A 30 anni di distanza, nella data simbolica del 4 aprile (la manifestazione dei ‘centomila’), molte associazioni, della società civile e di una parte del movimento sindacale, propongono, in nome dei valori della pace, di tornare a Comiso. Può essere un’importante occasione per riflettere su una straordinaria esperienza di confronto e partecipazione che, all’inizio dgli anni ottanta del secolo scorso, vide la Sicilia al centro delle mobilitazioni per la pace e il disarmo.
Tutto inizia nel dicembre del 1979 quando la N.A.T.O. decide di utilizzare la base aerea di Comiso, costruita dal fascismo alla vigilia della seconda guerra mondiale, per installare 112 missili nucleari (Cruise). Nei piani strategico-militari dell’alleanza occidentale (allora opposta al patto di Varsavia) la piccola cittadina ragusana avrebbe dovuto ospitare la più grande base nucleare europea.Un’installazione coerente con la “corsa agli armamenti” che in quel periodo storico contrapponeva i due blocchi politico-militari, ma finalizzata, anche, al controllo dell’area mediterranea e medio-orientale.
Con questo ennesimo insediamento militare la Sicilia rischiava, perciò, di trasformarsi in una “grande portaerei”, altro che ponte di pace fra sud e nord del mondo. Di tutto ciò ebbero consapevolezza in molti nell’isola e per impedire che questo progetto si realizzasse iniziò un’immediata mobilitazione, che si legò ‘naturalmente’ al più generale movimento europeo per la pace e il disarmo.
L’11 novembre del 1981 vi fu la prima grande manifestazione a Comiso, indetta dal Coordinamento regionale dei Comitati per la pace, sostenuto dal PCI, dal PdUP (Partito di Unità Proletaria per il comunismo), da DP (Democrazia Proletaria), dalle ACLI. Una manifestazione, preparata in poche settimane, che andò molto al di là delle migliori previsioni.
A Catania i pullman organizzati si dimostrarono del tutto insufficienti, costringendo tantissimi ad usare mezzi privati per arrivare nella cittadina ragusana. Il successo agì da moltiplicatore per la formazione in ogni parte dell’Isola dei Comitati per la pace e il disarmo, in alcuni casi unilaterale. Le accuse di essere “filosovietici” cadranno ben presto: il movimento non ama nessuno dei due blocchi.
A Comiso i pacifisti locali, organizzati nel CUDIP (Comitato Unitario per il Disarmo e la Pace), sensibilizzano la popolazione, dimostrando quanto siano infondate le speranze sui presunti vantaggi economici per la città derivanti dalla presenza della base.
Il 4 aprile del 1982 decine di migliaia di persone (alcuni giornali parlarono addirittura di centomila presenze) tornano a Comiso, in una memorabile manifestazione, conclusa con un concerto degli Inti Illimani. Crescono i Comitati per la Pace, si articola la riflessione su come proseguire la lotta, molti esponenti del pacifismo europeo e internazionale si trasferiscono a Comiso e in Sicilia.
Inizia la raccolta firme per una petizione popolare per chiedere al “Governo italiano di non dare inizio alla costruzione della base per i missili Cruise presso l’aeroporto di Comiso [nell’ottica di una] riduzione progressiva degli armamenti nucleari, all’ovest come all’est, fino alla loro totale eliminazione”. Alla fine, le firme raccolte saranno circa un milione, inutile dire che il Governo (Spadolini) non le tenne in alcuna considerazione.
All’interno del movimento, accanto ai cortei, molti spingevano per “azioni dirette” davanti ai cancelli dell’aeroporto di Comiso (Magliocco) per bloccare concretamente l’avanzamento dei lavori. In questa prospettiva, vennero creati insediamenti stabili nei pressi della struttura militare (la Verde Vigna e la Ragnatela), sino alla nascita del Campo Internazionale per la Pace (1982).
Tra le tantissime azioni di protesta ricordiamo quella messa in atto dalle donne della Ragnatela che l’8 marzo si presentano davanti ai cancelli per bloccare l’ingresso dei camion. La reazione delle forze dell’ordine è durissima e 12 pacifiste straniere vengono addirittura espulse dall’Italia.
I lavori della base, nonostante le proteste trasversali e generalizzate, procedono alacremente. Si decide, perciò, di tornare in massa a Comiso nell’estate del 1983. Nasce l’IMAC (International Meeting against Cruise), un campo della pace, che da luglio a settembre permette di mantenere una costante iniziativa. E’ un successo per quantità e qualità (provenienza) dei partecipanti.
Ad agosto vengono più volte bloccati i cancelli dell’aeroporto e impedita la prosecuzione dei lavori. Per il Governo (Craxi) tutto ciò è intollerabile e l’8 agosto centinaia e centinaia di pacifisti seduti davanti ai cancelli verranno brutalmente caricati dalle forze dell’ordine. Il 22 ottobre nelle capitali europee e di altri Paesi del mondo un’ennesima manifestazione per il disarmo, a Roma si parlò di un milione di partecipanti.
Nonostante l’evidente contrarietà dell’opinione pubblica, probabilmente già alla fine del 1983 i missili giunsero in gran segreto in Sicilia (Sigonella), per essere trasportati a Comiso nel marzo dell’anno successivo.
Alla manifestazione del 22 ottobre non partecipò Pio La Torre, segretario del PCI della Sicilia, che aveva dato un notevole contribuito allo sviluppo del movimento per la pace, soprattutto per aver sottolineato il profondo legame fra la lotta per la pace e la lotta contro la mafia. Il 30 aprile era stato assassinato, insieme con Rosario Di Salvo, da sicari mafiosi.
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