Nella relazione della Corte dei Conti sul bilancio della Regione Sicilia non ci saremmo aspettati di leggere una brillantissima requisitoria del Procuratore Generale Giovanni Coppola in cui, rifacendosi alla differenza tra gli Spartani e i Persiani, egli afferma che con i “se” non si vincono le battaglie e non si fa nemmeno la contabilità.
E la contabilità dice che la spesa pubblica è aumentata. Un aumento consentito dall’abolizione dei controlli preventivi sugli atti degli Enti locali e dovuto anche agli scarsi mezzi finanziari forniti dallo Stato alla Regione, che contribuiscono a determinare il ritardo dell’ammodernamento delle infrastrutture (5 ore di treno per andare da Catania a Palermo). Ma pesanti critiche vengono rivolte all’operato del Governo regionale.
Fino al gennaio di quest’anno per i dipendenti regionali era ancora possibile andare in pensione con 25 anni di servizio nel caso in cui accudissero un parente gravemente disabile. E sono stati la metà tra i 998 dipendenti andati in pensione nel 2011 ad aver usufruito di questa ennesima agevolazione, che ha incrementato l’esercito dei 17.000 pensionati regionali, il cui costo è di 639 milioni di euro l’anno.
E ancora, gli oltre 20.000 dipendenti regionali hanno un costo annuo di oltre un miliardo di euro; la maggioranza delle 34 società partecipate della Regione ha chiuso il bilancio in perdita; per l’assistenza sanitaria c’è un aumento di spesa, anche se contenuto; il debito regionale è in continua crescita e le entrate in diminuzione.
I residui passivi (cioè i debiti per spese non ancora pagate dalla Regione) sono aumentati da 5 a 7 miliardi di euro. Proprio alla fine dell’anno scorso è stato contratto un nuovo debito per 818 milioni di euro. Non è un caso che il bilancio regionale si sia chiuso con un aumento di spesa di ben 299 milioni.
Secondo la valutazione complessiva della Corte, “il rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2011 pone in evidenza una fase – che si protrae ormai da quasi un decennio – di difficile sostenibilità dei conti pubblici regionali. I saldi fondamentali di bilancio hanno fatto registrare negli anni un significativo deterioramento e presentano nel 2011 un peggioramento rispetto all’anno precedente mostrando valori tutti negativi anche per quelle poste che nel precedente esercizio avevano realizzato risultati positivi”.
Nessun cambiamento di direzione, sebbene il nostro Assessore regionale alla sanità abbia di recente promosso un forum internazionale a Palermo per magnificare il suo operato. Vero è che il costo del personale è diminuito, ma solo perché chi va in pensione non sempre viene sostituito. E’ invece aumentata la spesa degli ospedali convenzionati (+ 21 milioni) e degli specialisti convenzionati (+ 24 milioni).
Provi a dire che l’assistenza sanitaria è migliorata a coloro che aspettano ore prima di poter parlare con un operatore per prenotare un esame; provi a dirlo a chi ha bisogno di una TAC o di una risonanza magnetica, provi a dirlo a chi si mette in fila all’alba per poter richiedere un’esenzione ticket negli ambulatori. Ambulatori dove dovrebbero installare dei microfoni da collegare alle stanze di chi dirige o di chi ha ancora voglia di autocelebrarsi.
E mentre si discute di abolire le province – e vorremmo ricordare che anche il presidente regionale Lombardo si era impegnato a farlo – alcune di queste aumentano persino le consulenze e gli incarichi a collaboratori esterni, come ad esempio Siracusa (59), Palermo (57), Trapani (47) e Ragusa (34).
Fra breve si metterà in moto la macchina elettorale. Riusciremo, noi siciliani, ad avere uno scatto d’orgoglio e pretendere da chi ci avvicina per chiederci il voto un programma che includa l’abolizione delle province, la cessazione di qualunque privilegio a favore degli intoccabili dipendenti regionali, il dimezzamento degli onorevoli all’assemblea regionale, il divieto assoluto di affidare incarichi di consulenza, il divieto di esternalizzare prestazioni che hanno solo il fine di favorire società esterne con un costo forse lievemente inferiore ma sicuramente con risultati molto scadenti?
Ci riferiamo, ad esempio, al servizio di pulizia: se è vero che il corrispettivo pagato tiene conto della superficie interessata e delle ore necessarie per un pulizia accurata, è altrettanto frequente che il lavoratore “esternalizzato” sia costretto ad accelerare il lavoro perché il tempo che deve dedicare è di gran lunga inferiore a quello stabilito dal contratto: come si possono pulire – spolverando, scopando e lavando – 14 stanze di uffici pubblici in soli 60 minuti? E non mancano gli esempi di chi, pur svolgendo ore di lavoro in più rispetto a quello stabilito, non viene retribuito. Non mancano purtroppo esempi di aziende esternalizzate che non hanno pagato i contributi pur ricevendo il compenso pattuito; nè ci sorprendono quelle società che con una parte della quota oraria pubblica eseguono altri lavori o semplicemente incrementano la quota di profitto.
Per saperne di più vai sul sito della Corte dei conti per scaricare la relazione del Proc. Gen. G. Coppola e le Considerazioni del Presidente
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