Categories: Giustizia

Ciancico chiede di patteggiare cioè ammette

Ha chiesto di patteggiare. Il notaio Vincenzo Ciancico ha ammesso, cioè, le sue responsabilità: ha falsificato atti e ha intascato il denaro che ignari clienti gli davano per pagare le tasse e non lo ha versato nelle casse dello Stato.
Il Gup Laura Benanti, nel corso della prima udienza preliminare a carico del notaio, accusato di falso in atto pubblico, peculato e truffa aggravata, ha accolto la costituzione di una decina di parti civili. Sono però una sessantina le parti lese che avrebbero versato al notaio quasi un milione di euro in meno di due anni. Non un caso o due, dunque, ma tanti i malcapitati che hanno avuto un danno economico rilevante. Tra queste c’e’ anche il Consiglio notarile.
Ciancico, ex presidente dell’Ordine dei Notai, che è stato arrestato dalla guardia di finanza di Catania il 22 luglio scorso,

ha chiesto adesso tramite il suo legale di patteggiare la pena (il patteggiamento o meglio l’applicazione della pena su richiesta delle parti è un procedimento speciale ovvero differisce da quello ordinario con il quale si celebrano i processi. E’ pre-dibattimentale poiché si sostituisce al dibattimento prima che questo venga celebrato. E’ premiale poiché prevede una riduzione della pena per il condannato. E’ un procedimento speciale che prevede un accordo transattivo tra l’accusa e la difesa sia in ordine alla sua applicabilità sia in ordine alla pena da irrogare).
Il notaio – secondo quanto ha dichiarato il suo legale Giovanni Grasso – avrebbe già avviato le pratiche per risarcire almeno l’erario delle somme non corrisposte allo Stato.
 L’avvocato Grasso ha chiesto poi un rinvio dell’udienza, producendo una perizia secondo la quale il notaio Ciancico sarebbe in una condizione di salute cagionevole e con ridotte capacita’ di intendere e di volere. Secondo l’accusa, il professionista aveva architettato un sistema quasi perfetto per appropriarsi del denaro: stipulava gli atti, facendosi consegnare dagli ignari clienti le somme per le imposte dovute (registro, ipotecarie e catastali) e, invece di trasmettere all’agenzia delle entrate l’atto originale sottoscritto dai clienti, ne inviava uno falso – da lui stesso redatto – inserendovi una falsa clausola con imposte ridotte secondo un regime fiscale agevolato nella maggior parte dei casi non spettante ai contraenti. Un cattivo esempio da parte dell’ex presidente dell’Ordine dei notai, che speriamo non abbia influenzato l’operato di altri professionisti.
La giudice Benanti si è riservato di citare quale responsabile civile il Fondo di garanzia dei notai, come richiesto da uno dei legali delle parti civili. L’udienza è stata aggiornata al 26 settembre.
Stavolta il quotidiano La Sicilia ha riportato la notizia anche se con un laconico trafiletto. Meglio che nulla, visto che quando la notizia iniziale del falso e della truffa circolava già abbondantemente in città e nel Web, il quotidiano catanese l’ha ignorata, salvo pubblicare successivamente un intervento-smentita del notaio ad una notizia mai data.

Argo

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  • Il patteggiamento dovrebbe riguardare i reati minori e sicuramente non quelli relativi alla corruzione, al falso in atto pubblico, alle grandi evasioni e elusioni fiscali, ai danni alla pubblica amministrazione e ai beni pubblici. Poi siccome è prassi subito dopo arresti di questo tipo improvvisamente diventare malati gravi o non più capaci di intendere e di volere, adeguati controlli sanitari per evitare questi plateali comportamenti, verificando quale medico lo abbia attestato o eventualmente lo stesso avvocato se ha dato falsa comunicazione. Questi professionisti, includendovi anche il notaio, dovrebbero automaticamente, se condannati, avere una sospensione per almeno un anno della loro attività. Gli Ordini professionali dovrebbero farsi parte attiva in tal senso e non essere soltanto degli ulteriori percettori di tasse.

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