno contraddittorio ricordare la fine di una guerra mentre nel Mediterraneo, non lontano dai nostri confini, infuriano i combattimenti, quando intere regioni sono occupate da truppe straniere e non viene garantito il diritto di ogni stato all’autodeterminazione (Palestina). E soprattutto nel momento in cui ci stiamo abituando a chiamare le guerre ‘missioni di pace’.
Ed è proprio per garantire il successo di queste missioni che crescono esponenzialmente, nonostante la recessione, le spese militari. “L’Italia ha speso in dieci anni in Afghanistan quasi 4 miliardi di euro, nello stesso periodo Emergency con poco piu’ dell’1% di quell’importo ha realizzato tre Centri chirurgici, un Centro di maternita’, una rete di 29 Posti di primo soccorso e Centri sanitari, curando oltre tre milioni di persone”.
Lo scrive la Rete Disarmo, che si schiera contro l’acquisto degli F35 evidenziando lo scandalo di questa scelta: “mentre vengono minacciati lo stato sociale e il sistema scolastico, che tutelano i piu’ deboli e il futuro dell’Italia, si continua sciaguratamente a voler acquistare 130 cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35. Rinunciando ad un solo cacciabombardiere, si potrebbero costruire 183 asili per 12.810 bambine e bambini.”
Crescono, inoltre, come nel caso del MUOS di Niscemi, recentemente dissequestrato, le installazioni militari che violentano il territorio e producono gravissimi e irreparabili danni alla salute della popolazione. Enormi basi che, come nel caso di Sigonella, incidono sulla vita e sulla sicurezza dei civili, dato che da questa base decollano quotidianamente i velivoli senza pilota, i droni.
Problemi resi ancora più complicati dalla momentanea chiusura dell’aeroporto civile di Fontanarossa, dove saranno effettuati i lavori di rifacimento delle piste e di realizzazione delle strip di sicurezza. Conseguentemente dalla base USA-NATO, come scrive Antonio Mazzeo, partiranno “settantadue voli al giorno con quattro movimenti l’ora tra partenze e ritorni, dalle ore 6 a mezzanotte, grazie all’accordo sottoscritto tra l’Aeronautica militare italiana, l’ente nazionale di aviazione civile (Enac) e la Sac, la società di gestione dello scalo etneo”.
Tutto bene dunque? Una struttura militare permette di non bloccare  il traffico del sesto aeroporto italiano. In effetti non è esattamente così. Questa soluzione lascia molti dubbi fra gli esponenti della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. “Dalla grande stazione aeronavale di Sigonella decollano quotidianamente i famigerati droni, gli aerei senza pilota utilizzati dalle forze armate statunitensi per la sorveglianza e i bombardamenti in Africa e in Medio oriente”, afferma Alfonso Di Stefano.
“Oltre ad essere strumenti di morte, i velivoli telecomandati rappresentano un rischio insostenibile per il traffico civile e le popolazioni che risiedono nelle vicinanze dello scalo utilizzato per i loro decolli e atterraggi. A questo punto è d’obbligo chiedersi se si potrà volare da Sigonella solo con qualche disagio in più per i passeggeri oppure in condizioni di sicurezza insufficienti. Chi ha voluto che si utilizzasse la grande stazione Usa per il traffico aereo civile è a conoscenza che l’intensità operativa dei droni crescerà in modo esponenziale proprio nel prossimo mese di novembre?”.
In effetti, anche studi ufficiali sull’attività dei droni, come quelli svolti dal maggiore dell’aeronautica Luigi Caravita, hanno dimostrato la pericolosità dei sistemi aerei senza pilota. Non a caso il comando del 41° Stormo dell’Aeronautica militare italiana ha ripetutamente dichiarato che l’uso dei droni è incompatibile con l’ipotesi di trasferire a Sigonella il traffico aereo di Fontanarossa.
Come sottolinea Mazzeo, ciononostante, sotto il pressing dei parlamentari, degli industriali e degli operatori turistici siciliani e dopo un vertice tra i ministri Corrado Passera (sviluppo economico) e Giampaolo Di Paola (difesa), il 13 settembre veniva istituito un tavolo tra l’Enac, l’Ami e la Sac per trovare una soluzione alle “criticità” evidenziate e consentire di trasferire a Sigonella il traffico civile di Fontanarossa” tavolo che, nonostante la persistenza dei problemi, ha dato l’OK al trasferimento. Un modo per celebrare il 4 novembre, visto che Fontanarossa non sarà utilizzabile dal 5?

Argo

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