Come devastare un territorio e preparare
Alcune sciagure, invece, sono già avvenute. Una, di pochi giorni fa, la rottura dell’ennesimo oleodotto, a due passi dalla raffineria di Augusta-Priolo-Melilli, in provincia di Siracusa, vicino all’area archeologica di Megara Hyblaea e a ridosso della foce del fiume Cantera. La perdita di idrocarburi, stimata in ben 400mila litri tra gasolio e cherosene, sarebbe avvenuta nella prima decade di giugno. “Ma – leggiamo in Green style – fino all’indomani dell’incidente nessuno se ne sarebbe accorto perché non vi sarebbero stati meccanismi automatizzati che rilevassero eventuali cali di pressione nelle condutture”.
Nonostante ciò l’ARPA Sicilia giura che neanche un litro di cherosene è finito nella rada di Augusta. Il fiume, però, è certamente stato contaminato e ha cambiato completamente colore. Il sindaco di Augusta, Massimo Carrubba, dice: “Questa è la testimonianza che non esiste un controllo sistematico. Occorre mettere in sicurezza tutta l’area industriale e ridare tranquillità alla collettività”.
Nel Catanese, invece, in aperta violazione della legge Galasso, troviamo un cantiere proprio sulla foce del torrente Acquicella, come denuncia un esposto di Sel alla Procura della Repubblica di Catania. I lavori, dovrebbero durare due anni e sono finalizzati alla creazione di una darsena commerciale. “Il cantiere insiste su un’area particolarmente delicata della città – hanno detto nel corso di una conferenza stampa gli esponenti di Sel, Marcello Failla, Enrico Giuffrida e Giolì Vindigni– Infatti tutta la zona sud da anni è interessata ad un aumento del volumi d’acqua scaricati sui torrenti locali, a causa dei mutamenti climatici e per effetto dei nuovi insediamenti commerciali nelle vicinanze del quartiere di Librino e del boschetto della Playa“.
Ciò ha causato il cambiamento di regime dei torrenti Acquicella, Forcile e Buttaceto e le inondazioni nel quartiere di S. M. Goretti. Una situazione, questa, talmente grave da indurre La Provincia regionale a creare un “pool anti-alluvione”, un vero e proprio osservatorio dei fiumi e dei torrenti di Catania. I lavori del cantiere per la costruzione della darsena commerciale non si limitano a sconfinare illegalmente sulle rive del torrente, ma ne hanno sbancato e deviato a sud la foce e parte dell’alveo naturale.
Irregolarità delle quali sarebbero a conoscenza tutti, dal direttore dei lavori, nonché attuale responsabile dell’Ufficio Opere Marittime per la Sicilia, al sindaco di Catania, componente di diritto dell’Autorità portuale, all’Autorità portuale di Catania, ente appaltante, che, però, nella persona del presidente Castiglione ha dichiarato che è stato ripristinato il percorso originario del torrente.
Protesta e denuncia anche il Comitato cittadino Porto del Sole. “L’appalto di tale darsena commerciale o porto turistico che risulti un giorno, – dichiara il portavoce Marcello Di Luise – ha un costo pubblico di oltre 80 milioni di Euro; gli stessi che correttamente stornati alle casse comunali avrebbero ridotto al minimo l’IMU da pagare. Il calcestruzzo che verrà gettato sulla Plaia è di oltre un milione di metri cubi ad offesa definitiva del paesaggio già compromesso , dell’ urbanistica già rappezzata e della viabilità in via di paralisi totale. La ricaduta occupazionale, inoltre, è minima”.
In un successivo Comunicato il Comitato Porto del Sole precisa ed evidenzia ancora di più le contraddizioni emerse nel corso della Conferenza stampa tenuta sabato scorso, 16 giugno, da Santo Castiglione, presidente uscente dell’Autorità Portuale. Castiglione, insieme al direttore lavori, Pietro Viviano, hanno infatti sostenuto che “non esiste nessun impatto sull’alveo dell’Acquicella” in quanto quest’ultimo avrebbe orientato il suo percorso verso il porto “ per cause naturali” e che comunque il tratto terminale del torrente non è stato deviato. Come se, scrive Di Luise per il Comitato Porto del Sole, il tratto terminale non comprendesse anche la foce “deviata dalle ruspe del cantiere”
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