COMUNICATO STAMPA
La diffida di Legambiente: “Bloccate lo scempio sulla Timpa di Leucatia”
Nonostante lo scorso 30 gennaio Legambiente avesse evidenziato i rischi di gravi danni all’ambiente e al paesaggio derivanti dal “progetto di consolidamento e regimazione acque parco extraurbano Leucatia” redatto dal Comune di Sant’Agata Li Battiati, i lavori hanno avuto inizio e l’impatto ambientale e paesaggistico sulla Timpa di Leucatia è, purtroppo, ancora più grave di quello previsto, determinato in primo luogo dal posizionamento delle reti metalliche sulla scarpata che ha comportato la totale distruzione della vegetazione. Le fotografie possono illustrare solo in parte lo scempio in corso.
Per tale motivo Legambiente ha diffidato l’Amministrazione comunale a continuare i lavori di distruzione della vegetazione e di posizionamento delle reti metalliche e a realizzare ulteriori opere drenanti oltre a quella già realizzata in corrispondenza della strada a monte di via Manzella.
Oltre alla distruzione della vegetazione ed all’impatto paesaggistico un altro aspetto di rilevante gravità è determinato dalla presenza di ingenti quantità di rifiuti nell’area della timpa, probabilmente abbandonati dalla sommità della scarpata, molti dei quali non sono stati rimossi e, purtroppo, non sarà più possibile rimuoverli in quanto sono stati insensatamente ricoperti dalle reti metalliche.
L’area interessata dal posizionamento di reti metalliche interessa in massima parte uliveti abbandonati in cui si sono da tempo avviati processi di ricolonizzazione spontanea da parte delle specie della macchia mediterranea. Secondo il Capo Settore del Servizio Urbanistica ed Ambiente del Comune, che ha inviato a Legambiente una nota datata 1 marzo, questa area non avrebbe rilevanza naturalistica è ciò sarebbe stato avvalorato dallo studio redatto dal CUTGANA preliminarmente al progetto.
Va invece rilevato che la relazione del CUTGANA, che, stranamente, non include questa parte della scarpata nell’area di “assoluto rispetto” in cui ha inserito altre porzioni della Timpa, classifica tale area con la denominazione “Oliveti abbandonati con aspetti in itinere verso formazioni del QUERCETEA ILICIS” specificando: “Questa vegetazione, caratterizzata da una notevole biodiversità, merita di essere adeguatamente salvaguardata sia per il suo ruolo ecologico di ambiente rifugio per diverse specie animali, sia per il fatto che si sta naturalmente evolvendo, a patto che non intervenga alcun elemento di disturbo, come quello causato dagli incendi.”
La distruzione della vegetazione e il posizionamento di reti metalliche impediranno o, nella migliore delle ipotesi, rallenteranno lo sviluppo di una vegetazione evoluta e la prima conseguenza sarà la scomparsa di numerose specie vegetali e, soprattutto, animali.
Secondo Legambiente sarebbe opportuno che il Comune chiarisca le motivazioni per le quali viene affidato uno studio preliminare alla redazione del progetto, peraltro per l’importo non trascurabile di € 23.400, affinché si possa “garantire il massimo rispetto di una zona da salvaguardare” (come si legge nella nota del Comune del 1° marzo), e poi non se ne tiene conto.
Già nel precedente esposto Legambiente aveva evidenziato, a proposito della realizzazione delle trincee drenanti, che nella relazione del CUTGANA viene specificato che “qualsiasi intervento di captazione idrica deve avvenire soltanto nel settore di valle, all’incirca lungo la isoipsa 168 m”: anche di tale prescrizione non si è tenuto assolutamente conto nel progetto.
La distruzione della vegetazione ha determinato, inoltre, l’abbattimento di numerosi esemplari di ulivo, in dispregio alla norma che vieta simili operazioni.
Oltre ai danni paesaggistici e ambientali risulta evidente che il posizionamento delle reti mortifica la presenza delle peculiari strutture geologiche e degli affioramenti rocciosi presenti nella timpa, di valore scientifico, storico e culturale, facendo venire meno un’altra delle motivazioni che giustificherebbero l’istituzione del parco suburbano.
Secondo Legambiente, inoltre, va chiarito che le opere che si stanno realizzando sulla timpa non hanno una giustificazione sotto l’aspetto della mitigazione di rischi alla pubblica incolumità. Il Capo Settore del Servizio, nella citata nota, dichiara che l’area sulla quale insiste l’intervento è inserita nel P.A.I. (Piano per l’Assetto Idrogeologico) e catalogata come dissesto 095-3SL-001 e 095-3SL-002.
Va osservato che il P.A.I., nella Carta delle pericolosità e del rischio geomorfologico, individua due aree, 095-3SL-001a e 095-3SL-001b, rispettivamente classificate con livello di rischio moderato (R1) e molto elevato (R4) che, però, riguardano territori urbanizzati limitrofi alla timpa e situati a monte di essa con differenti problematiche e per le quali le opere in corso di realizzazione non hanno alcuna influenza.
La terza area individuata nel P.A.I., la 095-3SL-002, è invece l’unica che include, anche se non integralmente, l’area di intervento ed è classificata con un livello di pericolosità medio (P2); va rilevato che tale lieve pericolosità ricade interamente nell’area naturale, senza che abbia influenze su costruzioni o aree urbanizzate esterne tali da richiedere un intervento.
Non può inoltre essere sottaciuto che l’area dell’intervento è, allo stato attuale, di proprietà privata per cui si stanno impiegando soldi pubblici, peraltro ingenti, considerato che il finanziamento accordato ammonta ad 1 milione di euro, per “mettere in sicurezza” un terreno privato peraltro privo di qualunque attività o frequentazione antropica.
Per quanto riguarda le opere di drenaggio delle acque si sta realizzando, al momento, fortunatamente solo la trincea drenante in corrispondenza della strada a monte di via Tito Manzella che Legambiente ritiene l’unica ammissibile poiché realizzata a valle della strada e, quindi, delle aree di interesse naturalistico.
Tale opera, inoltre è sufficiente ad impedire le infiltrazioni di acqua nella abitazioni in via Tito Manzella. Rimane, invece, il giudizio fortemente negativo riguardo alla realizzazione delle altre trincee drenanti che, secondo il Comune, dovrebbero essere realizzate con un secondo finanziamento.
Il Presidente, Renato De Pietro
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poichè quasi tutta la Sicilia credo sia patrimonio dell'UNESCO perchè non imporre per legge che in tutti i progetti ed i lavori che hanno impatto ambientale venga anche sentita Legambiente e con essa anche le associazioni ambientaliste? Sono del parere che i Comuni ed in genere gli uffici tecnici sono arredatiu con personale che ha una scarsa preparazione ambientale. La prova è data dalla città di Catania dove dal Porto alle periferie montane si nota un disinteresse o meglio un interesse al degrado ed allo scempio. Bisognerebbe pubblicare i pareri che dalle BBAA sono stati dati per tutti gli edifici di terrificante impatto come la torta di formaggio del Santa Lucia dove anche il nostro Bianco credo abbia avuto una parte in comproprietà sul bene. L'acqua Marcia ci ha marciato bene.Bisogna proporre di eliminare la privacy da tutti i progetti e gli atti della pubblica amministrazione. Solo così il cittadino potrà avere contezza delle ruberie che si consumano all'interno degli uffici pubnblici che ritengo siano vere alcove di mafia.