Poveri noi, con Fabrizio Villa tra gli ultimi che non vediamo

Sapevamo che era bravo a ritrarre luoghi, guerre lontane e brutture vicine, e anche personaggi, facce, sguardi. Ma non che andasse sotto i vestiti e dentro la pelle; ignoravamo che sapesse anche fotografare le anime. Con i ritratti della mostra “Poveri noi”, alla Feltrinelli di Catania, il fotoreporter Fabrizio Villa ha dimostrato questo.
I volti sono quelli di poveri che non incarnano il cliché del senzatetto, sporco, cencioso, maleodorante. Il loro sguardo, però, rivela tutto ciò che il mondo ha loro negato. Non ce lo aspettavamo. Non se lo aspettava nemmeno Villa che ci racconta come è nata la mostra, e quando , recandosi alla locanda del Samaritano, il centro di accoglienza della Caritas di Catania (alla quale andranno i proventi della vendita delle foto), ha stentato a vederli, questi “ultimi” degli anni duemila.
“…italiani, la maggior parte, uomini e donne; ma c’è anche qualche straniero.- scrive Fabrizio Villa su La lettura del Corriere della sera – La sorpresa è grande, la gente che adesso ho davanti è ben diversa da come immaginavo. Non hanno affatto l’aspetto del clochard. Sembra gente «normale», ammesso che questa parola significhi qualcosa. Sono vestiti con decoro e la loro condizione è rivelata solo dagli occhi — occhi tristi e vinti oppure occhi accesi dalla rabbia. All’inizio il mio approccio è superficiale, e per un istante sento che il progetto rischia di fallire ancora prima di iniziare. Chiedo ai responsabili della Caritas: Dove sono i senza tetto? Questa è gente normale, faccio notare. Eccoli, mi rispondono, sono davanti a te. I poveri sono accanto a me e non me ne sono reso conto”.
Le loro storie documentano, come dice Villa, una “ordinaria disperazione“: la perdita del lavoro e, quindi niente casa, non la protezione di un tetto, scomparsi i pasti regolari, le abitudini, le sicurezze. “Chiedo delle loro storie – continua Villa – e mi rendo conto della drammatica realtà di questi tempi, in cui i poveri non sono più l’eccezione“. Come Wolf che è stato abbandonato prima dalla famiglia di origine e poi da quella acquisita. Come il migrante arrivato in Italia sperando in un futuro migliore, che si è ritrovato solo in un Paese straniero, senza lavoro né assistenza. C’è chi non ha un tetto ma va in radio a fare il dj e Tony Bergarelli che scrive poesie come questa.
“Smarriti nei nostri pensieri/dispersi tra fumi di nebbia/arroccati su costoni di nulla/Guardaci!/
Visi scavati dalle sofferenze/affetti relegati in soffitta/ricordi che macinano il cuore/Guardaci!
Abbandonati in balia degli eventi/distesi al sole e al freddo notturno/confusi in mezzo alla gente che ci ignora/ Guardaci!
Ci sentiamo come rami secchi/sferzati dal vento in un impervio sentiero/ senza vedere una via di fuga/Guardaci!
Un giorno che sembra/ ormai svanito nel tempo/noi eravamo come te/che adesso ci guardi!”
“Poveri noi”. Poveri sono loro o noi che non vediamo?
Poveri noi – Ritratti di Fabrizio Villa – La mostra, presso il bistrot de La Feltrinelli Libri e musica di via Etnea 285 a Catania, dal 4 al 29 giugno 2012, è organizzata dalla Caritas diocesana di Catania e da Telestrada. I proventi della vendita delle foto andranno alla Caritas di Catania.


Argo

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  • ma la Chiesa cattolica cosa pensa quando ammira le foto di Fabrizio Villa? Pensa di donare una parte del suo ingente patrimonio per rendere appena più dignitosa la vita dei poveri ritratti da Villa? Non credo. Noto che rimane immobile e ci invita solo ad ammirare i volti emaciati e tristi ripresi da un esperto della macchina da presa. I soldi dovfe sono? Sono forse allo IOR? Gridiamo di rabbia!!!!

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