“Anche quest’anno abbiamo bisogno di fondi per le spese di manutenzione ordinaria” ci dice Lorenzo Valastro, il volontario di Mani Tese che si occupa ormai da dieci anni di questi ragazzi e che è riuscito a coinvolgerli ed aggregarli, attraverso il gioco del calcio, facendo nascere anche un senso di appartenenza al gruppo e al quartiere.
“Il Comune dichiara sempre di non avere i soldi, così abbiamo deciso di ripetere questa esperienza di autofinanziamento”. Chi vuole porta oggetti, libri, mobiletti che non adopera; i ragazzi li prezzano e li rivendono.
L’anno scorso con il ricavato (e con i lavoro delle loro braccia) hanno provveduto alla pulizia radicale, alla riparazione della rete e dell’erba sintetica. Quest’anno ci sono altri lavori da fare, perchè il campo, il “loro” campo, viene usato continuamente e necessita di costanti interventi. Se riusciranno a raccogliere una buona sommetta, hanno anche un progetto di miglioramento sostanziale. Vorrebbero avere una fontanella, per bere, per sciacquarsi il viso, per evitare di portarsi dietro le bottiglie di plastica. Hanno già contattato un idraulico e chiesto al Comune se possono allacciarsi ad un pozzetto situato vicino all’ingresso del campo. L’Amministrazione ha dato il via libera, purchè non chiedano un euro.
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I nostri giovani vorrebbero anche che il loro campo fosse illuminato per poter giocare a tutte le ore, ma questo intervento è molto più costoso e per ora non se ne parla. Rimangono a vista i nudi scheletri dei lampioni e i pozzetti della rete elettrica, ormai inutilizzabili, vandalizzati e anche pericolosi, a testimoniare il cattivo uso dei fondi pubblici, impiegati per realizzare strutture mai controllate e protette: soldi buttati al vento, tranne per chi ne ha tratto immediati benefici, non sempre legali…
Lavori di sistemazione se ne potrebbero fare tanti, e non solo nel campetto. Si potrebbe soprattutto valorizzare la collina sulle cui pendici è costruito il campo e che si estende per parecchi chilometri, con una ampia visuale della città e molto spazio incontaminato. Qualcosa di unico in una città in cui cresce la cementificazione, il vero “tesoro nascosto di Monte Po”, che si potrebbe utilizzare per momenti di socializzazione e di svago salutare, ma che bisogna stare attenti a non far cadere nelle mani di chi potrebbe specularci. Attualmente è un’area libera che andrebbe quanto meno ripulita e dove si potrebbero svolgere anche semplici momenti di gioco creativo: un laboratorio di aquiloni, un concerto di tamburi, una corsa campestre. Le idee sono tante.
Ci sarebbe, proprio quest’anno, un altro modo per utilizzare i soldi raccolti con il mercatino: organizzare delle iniziative per festeggiare i dieci anni di presenza di Mani Tese nel quartiere. Anche qui ci sono diverse possibilità. Una delle ipotesi è quella di fare un torneo, non solo interno, ma addirittura interetnico, con la squadra di ragazzi stranieri seguiti dalla Caritas. “Ne dobbiamo ancora parlare -ci dice Lorenzo, accennando ai giovani che lo circondano- ognuno deve fare le sue proposte e dobbiamo valutare insieme .” Anche questo è uno stile che educa e comunque i ragazzi hanno in questo gruppo un momento importante di richiamo e di socializzazione.
La tenda è, in questi giorni, un luogo di aggregazione. Giocano a dama, a carte, scherzano, spazzano per terra, sistemano gli oggetti da vendere, modi semplici e sani di stare insieme. Non a caso attorno a questo gruppo di giovani c’è anche il consenso e la partecipazione delle famiglie.
Chi entra per comprare, trova per pochi euro anche oggetti in ottimo stato. E’ lo stile di Mani Tese, che da tempo raccoglie in
Possiamo fare tutti un salto a Monte Po, a piazza Mercato, per portare quello che non utilizziamo e per fare qualche acquisto, contribuendo a finanziare e a fare crescere questa esperienza formativa, più valida di mille parole. Fino a domenica 19 febbraio.
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