Sembrerebbero esserci gli elementi per definire non conclusa la questione Corso Martiri e così si è espressa l’architetta Zaira Dato intervenendo come esperta ad un incontro sul Piano Regolatore, organizzato il 27 febbraio scorso dal Circolo Rinascita di SeL, insieme all’ingegnere Alfio Monastra e all’architetto Giacomo Leone.
La incertezza sul ruolo di Fuksas non è, a parere della Dato, l’unica opacità relativa al risanamento di Corso Martiri. Ne rimangono altre come per esempio il ruolo contraddittorio svolto da Andrea Scuderi che, da assessore, aveva affermato che non si poteva accettare in quella zona una edificazione superiore agli 84 mila mc e oggi, nelle vesti di avvocato dei proprietari delle aree, sostiene che se ne possano realizzare ben 267 mila. A lui si deve anche l’espediente giuridico che permette di considerare legittimo il progetto qualora “appaia” quello del ’73.
Altri problemi urbanistici sono oggi aperti in città, anche perchè non si riesce ad arrivare alla definizione del nuovo Piano Regolatore, con il quale, a parere dell’architetta Dato, nessuna amministrazione vuole realmente misurarsi, per timore di bruciarsi sul piano elettorale.
Ecco che i giochi si fanno all’insaputa dei cittadini, esclusi dalle decisioni che riguardano il futuro assetto della città.
Sulla base delle informazioni che se ne hanno, il Piano attualmente in discussione rappresenta, secondo Monastra, una soluzione di compromesso tra l’ipotesi di Cervellati e quella di Scapagnini. Permette una crescita della edificazione, che Cervellati voleva bloccare perchè ci si concentrasse sulla riqualificazione del centro storico, ma ne riduce l’entità rispetto alla ipotesi Scapagnini.
Non ci sono i tempi per approvarlo, ma sarebbe lo strumento più efficace per dire no alle operazioni speculative che vengono proposte sulla base di interessi particolari, sotto forma appunto di varianti. Anche lo strumento della perequazione, che Monastra non aveva affatto gradito quando lavorava all’Ufficio del Piano, gli appare ormai l’unico possibile per acquisire le aree da destinare al verde e ai servizi, di cui la città ha bisogno.
E’ una posizione realistica che si colloca all’interno della situazione drammatica dell’urbanistica a livello nazionale. Secondo Monastra, infatti, l’urbanistica, da 50 anni a questa parte, è stata distrutta a picconate dall’attacco della giurisprudenza.
Oggi i comuni possono espropriare solo a prezzi di mercato e i vincoli della pianificazione durano solo 5 anni (prima erano a tempo indeterminato). Se entro cinque anni non si riesce ad espropriare a quei prezzi, i vincoli decadono.
Ritornando poi sulla questione Corso Martiri e tirando in ballo anche quella del prolungamento di via Alcide De Gasperi (progetto che rischia di snaturare la costa e trasformare in un centro commerciale tutta l’area che va da piazza Europa a piazza Tricolore), Monastra esterna una sua preoccupazione.
Teme che le imprese non abbiano la reale intenzione di iniziare e portare a termine i lavori ma vogliano utilizzare lentezze e ripensamenti per chiedere al Comune gli indennizzi per la mancata attuazione dei lavori concordati. In tempi di crisi otterrebbero rilevanti vantaggi economici senza l’onere delle spese.
La città rischia così di pagare decine di milioni di penali, per anni: Corso Martiri, Alcide De Gasperi, piazza Europa con il rimborso dei maggiori costi generati dai cinque anni di sospensione…
E gli spazi legali per agire sono, a parere di Monastra, irrisori. SeL ha presentato una denuncia su Corso Martiri, ma è difficile che i giudici riscontrino il dolo in una questione in larga parte opinabile, anche perchè Stancanelli ha avuto la furbizia di cancellare le scelte più discutibili e più facilmente perseguibili sul piano penale, come il progetto di demolizione della scuola e l’aumento della cubatura ottenuto considerando edificabili le strade.
E fa una proposta: limitare il piano, per i primi cinque anni, al centro storico, prevedendo solo il recupero degli edifici esistenti e dando ossigeno all’edilizia con l’offerta di reali possibilità lavorative. Successivamente si penserà ad ampliare i confini del Piano, andando oltre l’esistente e cercando di cambiare tutto quello che ancora è modificabile. Perchè ancora molto, a suo parere, si può modificare.
Perchè accettare altre edificazioni sulla base della previsione irrealistica di un numero di abitanti in crescita nella nostra città? Perchè non immaginare un polmone verde di 600 mila metri quadri che includa le aree dello stadio e della caserma e gli spazi previsti per il centro direzionale di Cibali? Perchè non rimettere in discussione i parcheggi, per la cui costruzione è previsto lo sventramento quanto meno di piazza Verga e di piazza Lupo?
E non vengano a dirci -incalza Leone- che questi progetti portano lavoro! E’ una falsa promessa, una “balla”. In queste opere non c’è muratura ma solo utilizzo di materiale prefabbricato.
Sui parcheggi si potrebbe vincere anche una battaglia legale. Qualunque giudice riconoscerebbe che creano una situazione di rischio sismico, oltre ad essere stati finanziati, in modo truffaldino, con i soldi della protezione civile.
L’architetto dichiara la sua diffidenza anche nei confronti delle operazioni poco limpide prospettate da Stancanelli, dallo spostamento dello Stadio a Librino alla vendita dei terreni di Pantano d’Arci. Accenna al pericolo rappresentato da Lombardo e dal suo “parco progetti”.
E ricorda che gli ipermercati che impegnano milioni di metri quadri sono stati costruiti senza che i terreni su cui sorgono
E’ necessario tenere gli occhi aperti e ritornare su tutte queste questioni, ecco perchè Leone propone di aggiornare la discussione e di approfondirla “guardando le carte”.
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Concordo con l'arch.Leone sulla opportunità di fare lavorare tanti muratori e non pochi prefabbricatori agli ordini di cartolarizzatori immobiliari.
Dissento da chi ripropone vincoli a vita ed espropri a prezzi ingiusti di aree private; gli stessi medioevali criteri che hanno permesso arricchimenti di pochi e la paralisi di intere aree cittadine in attesa di "salvatori".
Criteri dalle tragiche conseguenze, non solo urbanistiche, che Catania sopporta dagli anni '50 quando veniva chiamata "Milano del Sud".
La "giurisprudenza" con estremo azzardo definita "picconatrice" urbanistica, resta la sola che possa ripercuotere i danni chiesti dagli autori della devastazione "De Gasperi" a carico degli ammnistratori e dei funzionari comunali che la hanno predisposta e stipulata.
Un fermo monito ai tanti approfittatori della mancanza della prima regola per una città civilizzata, il PRG.
rimango dell'idea secondo cui l'unico modo per bloccare le mire speculative sul territorio sia quello di pretendere la rigida aplicazione della legge urbanistica vigente. Gli standards urbanistici sono gli unici strumenti idonei a mettere in difficoltà i programmatori del mterritorio. Neanche Fucsass riuscirà a risolvere questo annoso problema.Ed è l'unico problema che si può rivestire del principio di legalità e che può interessare la giustizia.Dove sono gli architetti impegnati ed i penalisti imnpegnati?Chefacciano muro e pretendano l'applicazione della legge.
Mi rallegro che l'architetto Leone, che in passato era il progettista al soldo dai vari Cavalieri del lavoro di Catania, di cui conosciamo il "benfatto" per la città, si sia convertito ad ipotesi di sviluppo edilizio ragionevole per Catania!
Giacomo Leone non ha bisogno di difensori.Si difende da sè tutte le volte in cui difende i beni comuni che nel momento attuale sono sotto la minaccia di un uso esclusivo se non di vera e propria appropriazione da parte di orde barbariche. Sono tali infatti le truppe di tanti cammellieri della città, alludo ai figli di ricconi ingegneri ,architetti e imbroglioni varii , che con la scusa di voler rivalutare pezzi di beni pubblici se ne appropriano e li tulizzano in maniera esclusiva per anni e ...anni. Adesso ad esempio sono di moda le scogliere, le spiagge e le piazze.Orbene, ci vogliono sequestrare. Via le mani dalle sponde del mare. Il lido è pubblico e non si tocca.A questo punto la voce di Giacomo Leone può essere utile: non toccate ciò che è pubblico ed appartiene a tutti. La cultura del bene comune è in difficoltà ? Cosa fanno gli accademici? Dormono in attesa che amici e parenti si possano acquartierare nei monovani del San Berillo o nelle zone riattate del vecchio centro storico? San Cristoforo per diventare un quartiere civile ed abitabile deve attendere una nuova genia di urbanisti ammaestrati all'uso disinvolto dei bene pubblici?
non conosco un giuseppe fiamingo e non me ne dolgo.
Non sono mai stato al soldo di nessuno tanto meno di "cavalieri" e politici.
A servizio del sociale e delle classi deboli,non certo per l'imprudente signor g, fiamingo.
I rapporti con i costruttori, prevalentemente per pubblici appalti, sono sempre stati severissimi e documentati da corrispondenze riscontrate che non lasciano spzio alle malevolenze alla Fiamingo.
Qusto signore quando vuole può riscontrare quanto dico e ricredersi.mi scriva o telefoni se non vuole che le sue parole restino maldicenze sciocche e false.
Attendo il riscontro senza impazienza. g.leone.