Non c’è niente di illegale, per carità. O almeno così pare. Ma la Nuova Dogana, alias Città del gusto, e soprattutto il suo parcheggio, non piacciono nè alle associazioni della società civile nè a quelle dei pescatori.
In prima fila c’è il Gar (Gruppo azione risveglio) che, giorni fa, ha dichiarato pubblicamente il suo dissenso con una manifestazione-performance: dentro una rete un grande “No rosso” a significare la strada rubata alla collettività e consegnata ai privati. «Abbiamo protestato -dice Elisa Mazza del Gar- contro la decisione di chiudere una strada pubblica perché una società privata ne faccia un parcheggio. Contro la negazione di uno spazio importante per la città e contro l’utilizzo di fondi pubblici a scopi privati»
L’edificio è quello della vecchia Dogana, sul confine del porto, di proprietà del ministero delle Infrastrutture e trasporti; la gestione doganale era però, del Ministero delle finanze, che negli anni scorsi, lo ha riconsegnato all’Autorità portuale. Quest’ultima, a sua volta, ne ha affidato il restauro, con il sistema del project financing, a privati che per 32 anni gestiranno l’immobile. E anche il parcheggio, fruibile da tutti ma a pagamento, 250 posti auto, sulla strada che corre parallela a via Dusmet, tra gli archi della marina e il porto, e che proprio per la presenza di rotaie avrebbe dovuto rappresentare una via di fuga in caso di calamità.
L’opera non è costata poco. Per il restauro dovevano essere spesi, in un primo tempo, sette milioni; poi 11 milioni e 55.000 euro. Tre di questi sono a carico del Piano integrato territoriale-città metropolitana, 610.000 come compartecipazione dell’Autorità portuale (Anche se quest’ultima non nuota nell’oro se è vero che nel 2008 il ministero dei Trasporti ha dovuto sborsare 5 milioni per risanare il bilancio). Il resto a carico dei privati. Ora il prezzo è lievitato, pare, fino a 15 milioni di euro. La società concessionaria è la “Vecchia dogana spa“. Ufficialmente Virlinzi ne ha solo lo 0,1 per cento. Delle rimanenti quote, però, la titolarità è di altre formazioni che farebbero capo, comunque, al gruppo Virlinzi.
Dentro si possono trovare un sushi bar, bistrot, wine bar e tradizionali, pizzerie , ristoranti con serrvizio catering , uno con corsi di cucina del Gambero rosso, negozi di oggettistica e souvenir, spacci di biscotti e succhi freschi, libreria , salagiochi, cinema, il teatro dei pupi del Fratelli Napoli e una parafarmacia. Ma niente mare e poca Sicilia. Secondo i protagonisti dell’accordo commerciale si tratterebbe di una serie di servizi da offrire a turisti e non. Secondo altri la Città del gusto è l’ennesimo centro commerciale più o meno mascherato.
Per il presidente dell’Autorità portuale Santo Castiglione non è stata creata nessuna barriera tra la città e il mare e inoltre l’ente guadagna un canone annuo di 135.000 euro. Si parla di centro culturale e turistico.
«Come si fa a rivalutare la città con un centro privato e parcheggio annesso? – chiede Salvo Grillo del Gar – Ci vorrebbe, invece, un percorso pedonale ben arredato che consenta ai cittadini di avvicinarsi al porto e ai turisti di arrivare elegantemente fino al centro città ammirando il barocco e il mare insieme»
ne parlano
- Pinella Locata su La Sicilia del 26.10.2011:
No al nuovo parcheggio, allontana la città dal mare - Desirée Miranda su unaredazionesottosfratto.it:
Porto, un parcheggio sotto gli archi «Fondi pubblici, interessi privati» - Giuseppe Scatà su Ucuntu:
Vecchia dogana, come hanno abolito il mare
E poi ci sono i pescatori. «Il porto è insicuro – afferma Fabio Micalizzi, presidente regionale dell’Associazione pescatori professionali – Manca la videosorveglianza e a causa dei continui atti vandalici i pescatori sono costretti a non lasciare i pescherecci. I nostri politici e i potenti di turno sprecano il denaro pubblico e creano marchi di qualità del pescato che non riconosciamo. Ci sentiamo sfrattati dal nostro porto».
la verità è collegata forse ad un mirato obbiettivo perseguito dai politici locali: consentire ai capitali privati di trarre utili dai beni pubblici siano essi demaniali o patrimoniali. A queste furfanti iniziative non hanno frapposto alcun ostacolo i politici locali per cui le manifestazioni di cittadini siano esse adornate da candele o da manifesti non conducono a nulla.Si sta consumando un furto sotto gli occhi di tutti degli spazi pubblici. Se non reagiamo togliendo con la forza gli steccati ed i recinti ci chiuderanno dentro le nostre case per non farci più uscire se non per comprare nei loro mostruosi negozi. avv. Lina Arena