Si taglia il personale, si vendono alcune caserme, si stabilisce che vengano pagati i soccorsi dell’esercito per le calamità naturali e si possano vendere le armi italiane nel mondo. Tutto questo per ridurre le spese del Ministero della Difesa? Niente affatto, perchè in questo settore si prevede un aumento della spesa pubblica. Saranno infatti comprati nuovi armamenti costosi e sofisticati, impegnando “non meno di 230 miliardi per i prossimi 12 anni”.
Lo denuncia la Tavola per la pace, spiegando quali siano i contenuti del Disegno di Legge Delega presentato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e chiedendo che venga sottoscritto un appello perchè il Parlamento non approvi questa legge e avvii “una seria riforma dello strumento militare rendendolo compatibile con le possibilità economiche del Paese e coerente con una nuova idea di sicurezza e una nuova visione del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo. ”
All’appello hanno già aderito associazioni di tutta Italia, ma anche singoli cittadini. Chi desidera, può mandare la propria adesione a tavola@perlapace.it.
A Catania si è parlato di rifiuto della guerra, di armi sempre più sofisticate, di assuefazione alla crescente militarizzazione della Sicilia, e del mondo, in un incontro, dal titolo “No alla guerra“, tenuto mercoledì pomeriggio a CittàInsieme per iniziativa di Mario Forgione e del circolo Communitas.
Un’assemblea convocata per individuare un percorso attivo che faccia rinascere dalle sue ceneri la protesta contro la militarizzazione , che aggreghi altri gruppi e coinvolga soprattutto i giovani. Così si è espresso Forgione, ma nella sua stessa introduzione si evidenziava la doppia anima di questo incontro che avrebbe dovuto essere pratico e organizzativo, ma dimostrava nel contempo un desiderio di conoscenza e di approfondimento che non poteva che essere teorico.
La parola infatti è stata data innanzi tutto ad Antonio Mazzeo che ha parlato con la consueta competenza dei nuovi strumenti di morte, sempre più automatizzati e sempre più controllati da pochissimi militari che potranno decidere quando e dove colpire senza rendere conto ai parlamenti e ai popoli. E non è tutto. Miliardi di dollari vengono oggi investiti nell’automatizzazione del sistema di guerra, quasi a sottrarre all’uomo, con i suoi dubbi e la sua coscienza etica, la possibilità di decidere di non attaccare, perchè saranno le macchine stesse a decidere.
Una prospettiva avveniristica e quasi fantascientifica, ma è importante capire il pericolo che questa prospettiva contiene, la mutazione antropologica e filosofica che comporta. La guerra nucleare degli anni 60-80 non è scoppiata perchè nessun uomo ha voluto essere responsabile della distruzione dell’umanità. Prossimamente potrebbe andare in modo diverso. Nessun dubbio deve impedire l’uso di questi sistemi così sofisticati e automatici che tuttavia sono anche fragili ed esposti ad attacchi di esperti di informatica.
Nel nostro territorio la militarizzazione si concretizza nelle antenne del Muos di Niscemi che minacciamo la salute e l’ambiente, oltre ad impedire l’apertura dell’aeroporto di Comiso, negli aerei senza pilota di Sigonella che mettono a rischio i voli civili del vicino aeroporto. Con riferimento a questo pericolo, Alfonso Di Stefano, della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, ha ricordato che nella mattina dello stesso giorno, anniversario della strage di Ustica, si era tenuto un sit-in con con conferenza stampa proprio a Fontanarossa, per diffondere la consapevolezza del problema.
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