Pubblichiamo oggi le riflessioni di Marco, un giovane non ancora ventenne, a proposito della tentazione dell’astensionismo e dei motivi per cui bisogna invece, a suo parere, andare a votare.
Hanno strappato le tessere elettorali (guarda il video) invitando i siciliani all’astensionismo. Con questo gesto simbolico, più che con mille parole, gli studenti palermitani hanno dimostrato quanto profonda sia la frattura tra i giovani e la politica.
E’ in questo clima che la Sicilia si prepara al voto. Da ‘destra’ a ‘sinistra’ la parola d’ordine è rivoluzione, ma quale significato dare a questo termine, nella terra del “bisogna che tutto cambi, perchè tutto resti com’è”? Come interpretare il dato inconfutabile che, per sostituire la giunta di Lombardo (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa), si presenta un numero esorbitante di candidati rinviati a giudizio, accusati o condannati?
La Sicilia si prepara al voto, ma i siciliani non sono pronti. E i giovani siciliani ancora meno. Abbandonati da una politica regionale che si è nutrita di logiche clientelari e ha creato solo sacche di precarietà. Costretti a rischiare ogni giorno la vita in strutture scolastiche inadeguate. Obbligati a chiedere il sostegno economico dei genitori (spesso in cassa integrazione o precari da anni) per avere un diritto allo studio che -ahimè- riposa assopito nell’articolo 34 della Costituzione. Indotti a rinunciare alla prospettiva di un futuro certo e talora ritenuti colpevoli della loro stessa sconfitta.
Perchè noi giovani dovremmo andare a votare? E sulla base di cosa dovremmo scegliere a chi dare il nostro voto?
Non è un caso che si prospetti un astensionismo che oscilla tra il 33% e il 45%. I motivi per non votare sono tanti, ancor più di quelli indicati sopra. La maggior parte di coloro che pensano di non andare a votare non ha neanche guardato con attenzione le proposte dei partiti o dei candidati. Dominano la rassegnazione, la disaffezione: “tanto sono tutti uguali”, è meglio pensare a se stessi e non interessarsi alla politica, il cambiamento non arriverà mai o cadrà inspiegabilmente dal cielo…
Eppure proprio noi giovani potremmo essere affascinati dalla prospettiva di abbandonare la logica dell’io individuale e abbracciare l’orizzonte più ampio dell’io collettivo, senza rassegnarci a chiudere i nostri orizzonti intorno al nostro ombelico.
Lo stupro della democrazia non l’abbiamo operato noi, la colpa è soprattutto di quella cattiva politica che ha inquinato la nostra repubblica. Ma se dovessimo decidere di non andare a votare, faremmo solo il loro gioco, lasceremmo tutto nelle mani di chi ha bassi interessi di bottega. Toglieremmo a noi stessi non solo un diritto, ma lo strumento più efficace per cambiare le cose.
Proprio noi giovani dobbiamo avere la forza di impegnarci, fare distinzioni, saper scegliere. La frattura tra giovani e politica è colmabile, dobbiamo riuscirci. I nostri diritti sanciti dalla Costituzione, in sé, sono solo un pezzo di carta. Per farli vivere, come diceva Calamandrei, “bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito […] la propria responsabilità”.
Il mondo ha conosciuto problemi ben peggiori. Se adesso la schiavitù non è più ordinaria amministrazione, se adesso non andiamo più a vedere le bestie nelle arene la domenica, è perchè qualcosa è cambiato. Se qualcosa è cambiato vuol dire che qualcuno si è impegnato per il cambiamento.
Colmare il divario tra giovani e politica è una delle grandi sfide del nostro tempo e siamo proprio noi giovani a doverla raccogliere. Non possiamo farlo con un tocco di bacchetta magica, c’è bisogno di tempo, ma soprattutto di responsabilità, passione e impegno. Sottrarre a noi stessi, per nostra decisione, il diritto di votare e scegliere liberamente significa alimentare la cattiva politica. Significa decidere di non voler cambiare le cose. E non scegliendo, il rischio più grande è quello di “farci scegliere”.
Gli ultimi articoli - Politica
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni –
Il presidente dell’Autorità Portuale di Catania dichiara che la procedura relativa al nuovo Piano Regolatore del
“Gli addestratori paracadutisti della Folgore illustrano le tecniche del metodo di combattimento militare. Con loro, bambini
Carlo Galli, già docente di storia delle dottrine politiche a Bologna, ancora attivo come opinionista politico,
La tutela dei beni culturali, e di quelli archeologici in particolare, è un argomento al quale
Davide Pax
“la logica dell’io individuale”: riguardo l’argomento, io non pratico questa logica. In secundis. “Toglieremmo a noi stessi non solo un diritto, ma lo strumento più efficace per cambiare le cose.”: cambiare le cose con chi?
E qui di nuovo.”saper scegliere”: scegliere chi?
“Sottrarre a noi stessi, per nostra decisione, il diritto di votare e scegliere liberamente significa alimentare la cattiva politica.”: frase logicamente errata. Se io mi astengo, lo faccio liberamente e non ha senso dire che “mi sottraggo da solo il diritto di votare” (???).
E di nuovo per la terza volta: ” …ma evitando di dare il voto proprio a loro.”: a chi, allora? Alternative alternative alternative alternative!!!!!!!!
Io sono sempre stato contrario all’astensionismo, ma ormai -attualmente- si è trasceso il subdolismo! È troppo tardi per la diplomazia!