Il primo fendente a Telecolor, infatti, il gruppo Ciancio l’ha assestato circa sei anni fa, cacciando via nove redattori su tredici. Non avrebbe potuto farlo, visto che la magistratura, proprio pochi giorni fa, ha dato loro ragione e li ha reintegrati nel posto di lavoro.
Adesso i Ciancio tornano a smantellare ulteriormente Tci ed Antenna Sicilia, due emittenti storiche e gloriose. Adesso come allora, il gruppo Ciancio, nella persona della primogenita Angela, responsabile delle emittenti, dichiara di non poter sostenerne le spese: la sentenza risarcitoria per i redattori reintegrati avrebbe dissestato ulteriormente le sue esigue finanze. Poveretta! Sempre la stessa sosteneva di non farcela più anche al tempo della prima diaspora.
Fu – come scrissero i redattori – “un taglio brutale ed ingiustificato, …di fatto lo smantellamento di quella che una volta era la prima emittente privata della Sicilia”. Ciancio, il più grande editore del Sud Italia ed ex presidente della Fieg, l’aveva acquistata nel 2000.
Telecolor non era -contrariamente alle asserzioni della proprietà- un’azienda prossima al fallimento. Il bilancio 2004 si era chiuso con un attivo di ben due milioni di euro. Il “fondo cassa” si era fatto successivamente ancor più consistente grazie alle plusvalenze realizzate con la vendita delle frequenze. Somme da capogiro, che compensarono tutte le perdite pregresse ed anche l’esborso per l’acquisto dell’emittente.
E adesso? Di nuovo la proprietà lamenta perdite; stavolta tra i 9 e i 10 milioni di euro, e ha già stabilito di licenziare 28 su
E intanto i lavoratori hanno fatto di tutto per scongiurare lo smantellamento delle emittenti. Hanno proposto l’adozione di un regime di solidarietà al 40 per cento, la cassa integrazione in deroga, l’incentivazione all’esodo, contratti part time per un anno. Hanno protestato, si sono convocati in assemblea permanente “per fare valere il loro diritto a negoziare sul proprio destino”, come si legge in una nota di Slc Cgil e Fistel Cisl. Hanno scioperato, provocando così, indirettamente, l’oscuramento dei programmi; hanno occupato i locali di viale Odorico da Pordenone.
«Pur consapevoli della grave crisi che sta attraversando il settore dell’emittenza dovuta al passaggio al digitale terrestre – si legge nella nota – riteniamo inaccettabile l’intransigenza mostrata dalla proprietà al tavolo negoziale e la totale chiusura rispetto alla proposta alternativa ai licenziamenti avanzata dal sindacato. I lavoratori non intendono pagare da soli costi e sbagli che sono imputabili a un management e a una proprietà miope e insensibile fino al punto di voler mettere sulla strada o sul lastrico le professionalità che hanno contribuito alla crescita del gruppo Ciancio».
I dipendenti de La Sicilia hanno auspicato che le aziende e la proprietà delle emittenti tornino sui loro passi e le segreterie regionale e provinciale di Catania dell’Associazione siciliana della Stampa, hanno confermato «piena solidarietà ai lavoratori di Telecolor e Antenna sicilia, condividendo pienamente le azioni di lotta messe in atto dai sindacati confederali per difendere i posti di lavoro e il futuro occupazionale di due tra le più importanti realtà dell’emittenza televisiva siciliana».
Una vicenda dai confini oscuri che fa nascere interrogativi a largo raggio. Cosa faranno i giornalisti i quali, fino ad oggi, non sono stati toccati dai provvedimenti? Come faranno a lavorare senza il settore tecnico? E soprattutto cosa faranno tanti dipendenti troppo giovani per andare in pensione, a sopravvivere senza uno straccio di posto di lavoro?
La vertenza si è in questi giorni spostata – ma inutilmente- all’Ufficio del lavoro dove il gruppo Ciancio ha, purtroppo,
Leggi il Comunicato Stampa sindacale emesso da Slc CGIL e Fistel Cisl
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