In questa ricorrenza, infatti, Scarpinato ha letto una coraggiosa “lettera” a Borsellino, che tutti e soprattutto i giovani dovrebbero leggere. In essa viene riconosciuta l’importanza del ruolo svolto da Borsellino (insieme a Giovanni Falcone) per “ridare senso” a valori come la legalità e restituire “lo Stato alla gente”, e vengono denunciate le complicità e le ipocrisie che hanno di fatto impedito fino ad oggi di sconfiggere la mafia. Queste parole “scomode” sono state considerate un atto di accusa verso la classe politica e hanno indotto un componente laico (non togato) del CSM a chiedere l’apertura di una pratica a carico di Scarpinato.
In sua difesa e a favore della libertà di espressione dei magistrati intervengono oggi Magistratura democratica e il gruppo di AREA – Catania (di cui fa parte anche il Movimento per la giustizia-art 3) con un Comunicato Stampa che pubblichiamo integralmente
“Noi colleghi di Magistratura Democratica e del gruppo di AREA – Catania aderiamo alle attestazioni di stima e di solidarietà finora espresse nei confronti di Roberto Scarpinato circa la richiesta di apertura di una pratica presso la Prima commissione del CSM in relazione alla “lettera a Paolo Borsellino” da lui scritta e letta in occasione della commemorazioni del ventennale della strage di via D’Amelio.
Esprimiamo preoccupazione per il tentativo di censurare la libertà di manifestazione del pensiero del magistrato e il rischio, ricordato da altri colleghi di Md qualche tempo fa, che tali iniziative ingenerino un clima culturale contrario ad ogni forma di esposizione pubblica del magistrato e ad ogni forma di interlocuzione dello stesso con la società civile, a beneficio di una condizione del magistrato quale mero tecnico, incapace di riflettere in profondità e con spirito critico sui fenomeni dei quali si occupa, per trarne insegnamenti e motivi di riflessione collettiva e civica.
Noi magistrati catanesi ricordiamo a tale riguardo il lucido e appassionato intervento di Roberto Scarpinato al convegno sul contrasto ai patrimoni delle mafie del 5.11.2011, capace di denunciare i guasti della legislazione, vecchia e nuova, sulle indagini patrimoniali, ma anche di indicare i percorsi più originali ed efficaci per trarre il maggior beneficio da tali strumenti.
Riteniamo che la cultura del contrasto – giudiziario e non – alle mafie, che riconosce in Falcone e Borsellino i suoi più lucidi e coraggiosi esponenti, cultura alla quale tutti ormai diciamo di aderire, non può non riconoscersi anche nelle parole di un Procuratore Generale, il quale, nel richiamare l’eredità professionale e culturale di Falcone e Borsellino, ribadisce con forza che la lotta alla mafia passa attraverso la repressione delle tante “zone grigie” e delle collusioni con rappresentanti dei pubblici poteri che l’hanno alimentata, che ne costituiscono la caratteristica peculiare e la fonte della sua vera pericolosità.
“Il conflitto inevitabile con lo Stato, con cui Cosa Nostra è in sostanziale concorrenza – hanno lo stesso territorio e si attribuiscono le stesse funzioni – è risolto condizionando lo Stato dall’interno, cioè con le infiltrazioni negli organi pubblici che tendono a condizionare la volontà di questi perché venga indirizzata verso il soddisfacimento degli interessi mafiosi e non di quelli di tutta la comunità sociale” (Paolo Borsellino, lettera a una professoressa di un Liceo di Padova, 19.7.1992).”
Simona Ragazzi per AREA Catania
P.S. Nell’articolo di Argo “Le armi spuntate del Codice Antimafia” è possibile trovare una sintesi dell’intervento di
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Condivido totalmente la lettera del Procuratore Scarpinato che ha voluto inviare a Paolo Borsellino nel giorno della commemorazione della sua uccisione. Sono esterefatto dalle polemiche che ha suscitato tale lettera e dalle prese di posizione di politici ed alte cariche dello Stato nei suoi confronti. Alla fine la giustizia e la verità prevarranno sugli intrecci di questi loschi figuri!!
Importantissima presa di posizione.
Sono commosso.
Grazie.
Le parole del Magistrato Scarpinato sono le parole che questo Paese ha bisogno di sentire! Sottoscriverle tutti è lavorare nella giusta direzione, facendo cerchio. Ora non ci si può fermare, o la vergogna di essere già stati depistati, presi abilmente in giro per 20 anni diventerà insostenibile.
Ora più che mai dobbiamo, per vincere, lavorare di concertazione, con fermezza.
Parallelamente, dobbiamo capire che il "testimone" di Falcone e Borsellino lo dobbiamo prendere TUTTI noi, non si deve lasciare tutto il peso solo sui Magistrati.