E’ un’ovvietà, per un’isola
Ce lo confermano le notizie che snocciola l’ultima campagna della Goletta Verde di Legambiente sullo stato di salute di alcuni particolari tratti di costa.
Due gli aspetti delle coste oggetto dell’indagine:
Su entrambi i fronti le notizie sono poco consolanti, soprattutto in prospettiva. Su 19 tratti di costa controllati, ben 10 sono risultati fuori norma: otto perché ”fortemente inquinati” e altri due solo normalmente ”inquinati”.
Solo per fare qualche esempio è stato rilevato uno stato di inquinamento
La colpa non è del mare, ma dell’immediato entroterra che comunica con il mare attraverso dei corsi d’acqua: l’indagine infatti mette in rilievo le carenze dei sistemi di depurazione delle acque, quando ci sono i depuratori, e soprattutto la mancanza di impianti di depurazione.
Solo il 47% della popolazione risulta infatti coperta da un servizio efficiente, il dato peggiore fra tutte le regioni italiane.
Le conseguenze non sono solo ambientali ma anche economiche, perchè sulle tasche dei cittadini pesano multe salatissime.
Nei giorni scorsi, infatti, ben 57 comuni siciliani (su un totale di 109) che scaricano in aree non giudicate sensibili, sono stati condannati dalla sentenza della Corte di Giustizia europea per la mancata applicazione della direttiva sulla depurazione 91/271/CE.
Viene sanzionata la mancanza di fognature, l’assenza di un adeguato trattamento delle acque reflue, la mancanza di strutture adeguate per reggere carichi di smaltimento generati stagionalmente dagli afflussi turistici.
All’apice di queste performances sta l’assegnazione di ben tre bandiere nere assegnate per la gestione a dir poco scandalosa degli impianti di depurazione che dovrebbero servire gli insediamenti petrolchimici di Siracusa e di Gela.
Per capirci con un esempio, il depuratore di Macchitella, che serve gli impianti di Gela, sversava sistematicamente, in orari notturni, circa 180.000 litri al giorno di reflui non adeguatamente depurati.
Non sono meno confortanti le notizie che riguardano più in generale le coste, devastate dalle edificazioni indiscriminate. Un dato per tutti: da Trapani a Messina negli ultimi venti anni sono stati cancellati 46,7 km del litorale, come dire 7 metri di costa al giorno.
Il risultato è che su un totale di 442 km di litorale, il 58% (225 km) è stato cementificato e trasformato ad usi urbani ed infrastrutturali, mentre solo il 42% (122 km) è ancora classificabile come paesaggio naturale ed agricolo.
In questo caso Legambiente teme soprattutto le prospettive, considerato che questa “logica predatoria (…) ha acconsentito ancora nelle settimane appena trascorse di valutare insensati progetti come quello che prevede la concessione per 30/50 anni dell’intera fascia costiera siciliana ad un gruppo di importanti società che dovrebbero realizzare porti, alberghi e centri commerciali per un ammontare complessivo di oltre 3 miliardi di investimenti”.
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manca in Sicilia il culto del bene comune o meglio " bene demaniale". Si pensa che con la concessione si possono superare tutti i limiti. Non è vero. La concessione non può esser data se limiti il pari godimento dei cittadini all'uso del bene comune. Le spiagge e le coste non possono essere lottizzate e le concessioni ai singoli imprenditori debbono essere revocate. Bisogna denunciare l'attività svolta dai nostri amministratori che grazie alle concessioni hanno consentito la devastazione del bene comune. Leggo sui giornali che il bravo Mimmo Rotella sarà candidato. Ebbene, bisogna diffidare da quell' elemento perchè ad esempio è stato il tramite per far accordare alla Tortuga srl una concessione su una scogliera prestigiosa, armai distrutta.
Che dire della deviazione illegale del Torrente Acquicella avvenuta per far posto ad oltre un milione e mezzo di calcestruzzo sulla Plaia di Catania camuffato da "darsena comnmerciale" o peggio per far posto ai 400.000. metri cubi di supermercati del dott. Caltagirone camuffati da "porto turistico" ?
La cosa grave che alcuno dei collusi a tali fatti, si appresta oggi ad emanare provvedimenti amministrativi che possano "sanare" la suddetta devastazione ambientale ed il relativo reato penale lungamente preordinati entrambi a partire dal 1994 con il passaggio di consegna del porto di Catania, dai militari delle Capitanerie ai politici della Autorità Portuale.
I cittadini catanesi sottoscrittori del Comitato Porto del Sole continueranno il loro impegno contro quelle logiche di partito e quei politicanti che insistono nel predare i pubblici beni dello Stato.