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Oasi del Simeto o Disneyland?

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Foce Simeto (foto www.flysicily.it)

Alberghi dai 15 ai 40 piani, negozi, campi da golf e, persino, specchi di acqua artificiali. No, non stiamo osservando le scene di un telefilm ambientato a Miami, né ci troviamo a Dubai, dove un folle processo di urbanizzazione ha trasformato il mare in territorio di conquista. Purtroppo siamo a Catania, più precisamente nella riserva naturale regionale “Oasi del Simeto”. Una riserva violentata nel corso degli anni dall’abusivismo edilizio, oggetto oggi di un mega Project Financing (1,8 miliardi di euro), inserito, ignoriamo se con consapevole ironia, all’interno di un programma di Riqualificazione urbana e Sviluppo sostenibile del Territorio (PRUSST).
Il progetto costituisce una variante al PRG e porta le firme di Portnall Spa, Oasi del Simeto s.r.l. e Studio Petrina s.r.l.. Gli interventi riguarderanno l’area della cosiddetta “Preriserva”, dove, secondo il decreto del 13 marzo 2002, sono previste iniziative di “valorizzazione delle risorse locali con particolare riguardo alle attività artigianali, silvo-pastorali, zootecniche e alla lavorazione dei relativi prodotti, nonché alle attività ricreative, turistiche e sportive”, garantendo “un’armonica integrazione del territorio dell’area di protezione della riserva (preriserva) nel sistema di tutela ambientale della riserva”.

In evidente difformità rispetto al citato decreto, il progetto individua quattro interventi principali:

  • Porto canale: si tratta di un porto turistico da 1200 posti con annessi un cantiere navale, un grande albergo, strutture commerciali e ricreative, e persino un complesso residenziale.
  • Golf Resort: è un enorme campo da golf che “sostituirà” il terreno agricolo.
  • Parco del Mediterraneo: una “grande area alberghiera immersa nel verde in una posizione paesaggisticamente e panoramicamente particolarmente suggestiva: quella che si affaccia sulla parte centrale dell’Oasi.
  • Infine, lungo la fascia adiacente ai 100 mt dalla riserva (l’unica dove è consentita la balneazione) si prevedono ulteriori insediamenti turistico-ricreativi e, persino, visto che non ci si fa mancare nulla, un ippodromo, di cui la città di Catania ha evidente e urgente bisogno.

Come se tutto ciò non bastasse, anche questo intervento, come ogni Project Financing, prevede investimenti dei privati a favore del pubblico. In questo caso, 150 milioni di euro saranno utilizzati dai costruttori per recuperare le zone residenziali abusive, circa 5000 costruzioni. Una vera e propria sanatoria dell’illegalità preesistente, del tutto coerente con la palese illegalità del megaprogetto che ignora tutte le tutele, europee, nazionali e regionali, attualmente vigenti in questa zona.
L’iter di questo progetto di devastazione del territorio, mancante peraltro della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e della Valutazione d’Incidenza (VI), oggi è arrivato al momento delle “osservazioni”, con le quali si possono esprimere all’Amministrazione le ragioni di chi è contrario all’intervento.
Associazioni ambientaliste e della società civile, partiti politici e singoli cittadini non intendono perdere quest’ultima occasione per bloccare, come scrive Sinistra Ecologia e Libertà un progetto il cui “impatto paesaggistico delle strutture previste è tale da comportare il totale stravolgimento dell’attuale assetto dei luoghi e da annientare anche l’interesse per la visita della riserva da parte di turisti, escursionisti e scolaresche. In definitiva, la riserva naturale verrebbe trasformata in una sorta di area verde a servizio dei clienti delle strutture della speculazione edilizia”.
O, come denunciano in un comunicato congiunto 15 Associazioni: “L’intervento in oggetto prevede la distruzione della riserva naturale e delle aree tutelate in sede comunitaria con una serie di azioni del tutto incompatibili con le stesse: è prevista un’incredibile e distruttiva cementificazione della zona B con una previsione di costruzioni con un indice di 0.08 mq/mq di superficie edificata sul totale della superficie TERRITORIALE, che, in base ad un’altezza media di interpiano di 3.30 m, corrisponderebbero a 0.26 mc/mq, cioè circa dieci volte l’indice consentito dalla legge nel territorio agricolo”.
O come ribadisce, infine, Legambiente (l’Associazione che, anche attirandosi le ire degli abusivi, ha con assoluta coerenza difeso nel corso degli anni l’Oasi dai processi speculativi): “E’ vero che in ogni area naturale protetta può essere individuata un’area dove localizzare strutture per l’accoglienza di visitatori e fruitori della riserva, ma nel caso in esame la previsione di vastissime edificazioni e di una completa trasformazione ed antropizzazione del territorio dell’area di preriserva rende il progetto semplicemente inaccettabile sulla base di criteri minimi di tutela del territorio adottati in qualunque paese civile”.
L’auspicio è che si moltiplichino osservazioni simili e l’impegno per non trattare in maniera “incivile” il nostro territorio, affinché Sindaco e Consiglio Comunale tornino indietro rispetto a scelte che ci priverebbero, per sempre, di una risorsa insostituibile.
Leggi sul sito di Legambiente Catania i dettagli del progetto

1 Comments

  1. sono solo balle quella non è un oasi è una fogna vera e propria tutti i veleni della zona industriale di Catania vanno a finire li come mai? forse c’entra la corruzione ?

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