Le classi coinvolte sono state innanzi tutto quelle della professoressa Nerina Platania, docente molto motivata, che ha subito colto le potenzialità del progetto: l’opportunità di lavorare in gruppo già nella fase esplorativa, per scegliere gli argomenti da trattare, l’osservazione della realtà circostante, la pratica dell’intervista e della fotografia e l’attraente lavoro di impaginazione. Gli articoli prodotti sono stati pubblicati in alcune pagine dei Cordai con il titolo Newsboys, Notiziario Andrea Doria.
L’esperienza si è ampliata quando la professoressa Eva Musumeci, del plesso di via Case Sante, ha aderito anch’essa all’iniziativa coinvolgendo le sue classi.
Per i giornalisti in erba la scrittura è diventato un esercizio interessante perchè collegato a situazioni concrete, anche se utile a sperimentare varie tipologie. Hanno scritto una lettera aperta al sindaco sui buoni libro non finanziati dal Comune, hanno condotto diverse indagini attraverso lo strumento dell’intervista (sulle carenze della loro scuola, sul lavoro minorile, sulle piazze e i parchi del loro quartiere), hanno fatto un resoconto dell’inaugurazione del laboratorio linguistico-informatico della loro scuola e una riflessione sulla stessa esperienza di giornalismo.
“Bisogna tenere i ragazzi a scuola il più a lungo possibile”, afferma la professoressa Platania. E’ la scelta più giusta in un quartiere difficile, in cui i più giovani sono spesso lasciati a se stessi o esposti al rischio della cattive compagnie. Non solo gionalismo, quindi, ma anche teatro, attività sportive e musica. “La nostra è una scuola ad indirizzo musicale” precisa la dirigente Angela Santangelo “inserita nel Progetto Qualità Merito (PQM), una sperimentazione che prevede l’utilizzo di nuove metodologie nell’insegnamento dell’italiano e della matematica.”
Ma nessuna metodologia innovativa offre risposte automatiche. Pesa molto l’autorevolezza degli insegnanti, sempre in campo tra mille difficoltà. E, man mano che i ragazzi crescono, con l’ingresso nella delicata età dell’adolescenza, diventa più difficile contrastare i messaggi e le lusinghe dei modelli televisivi. Le ragazzine più precoci cominciano a truccarsi, imitano le star del momento, badano di più alle apparenze. L’attività di giornalismo perde parte della sua attrattiva, non solo perchè non ha più il sapore della novità, ma anche perchè non riesce a competere con le suggestioni del facile successo. Lo evidenzia soprattutto la professoressa Musumeci che, quest’anno, fatica a coinvolgere alunni, e soprattutto alunne, che erano stati in prima fila.
Il rischio dello scoraggiamento e della rinuncia si può combattere solo con la determinazione e con la speranza che comunque valga la pena di cercare sempre nuove modalità e nuovi interessi da proporre agli alunni, costruendo con loro anche rapporti personali più intensi. Ma non è facile.
Una dozzina di bambini, dai sei ai dodici anni, aveva gia iniziato a fare un percorso creativo volto a stimolare la narrazione delle proprie storie, gestito da due volontari, Andrea e Agnese. Con la partecipazione di Ernesto Leone, pittore, l’esperienza si è arricchita di nuovi stimoli. Nel corso di un paio di mesi, con incontri settimanali di un’ora e mezza, i bambini sono riusciti ad esprimere la propria creatività e a costruire una storia originale, trasformata poi in un racconto per immagini.
Il primo fumetto, la cui trama è nata dai vari racconti proposti dai bambini e sviluppatisi in modo assolutamente imprevedibile, è stato pubblicato a dicembre in un inserto de I Cordai, denominato appunto “i Piccoli Cordai”. Ha per titolo “Una storia insolita” e vi si intrecciano realtà e fantasia. Ne sono protagonisti alcuni bambini che vivono proprio a San Cristoforo, a perenne contatto con rifiuti abbandonati che, tuttavia, offrono la possibilità di
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bello il fumetto dei "piccoli cordai" , la scuola a tutti i livelli, dovrebbe sempre agganciarsi alla vita.