La lettera di Recca a Di Cataldo si concludeva con l’invito a presentare “eventuali controdeduzioni” entro il “termine perentorio di 20 giorni”. E le controdeduzioni sono arrivate, il 4 maggio. Il giorno successivo, domenica, sono state trasmesse da Recca a tutto l’Ateneo (in via riservatissima, s’intende…).
Perchè dare una diffusione così ampia ad un fatto (la contestazione) privato e, per sua natura, riservato? La risposta è abbastanza ovvia. L’invio della censura è stato letto, almeno dagli avversari di Recca, come la continuazione dello scontro che era iniziato attorno allo Statuto d’Ateneo, con le critiche di Di Cataldo alle scelte ritenute “illiberali” del rettore.
L’invio della lettera di contestazione non era peraltro una strada obbligata. E’ prassi, nelle strutture verticali, che il “capo” chiami un collega di grado inferiore per fargli innanzi tutto una privata contestazione verbale prima di mettere nero su bianco nei casi di situazioni insanabili. Ma Recca ha preferito avviare un provvedimento disciplinare e Di Cataldo ha voluto che la notizia dell’avvio del procedimento, da lui ritenuta “oggettivamente gravissima ed infamante” fosse conosciuta, innanzi tutto all’interno della sua facoltà, dalla quale ha ricevuto (almeno da parte di alcuni) un attestato di solidarietà.
Nelle sue controdeduzioni, firmate, oltre che da lui, anche dal suo “difensore di fiducia” Giovanni Grasso, Di Cataldo mette in chiaro che:
Nelle controdeduzioni si precisa anche che, in ogni caso la concessione del nulla osta spetta al rettore, che poteva comunque negarla. Al Consiglio di facoltà spetta solo la valutazione della compatibilità “didattica” di questa collaborazione esterna con le esigenze della facoltà, mentre il rettore deve valutarne la compatibilità con l’interesse generale dell’ateneo.
Ultimo punto preso in considerazione da Di Cataldo è quello relativo ai tempi di avvio del procedimento disciplinare che -a termini di legge- va fatto “entro trenta giorni dalla conoscenza dei fatti”, collocabili entro il febbraio 2012.
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Di Cataldo ha quindi risposto con rigorose e per molti versi convincenti argomentazioni, ma la partita non è ancora conclusa.
Resta, per adesso, aperta una domanda. Nelle stesse controdeduzioni, citando i criteri adottati da Giurisprudenza per proporre il rilascio del nulla osta, si citano “accordi di collaborazione con la struttura destinataria del servizio didattico o documentati progetti di collaborazione e cooperazione didattico-scientifica”, e noi ci siamo chiesti: esistono accordi di questo tipo tra Ateneo di Catania e Kore di Enna?
Un’altra domanda: perchè Recca non si è limitato a non concedere il nulla osta proposto dal preside di Giurisprudenza, se lo riteneva inopportuno per gli interessi generali dell’Ateneo?
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