Nella sua eroica guerra dichiarata agli sprechi e alle spese inutili, l’ARS ha ottenuto un risultato forse decisivo per il
Formati da professori universitari ed esperti ambientalisti, erano stati previsti per gli apporti di competenze scientifiche e come strumento di garanzia della corretta gestione dei Parchi.
A differenza del parchi nazionali, dove hanno responsabilità di governo, nei nostri parchi sono previsti solo come organismi consultivi, e quindi, in qualche modo possono essere assimilati alla categoria dei ‘consulenti’, tristemente nota per la sua pletoricità e, molto spesso, per la sua inutilità.
Nel caso in questione, però, ci sono delle significative differenze e infatti i motivi che hanno portato a questa (non troppo) sofferta decisione sono tanti e tutti inoppugnabili:
Abbiamo appreso questa consolante notizia da una lettera, marginalmente collocata in una pagina di un quotidiano locale, con la quale i firmatari, ex componenti del Comitato tecnico scientifico del Parco dell’Etna, rendono edotta la popolazione del (mis)fatto.
Ci chiediamo se questa sia una delle condizioni necessarie per far iscrivere l’Etna fra i beni naturalistici del Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Ecco la lettera che riportiamo integralmente.
Strumentale l’abolizione dei Cts dei Parchi regionali
La legge di Stabilità recentemente approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, nell’Articolo 11, finalizzato alla eliminazione delle spese superflue, ha soppresso i Comitati Tecnici-Scientifici (Cts) dei 4 Parchi Regionali. Tali Comitati sono stati previsti, nella legge che ha istituito i Parchi e le Riserve Naturali in Sicilia (LR 98/1981), come uno strumento di garanzia e un apporto di competenze necessarie per il buon funzionamento dei Parchi; i Cts sono infatti costituiti da docenti qualificati designati dalle Università e da rappresentanti delle associazioni ambientaliste, del Corpo Forestale e della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali. Essendo l’entità del gettone di presenza (30 euro lordi per seduta) puramente simbolica, anche rispetto alla qualità e quantità dell’impegno richiesto e profuso, l’eliminazione dei Cts, e in particolare di quello del Parco dell’Etna, appare chiaramente strumentale e motivata essenzialmente dalla volontà politica di compiacere, in prossimità di una campagna elettorale, quei cittadini che, insofferenti a vincoli e regole di qualunque natura, attribuiscono ai Cts la responsabilità di veti ad attività oggettivamente non compatibili con le finalità dei Parchi espresse dalla Legge. L’eliminazione dei Cts dunque non determina un risparmio bensì un vulnus alla capacità di funzionamento degli Enti Parco che così saranno privati di competenze fondamentali. Ricordiamo a tal proposito che nei Parchi nazionali, in cui i Cts non sono previsti, le competenze scientifiche e ambientaliste sono invece rappresentate addirittura nei loro organi di governo. I sottoscritti ex componenti del Cts del Parco dell’Etna, hanno sempre considerato il loro ruolo al servizio del Parco un impegno civile per una causa in cui credono fortemente, quella della salvaguardia e della corretta promozione dei beni naturali e ambientali, e con questo spirito hanno dedicato il loro tempo e le loro energie a questo fine, pur nei limiti del mandato legislativo che attribuisce al Cts un ruolo consultivo su progetti di trasformazione del territorio formulati dall’Ente Parco e da altri soggetti. Essi, pertanto, comunicano che il loro impegno nella salvaguardia dei valori naturali e culturali del territorio etneo rimane vivo come e più di prima e, privo di vincoli di mandato, si estenderà ad una attiva formulazione di proposte ed iniziative che siano anche di stimolo ad un miglior funzionamento del Parco dell’Etna.
Marisa Vinciguerra, Carmelo Ferlito, Pietro Alicata, Salvo Bella, Pierluigi Biffo, Erminia Conti, Giovanni Costa, Renato Cristofolini, Angelo Drago, Roberto De Pietro, Giovanni Granata, Paolo La Greca, Rosario La Rosa, Alfio Monastra, Ida Nicotra, Emilia Poli, Angelo Scuderi.
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E' perfettamente logico che vengano trascurati i consulenti dei parchi. Si tratta di beni costituiti da aree libere che per essere destinati al godimento della popolazione, interessano poco alla pubblica amministrazione, impegnata solo a beneficare i privati, grossi imprenditori. Se il parco va in malora niente di strano che diventi oggetto di appetiti famelici da parte di palazzinari che possono trasformare un parco pubblico in un parco privato per ...buoi. E poi, non avete visto la foga di Lombardo nel dismettere beni pubblici? I BENI COMUNI non interessano alla PA. Sono parcheggiati in attesa di essere dismessi ed utlizzati da privati imprenditori.