Il ponte sullo Stretto di Messina non c’è e non ci sarà mai. Ma questa infrastruttura-fantasma ha già ingoiato circa 500 milioni di euro pubblici e nel futuro ne fagociterà più di 800. Con buona pace delle rassicurazioni di chi sosteneva che il ponte non sarebbe costato un solo centesimo al contribuente italiano.
800 li percepiranno senza sbracciarsi nemmeno un po’ tutte le aziende private che hanno partecipato alle gare e potrebbero per questo ricevere un pacco di quattrini grazie a ciò che gli americani chiamano deletion charges e noi italiani potremmo definire più semplicemente penali previste dai contratti.
Persino il senatore Giampiero D’Alia è convinto che alcuni di questi accordi siano stati firmati a ragion veduta, dopo che la decisione di non finanziare più il ponte era ormai nota. Ma non sono questi gli unici sprechi.
Nonostante il 20 gennaio il Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica, abbia stornato verso altre opere i 1624 milioni di euro già assegnati alla società Stretto di Messina, il ponte continuerà a vivere, se non altro dal punto di vista del salasso di denaro pubblico, per ameno 11 anni.
Tanto durerà il mutuo, con interessi a totale carico dello Stato , acceso per completare i lavori di Cannitello, un’opera da 26 milioni, progettata per spostare un chilometro di binario che avrebbe intralciato il futuro cantiere della torre calabrese del Ponte ma che, adesso, visto che il ponte non si farà, appare inutile, anzi dannosa.
Per appofondire Il Ponte sullo stretto non si farà ma continueremo a pagarlo su Terre Libere
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