Un treno che i catanesi NON vogliono prendere

Continuiamo a farci del male, commenterebbe Nanni Moretti, se dovesse arrivare a maturazione l’ennesimo frutto avvelenato, lascito dell’amministrazione Scapagnini,  che rischia di sfregiare ulteriormente il centro storico di Catania e distruggere parte del suo patrimonio archeologico.
Parliamo del progetto di raddoppio ferroviario previsto da RFI (Rete Ferroviaria Italiana), che ebbe anche il parere favorevole della Sovrintendenza, negli ultimissimi giorni della gestione di Gesualdo. Campo, oggi, giustamente, dirigente generale del Dipartimento regionale dei beni culturali e della identità siciliana.
Nel 2004 infatti fu concluso un accordo con le Ferrovie dello Stato che prevedeva l’interramento della Stazione centrale e il contestuale raddoppio della linea ferroviaria, con la successiva riemersione dei binari su una rampa parallela al ‘Passiatore’ per riposizionarsi sugli archi della Marina, per poi interrarsi nuovamente e procedere, parte in trincea e parte in galleria, passando sotto il Castello Ursino, fino a giungere all’ex Stazione Acquicella.
In termini di traffico ferroviario ciò significherebbe la moltiplicazione per quattro dei passaggi di treni, tant’è che lo stesso progetto, per attenuare i rumori, prevede di racchiudere gli archi in una sorta di calotta di plexiglas alta 7 metri, che  farebbe da sipario, fra gli altri, al palazzo Biscari e a quello dell’Arcivescovado, alle mura di Carlo V e alle absidi del Duomo, tanto per restare fedeli alla retorica del waterfront.
La successiva parte interrata comporterebbe inoltre l’abbattimento di parti di altri palazzi settecenteschi che corrono lungo l’attuale via S. Calogero e la distruzione di alcuni altri tratti delle mura di Carlo V. Attraverserebbe poi la zona in cui probabilmente esisteva la Naumachia romana e altre importanti rilevanze archeologiche, sommerse dalle lave del 1669.
Il progetto è talmente distruttivo che l’attuale amministrazione Stancanelli lo ha disconosciuto, proponendo in alternativa un percorso sotterraneo da far passare parallelamente alle banchine del porto -con la possibilità di creare una fermata proprio sotto la Stazione marittima-, per poi riguadagnare la zona della stazione di Acquicella, passando all’esterno della vecchia cinta muraria.
Per rendere più appetibile questa proposta, che oggettivamente ha un costo maggiore, con il nuovo Piano regolatore si offrirebbe come contropartita a RFI la possibilità di rendere edificabili parte dei terreni che si libererebbero dai binari che attualmente li occupano e un’analoga valorizzazione delle aree dismesse della stazione di Acquicella.
Se il progetto dovesse andare a segno in questi termini, i vantaggi per la città sarebbe enormi in quanto si recupererebbe finalmente il rapporto diretto col mare e tutto quel tratto di costa potrebbe diventare un parco a mare attraversato da un percorso pedonale e da una pista ciclabile lunghi tre chilometri e con ineguagliabili prospettive panoramiche da entrambi i versanti.
Su tutta la questione si è già svolto, lo scorso 26 maggio un convegno promosso dal «Forum catanese della cultura e dell’ambiente» cui aderiscono Italia Nostra, Fai, Etna garden club, Inner Weel e Istituto italiano dei castelli. In questa occasione è stata lanciata una petizione dal titolo “Catania : un treno sulla testa o un parco sul mare?”, che è possibile sottoscrivere cliccando su questo link
http://www.firmiamo.it/catania-un-treno-sulla-testa-o-un-parco-sul-mare–
oppure su quest’altro  http://www.firmiamo.it/questo-treno-non-lo-prendo-/
E il prossimo sabato 23 giugno pomeriggio alle h 17,00 si terra al Castello Ursino un’altra iniziativa, con annessa passeggiata guidata sui luoghi del disastro annunciato.
Leggi il Comunicato del Dipartimento di Architettura
Leggi la lettera informativa del FAI e il Comunicato del Forum catanese della cultura e dell’ambiente
Leggi l’articolo di Pinella Leocata sulla Sicilia del 27/05/12
Guarda (in link o nella galleria sottostante) le immagini della presentazione, preparata dal Dipartimento di Architettura, che evidenzia con chiarezza quali sarebbero gli effetti del progetto sul centro storico della città.

Argo

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