Natale. Cos’è Natale? Il panettone, il cenone, il presepe, i doni sotto l’albero. Certo. Ma soprattutto, è voltarsi a guardare chi sta peggio di noi, è
Le donne egiziane manifestano in questi giorni contro la violenza dei militari, contro i loro pestaggi in piazza Tahrir. Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo: mostrano una giovane donna, indifesa, picchiata a sangue, percossa con violenza dai militari. La ragazza -il corpo seminudo sotto i calci feroci e i manganelli dei poliziotti- ora versa in gravissime condizioni. E’ stata lasciata dai militari senza camicetta ed è stata soprannominata “la ragazza con il reggiseno blu”.
L’ Unione donne italiane ha inviato una lettera all’Ambasciata Italiana in Egitto e agli organi di stampa nazionali perché la facciano arrivare agli organi di stampa locali e ai consolati egiziani. E’ un appello all’ambasciatore Claudio Pacifico (ambasciata.cairo@esteri.it) “perché attraverso la nostra ambasciata arrivi, tra le altre, anche la nostra voce di solidarietà e vicinanza alle donne egiziane colpite dalla violenza delle forze di repressione. “L’Italia, partner del nuovo Egitto, – è il testo della lettera – deve fare sentire la sua voce, quella di mille e mille donne italiane che non tollerano la violenza, ovunque, contro popolazioni indifese, contro ragazze e donne colpite nella loro dignità e nel loro diritto a manifestare. Noi siamo a fianco delle egiziane che vogliono un Paese (e un Mediterraneo) di democrazia, di diritti e di pace”.
Altro appello quello dei familiari dei migranti tunisini scomparsi. Sono giovani partiti all’indomani della rivoluzione alla volta dell’Europa. Di loro, 300, forse 500, non si sono avute più notizie. In Italia nessuno ne parla. In Tunisia lo hanno fatto solo dopo la mobilitazione delle famiglie. Adesso in Italia il grido d’allarme di madri, padri, fratelli e sorelle dei migranti tunisini scomparsi è stato raccolto e diffuso da Mediterranea e da Leventicinqueundici. Lo striscione “Da una sponda all’altra, vite che contano” e , in arabo, “Dove sono i nostri figli”, è stato esposto a Parma e a Milano il 17 dicembre scorso; il 14 gennaio 2012 ci sarà una giornata di informazione pubblica a Milano.
“Prova a immaginare” – si chiedono i familiari dei giovani tunisini scomparsi – che sia accaduto a tuo fratello o a tuo figlio, che sia partito e non abbia più dato notizie di sè, che le autorità non facciano nulla, non diano risposte, non facciano ricerche…
Leggi il testo integrale dell’appello. Per firmare, scrivi a venticinquenovembre@gmail.com
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