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Spari a Capodanno, Catania non si smentisce

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione degli animatori del Centro Talità Kùm a partire da un episodio che evidenzia i rischi connessi alla barbara usanza di esplodere colpi di arma da fuoco in occasione delle feste di Capodanno.
Il Centro, ubicato a pochi metri di distanza dal Palazzo di cemento, opera da alcuni anni nel quartiere di Librino, dove cerca di “sviluppare percorsi di integrazione e prevenzione per minori e di sostegno alla genitorialità”.
Solo storie minori? Generalmente, quando accade un episodio che non ha strascichi drammatici, ci si accontenta di dire: tutto è bene quel che finisce bene. Chi sa, però, se è proprio così; o se si può accettare che debba essere questo l’unico commento a episodi che, divenendo quotidiani, finiscono bene solo per caso
Il fatto. Riaprendo il Centro Talità kum, dopo la pausa del capodanno, abbiamo trovato una finestra forata da un proiettile (di pistola) e il bossolo, che era finito per terra dopo aver colpito anche una parete del salone in cui giochiamo coi bambini. Abbiamo chiamato la questura ed è intervenuta la scientifica per l’esame del caso. Nel frattempo, una vicina che tornava dall’ospedale, ove è ricoverato un figlio, è scesa a chiamarci perché anche in casa sua c’erano un paio di proiettili penetrati dalla finestra della cucina.
Ci si può accontentare di concludere: beh, meno male che non s’è fatto male nessuno? Noi vorremmo cogliere l’occasione per proporre una riflessione un po’ più ampia, che interroghi le coscienze di tutti. Anzitutto perché sappiamo tutti che la notte di capodanno anche in altre zone di Catania – e anche di altre città – si va diffondendo la pratica di festeggiare … a colpi di pistola o di fucile. E in secondo luogo perché non ci pare che, siccome non c’è scappato il morto (almeno stavolta), si possa tirare un sospiro di sollievo.
Non sarebbe, invece, il caso che episodi del genere ci chiamino tutti ad alzare il livello di guardia? È azzardato ritenere che il moltiplicarsi di questi episodi sia il segnale, tutt’altro che rassicurante, che sta diventando troppo facile possedere e usare armi da fuoco, persino con l’intento di farlo solo per gioco? E non è manifestazione d’un pericoloso ulteriore degrado della coscienza civile, che rischia di mettere in pericolo vite umane … per gioco?
Forse un primo impegno di tutti potrebbe essere quello d’invitare coloro che hanno trovato questo tipo di sorprese a rendere pubblica la notizia, sia per constatare la vastità del fenomeno, sia per verificare in quali zone della città avviene più frequentemente.
Ma riteniamo che sia utile approfondire la conoscenza di queste situazioni anche per studiare strategie educative – nelle famiglie, nella scuola, nelle parrocchie, nei centri sportivi, … insomma in tutti i luoghi in cui ci si occupa di formazione dei giovani – perché si possa arginare e, a poco a poco, debellare il degrado di cui questi episodi sono sintomo.
Le autorità amministrative della città, inoltre, chiamate a occuparsi del bene comune, dovrebbero studiare modalità per offrire, soprattutto ai più giovani, altri luoghi e mezzi per una socializzazione più responsabilizzante, piuttosto che suggerire forme di svago che non aiutano la convivenza civile.
D parte nostra, come abbiamo già fatto in altre occasioni e anche oggi pomeriggio, possiamo assicurare solo che questi episodi non solo non ci fanno desistere dal nostro servizio ai minori che ci frequentano, ma ci motivano ancora di più nel nostro impegno.
Gli animatori del Centro Talità kùm di Librino
Catania, 2 gennaio 2012
Sui “botti” di Capodanno leggi anche Sacrifici di sangue di Pinella Leocata

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