Talora le nemiche delle donne sono donne esse stesse. In Siria donne e bambini sono costrette a scappare in Turchia per sfuggire alla repressione mentre le donne del regime, la moglie di Assad, Asma, la madre, Anissa, la sorella e la cognata non hanno mostrato di essere sensibili alla sorte delle connazionali e hanno continuato a fare la loro vita di sprechi e sfarzo.
Marocco. Amina, 16 anni, si è suicidata dopo aver subito uno stupro e l’imposizione del matrimonio riparatore. Le donne di Rabat hanno manifestato e le femministe hanno chiesto l’abolizione dell’articolo del Codice penale che consente agli stupratori di salvarsi sposando le loro vittime e le dimissioni della ministra per la famiglia che ha rilasciato dichiarazioni ambigue sui matrimoni riparatori.
Nel Bahreim altri contrasti. Mentre l’attivista dei diritti umani Zyneb Al Khawaja è stata arrestata dalle forze di sicurezza nella capitale Manama, suo padre fa lo sciopero della fame in carcere da 70 giorni, un manifestante è stato ucciso e la popolazione continua a manifestare, milioni di spettatori in tutto il mondo hanno potuto seguire il Gran Premio di Formula Uno che si è tenuto nel paese mediorientale.
Anche chi tocca il presidente della Palestina muore o almeno viene arrestato. Nonostante lo statuto palestinese garantisca la libertà d’espressione, infatti, la giornalista Asmat Abd El Khaleq è stata ammanettata a Ramallah per aver attaccato su facebook Abu Mazen.
Ma ci sono anche buone notizie. Come la nomina in Israele dell’ambasciatrice ad Addis Abeba, Belaynesh Zevadia, una valente diplomatica etiope che ha partecipato all’operazione Moise, promossa dalle autorità israeliane per favorire l’emigrazione di oltre 8000 falasha, ebrei di origine etiope, rifugiati nei campi profughi in Sudan. Sullo sfondo del bellissimo film “Vai e vivrai” il dramma di quella migrazione.
In Libano, un cartone contro le molestie sessuali. Si chiama “Le avventure di Sawa” ed è una campagna ed un movimento lanciati da cinque ragazze. Il cartoon narra le avventure di una di una giovane di nome Sawa, appunto, che stoppa le violenze a colpi di borsa sulla testa dei molestatori.
In Tunisia tre donne sono punto di riferimento per tutti i cittadini. Sihem Badi, Ministra della Donna e della Famiglia, impegnata nella lotta contro le mutilazioni genitali. Sihem Bensedrine, giornalista, blogger, militante dei diritti umani, vittima di censura e repressione sotto il regime di Ben Ali. Khalthoum Kennou, coraggiosa giudice schierata da sempre per la difesa dell’indipendenza della magistratura.
Non così in Egitto dove nessuna delle donne che sono state in prima fila alla rivolta di piazza Tharir ha potuto partecipare alle competizioni elettorali in condizioni di parti opportunità.
Anche in Algeria dove le legge prevede l’obbligo del 30 per cento di presenza femminile tra i candidati la percentuale di partecipazione al voto delle donne è molto bassa.
In Italia, in Puglia è stata presentata la proposta di una legge di iniziativa popolare per il riequilibrio di genere nelle elezioni per il Consiglio regionale pugliese con liste composte da 50 donne e da 50 uomini.
Delle donne si è accorto , con molto ritardo, per la verità, anche lo Stato di Città del Vaticano. Da maggio, un inserto mensile di quattro pagine “Donne Chiesa Mondo” sarà pubblicato all’interno del quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore romano che, del resto, ha assunto la prima giornalista solo nel 2008. Meglio tardi che mai.
Donne di vari paesi sono state escluse dalle Olimpiadi di Londra e in Spagna infuria la polemica sul linguaggio sessista. In appendice altre notizie e un documentario che racconta la vita di sei donne che fanno lavori “da uomini”. Con Franca Rame. Potete vedere il trailer.
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