In questa Italia ghiacciata, Loro muoiono, al freddo e di freddo. Sono icosiddetti senza tetto, gli emarginati, i mendicanti; nostrani e “forestieri”. I morti fanno solo numero. Vivono quotidianamente all’esterno, avvolti negli stracci e in qualche lercia coperta; molti dentro un ‘improvvisata “latta” montata, a far da casa.
Quanti sono? Decine o centinaia di migliaia? Sono considerati “scarti” della razza umana, quindi non utili per il censimento. Le politiche di esclusione montate negli anni dalle destre li hanno fatti assurgere alle cronache come sinonimo di “bestie” da mettere all’indice, da bastonare o da bruciare.
I pochi posti nei dormitori gestiti dai comuni sono esauriti da tempo. In molte città non esistono proprio. In parecchi casi sono stati smantellati. Non è “eticamente” produttivo impiegare qualche soldo. E, poi, magari si viziano, potrebbero pretendere di “ volere….. il posto fisso, magari vicino a mamma e papà”.
In mancanza di una certa ed efficace azione pubblica, si cerca di fronteggiare con l’intervento generoso dei volontari e della Caritas, specie a portare cibo per le strade e con mense. Certo, lavoro egregio, che, però, essendo una grande goccia non può esaudire i fondamentali compiti di aiuto, assistenza, accoglienza e reinserimento sociale, sanciti dalla nostra Costituzione, in conto della società organizzata in Stato.
In questi giorni di gelo qualche amministratore, nelle grandi città, si commuove; se va bene si lasciano aperti per la notte gli atri d’ingresso delle metropolitane e di qualche stazione ferroviaria. A Milano, dove il comune gestisce 1700 posti nei dormitori, insufficienti per il grande numero dei senza tetto, poi, si spendono 570 milioni di euro per costruire il nuovo edificio della Regione, come se fosse un novello palazzo di Alì Babà. A Bari il sindaco mette a disposizione il Teatro cittadino ( il Petruzzelli) e le palestre di due scuole, a guisa di dormitorio.
A Catania, dove non è mai stato realizzato il campo di transito per i Rom – ne sono presenti parecchie centinaia – e nell’area centrale centinaia di emarginati vivono drammaticamente in una indegna baraccopoli, siamo alla commedia, truce.
In tutta la città per i senza dimora sono disponibili 105 posti letto: 80 gestiti dalla Caritas, 25 da un consorzio convenzionato con il Comune. Ebbene, il 6 febbraio gli organi di informazione hanno informato che tra il sindaco Raffaele Stancanelli e il sottosegretario Filippo Milone era stato definita l’intesa di approntare 60 posti letti nella caserma Sommaruga che impegna una grande area con edifici e grandi cortili, in parte non più utilizzati per le normali funzioni.
Ipotesi certamente brillante, naufragata, però, nell’arco di poche ore, per quanto si fossero già messi in opera i volontari per condurre i “ derelitti” nei locali della caserma. L’ “entusiasmo” del sindaco e del sottosegretario non aveva considerato che in caserma, come si è ufficialmente appreso, per gli ospiti si deve pagare. In questo caso, ovviamente, la struttura erogante doveva essere il Comune. Quindi, velocissima marcia indietro. La caserma è rimasta chiusa.
E dire che la città è piena di ampi luoghi pubblici, privati e di culto, molti gli appartamenti vuoti, che in questo periodo di intenso freddo potrebbero ampiamente accogliere gli emarginati. Un compito di elementare funzione di umanità e civiltà. Qui, e altrove, però, l’ “esaltazione” della gestione del simbolo ha totalmente prevaricato la nuda, cruda e drammatica realtà che riguarda gli umani.
Nel silenzio totale, a parte la Caritas, si è fatto avanti padre Gianni Notari parroco di una chiesa cittadina (ex direttore dell’Istituto Arrupe di Palermo) che ha alloggiato 10 disperati nel salone.
Speriamo che altri si facciano avanti. In questa città, però, che ben conosciamo, sarebbe un vero e proprio prodigio.
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