Lo presenta con accattivante coinvolgimento e con un linguaggio immediato, niente affatto accademico, un’assistente di Muscetta, Rosa Maria Monastra, docente di letteratura italiana dell’Università di Catania. Quest’anno il volume, curato da Vincenzo Frustaci, raccoglie il carteggio tra Muscetta e Leone Ginzburg, che si sviluppò negli anni ’30-’40. E’ la storia di un’amicizia interrotta, precocemente e brutalmente troncata dalla ferocia nazista, tra due ragazzi di 24 e 21 anni, vissuta con la profondità dei vecchi e la passione dei giovani.
I due amici non parlavano solo di letteratura ma anche di politica, con la cautela che imponeva il tempo. Nel 1943, nella Roma occupata dai nazisti, furono arrestati insieme nella tipografia dove si stampava il giornale clandestino “L’Italia libera”, e incarcerati a Regina Coeli, dove Ginzburg morì il 5 febbraio 1944.
Alle lettere nel testo edito da Il Girasole, vengono affiancati gli scritti che Muscetta dedicò all’amico. Così lo ricorda in un articolo pubblicato su “L’Italia libera” del 5 giugno del 44: “….questo giovane possedeva quella che vorrei chiamare una terza dimensione, quella profondità di coscienza senza di che si diventa adulti non uomini, senza di che non si conquistano le amicizie durature che ci stringono a convivere con gli altri per essere degni di una più degna umanità”.
“… Ma se Ginzburg nonostante la sua varia attività di professore all’università di Torino, direttore di una grande casa editrice, antifascista, letterato e giornalista politico, non ci lascia un’opera qualcosa ci ha lasciato che ci sembra degno d’essere considerato sacro come un testamento, il suo ideale di una stampa non solo libera ma elevata, sempre responsabile di un proprio tono, e della verità, e della
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