Non v’è dubbio. Ci crede ancora. Lo dimostra questo libro, il libro di una “rompiscatole” impenitente di 75 anni, la cui vita si snoda, da sempre, tra Fede e Impegno. Grazia Giurato ci crede ancora, a Dio, alle donne e a un mondo migliore. A dispetto degli indifferenti, degli scettici, di tutta quella zona grigia e inerte che permette agli altri, ai malvagi, di farla franca.
Il titolo è appunto “Ancora ci credo” e Nando Dalla Chiesa nella presentazione così scrive: ” …tracce, sassolini bianchi di una Pollicina adulta…. Vita di una donna che ha amato le donne e per le donne si è battuta”. E ancora: “Un piccolo libro nato da qualcosa che più che all’umana vanità assomiglia alla timida fierezza di chi ha vissuto a testa alta”.
Fede e Impegno, dunque, legate dall’Amore che ha fatto superare a Grazia le asperità di una vita non sempre piana. Appena sotto la dedica alle nipotine, “donne di domani”, si legge, infatti, un antico proverbio siciliano che potrebbe essere la sigla di Grazia: “Si l’amuri è capitànu, puri u munti pari chiano”.

Con questo spirito ha affrontato e affronta la politica (la militanza nel Pci, nella Rete), i movimenti (dai Girotondi a Se non ora quando), il volontariato nella comunità (Cittainsieme) e il femminismo, combattendo -lei credente e praticante- battaglie come quella per l’aborto.
Ad aiutarla a scrivere questa che non è una vera e propria biografia è stata la giornalista Carmen Greco. “In queste pagine Grazia -scrive la curatrice- ha raccontato anche delle sue incertezze, dei suoi dubbi, delle fragilità che lei è riuscita in qualche modo a trasformare in forza. Trasformare il pianto in danza, come ama dire”. Eh sì, perché il dolore si domina conoscendo quello altrui: “Il dolore proprio e quello degli altri. Il confrontarmi con il dolore altrui ha come attutito la mia sofferenza, quel mio dolore si è “ammorbidito”.
Grazia, una donna. E poi ci sono le altre. Squarci di vita attraverso i quali si scorgono le vite di altre donne. Quella di Marisa, una ragazza assassinata dal fratello che la voleva solo per sé, di Carmela “suicidata” dalle istituzioni e dalla società, di Concetta, moglie di boss, di Sebastiana e Carmela, che “giustiziarono” un uomo colpevole di violenza e di incesto.

Le lacrime vengono convertite in armoniose movenze anche in questo libro che, come le cose davvero preziose non ha prezzo, non si vende ma si regala, non si acquista ma si riceve in dono. Il racconto delle cose tristi, la guerra, la miseria e la fame, l’assenza del padre e la sua morte, le sofferenze del parto, le malattie dei figli vengono vissute senza ripiegamenti su se stessa. Così la lettura lascia non la tristezza ma il sorriso. Perché Grazia ha vissuto quelle vicende con la forza e la serenità di chi sa prendere, comunque, il meglio da ogni situazione, di chi trae il positivo da ogni pur terribile esperienza. E così sia.

Argo

Recent Posts

Addio Ognina, il mare non è più di tutti

La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…

17 ore ago

Alunni con disabilità, il Comune di Catania taglia i fondi per i servizi. Le alternative possibili

In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…

3 giorni ago

Elena Basile a Catania. I conflitti attuali e la politica dei due pesi e delle due misure.

Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…

5 giorni ago

Ultime sul Ponte. Siamo proprio in buone mani!

Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…

7 giorni ago

Mimmo Lucano a Catania, i migranti da problema a risorsa

Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…

1 settimana ago

Nazra Palestine Short Film Festival, non voltiamo lo sguardo

Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…

1 settimana ago