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Cara di Mineo, lo sfruttamento della disperazione

Il Cara di Mineo, presentato come luogo ideale per l’accoglienza dei richiedenti asilo, giorno dopo giorno, come era facile prevedere, dimostra la sua vera natura. Una mega struttura che emargina e isola chi è costretto a risiedervi, non produce nessun processo di integrazione, esaspera problemi e conflitti.
E mentre all’esterno si rincorrono le voci su tutto quello che non va, chi vive lì dentro è disponibile a tutto pur di allontanarsene. Come pubblicato su Terrelibere.org, ”lo scorso dicembre la polizia arrestava per estorsione un bengalese di 37 anni, Mainul Mohd Alam, interprete nel Cara di Mineo. Secondo l`accusa, si sarebbe fatto consegnare 440 euro da un suo connazionale per assicurare un esito positivo alla sua richiesta sullo status di rifugiato”.
Il rifugiato che ha denunciato questa estorsione ha lavorato in Libia sino alla guerra. Da Lampedusa è stato trasferito a Mineo, dove, almeno stando al suo racconto, un poliziotto lo ha invitato a offrire all’interprete una somma notevole (5.000 euro) per essere agevolato rispetto alla pratica per ottenere lo status di rifugiato.
Dopo la denuncia è, però, arrivato il diniego della Commissione. Ascoltare questa coraggiosa testimonianza dovrebbe far riflettere sull’urgenza di modificare radicalmente scelte che non fanno onore “alla civiltà europea”.

Argo

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  • Un dubbio rimane: la sorprendente concomitanza della dismissione degli alloggi NATO a carico americano con la nuova immediata destinazione di centro accoglienza a carico italiano.
    Se avessimo un Parlamento di eletti e non di nominati potremmo sperare in una commssione di esame sulla manna piovuta dal cielo per l'impresa costruttrice.

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