Cesame, vicini alla ripartenza

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“Lo scorso 6 dicembre sono diventati proprietari degli immobili, del marchio e dei macchinari. Ieri, i soci della Cesame Cooperativa Spa hanno riaperto simbolicamente la fabbrica per una mattinata di festa e di riflessione”, Rossella Jannello, La Sicilia, 24 dicembre 2011.
La fabbrica era stata chiusa nel dicembre 2007, molti imprenditori si erano formalmente fatti avanti, nessuno, però, aveva dimostrato di voler effettivamente rilanciare l’azienda, al massimo sembravano interessati a speculare sul fallimento. I lavoratori della Cesame, nonostante le difficoltà, non si sono rassegnati alla “morte del marchio”, come testimonia, ad esempio, Angelo Costanzo “ho lavorato per 20 anni alla Cesame. E poi è successa la catastrofe. La mia è una brutta storia. Ho passato un paio d’anni orribili. Senza lavoro, ho dovuto vendere la casa, problemi familiari, problemi di ogni tipo, una grande depressione”.
Una depressione superata grazie all’unione con gli altri lavoratori, all’elaborazione di un progetto comune. Infatti, convinti che l’azienda avesse ancora “molto da dire”, si sono riuniti in cooperativa, in 77 su 130, per rilevarne la gestione. Inizialmente hanno versato 25mila euro e continuano a versare ogni mese 300 dei 700 euro di mobilità che prendono. Come sottolinea Angelo Villari (segretario della C.G.I.L. di Catania) “ i coraggiosi lavoratori della Cesame hanno investito i loro soldi e le loro energie per riprendersi la ‘loro’ fabbrica”. E ci sono finalmente riusciti.

I problemi non sono, però, ancora risolti. Bisognerà innanzitutto ricostruire i capannoni, sventrati da mani vandaliche, ed acquistare i nuovi macchinari. Sino ad ora i lavoratori hanno fatto la loro parte, adesso tocca alle istituzioni, che dovranno rispettare l’accordo di programma e garantire i finanziamenti di circa 5 milioni e mezzo di euro necessari per ripartire. Un ultimo passaggio in attesa del lieto fine: il ritorno in campo del marchio Cesame.

Leggi anche Cesame, gli operai diventano “padroni” sul Corriere del Mezzogiorno, 26 dicembre 2011

2 Comments

  1. E’ il primo esempio di “capitalismo sociale”. Necessariamente la proprietà dell’azienda e gli operai e impiegati della medesima,dovranno collaborare, perchè sono le stesse persone.
    Ma senza l’aiuto delle Istituzioni non potranno farcela e rischiano di perdere anche ciò che hanno anticipato con grandi sacrifici. Ora serve la fiducia delle banche, gli incentivi da parte delle Istituzioni e l’incoraggiamento del mercato che deve premiare gli sforzi compiuti.
    Potrebbe essere il primo esempio di cooperativa che si sostituisce ai proprietari, quasi sempre tentati a sfruttare il lavoro altrui, magari per amministrare male e senza interesse.
    Coraggio e buona volontà; da parte mia farò conoscere la vostra iniziativa, perchè possa servire da esempio ed essere imitata.
    Rosario Amico Roxas

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