Una cattiva realizzazione che ha fatto sì che quintali di fango si riversassero su una vasta area che comprende anche le martoriate case del Villaggio Santa Maria Goretti. Lo ha dichiarato il procuratore Giovanni Salvi nella conferenza stampa di ieri mattina.
In seguito alle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Enzo Serpotta e dal commissario della Forestale Maurizio Mazzocca, è emerso che la ditta non ha realizzato i canali di scolo delle acque meteoriche secondo le modalità del progetto presentato al Genio Civile ed è pertanto responsabile – in particolare – dell’allagamento verificatosi il 7 marzo scorso, quando “la strada provinciale 77 denominata Passo del Fico, alcune strutture militari aeroportuali, il deposito di carburanti a servizio dell’aeroporto, alcune aree del sedime aeroportuale, la via Fontanarosa e le zone limitrofe e, per l’ennesima volta il Villaggio S. Maria Goretti” furono sommersi da acque fangose, dopo alcuni giorni di forte pioggia, come leggiamo nel Comunicato della Procura.
La zona aeroportuale ricade infatti su quello che era una volta il Pantano d’Arci, una zona umida che, leggiamo ancora nel Comunicato, è stata “classificata ad alta pericolosità idrogeologica dal Pai (piano di assetto idrogeologico) redatto dalla Regione Siciliana”.
I torrenti (Forcile, Fontanarossa, Bummacaro, …) presenti nell’area, ormai in gran parte cementificata, avrebbero quindi bisogno di continua manutenzione. Si lascia invece che la vegetazione li ricopra o, ancora peggio, che i rifiuti li intasino e alcune opere murarie ne restringano l’alveo, come Salvi ha spiegato chiaramente servendosi anche di immagini fotografiche.
Quando, a causa di forti piogge, l’acqua esonda, bagna anche la cabina della Sidra in cui si trova la stazione di pompaggio “dell’impianto di sollevamento reflui a servizio del Villaggio S. Maria Goretti”, mandando in tilt le pompe che estraggono acqua. E questa, insieme all’assenza di manutenzione, è un’altra delle cause degli allagamenti.
La nascita del centro commerciale, generando ulteriore cementificazione (parcheggi, edifici), ha comportato un aggravamento della situazione esistente e la necessità di costruire altre vie di sfogo delle acque. Peccato che queste ultime siano state solo previste sulla carta.
Nella realtà i canali sono rimasti con le sagome e le dimensioni precedenti e il previsto collegamento con il torrente Bummacaro non è stato realizzato. Le acque pertanto non riescono a defluire in modo adeguato e trovano sfogo solo nel Fontanarossa, già sovraccarico e intasato da vegetazione e rifiuti.
I dirigenti Icom hanno ricevuto, per adesso, solo un avviso a comparire; la magistratura vedrà in seguito se esistono altre
Leggi il Comunicato della Procura
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