Come era prevedibile, l’ormai ex senatore Stancanelli non ha perso l’occasione per trasformare l’imposizione a scegliere fra Senato e sindacatura di Catania in uno show personale, retorico quanto inutile, a meno che non si tratti dell’apertura ufficiosa della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale.
Una sceneggiata inutile, soprattutto se si tiene conto che la legislatura è ormai in fase di esaurimento, come stanno ampiamente dimostrando gli avvenimenti di queste ultime ore: Stancanelli, in altri termini, ha abbandonato eroicamente una barca che si sta velocemente trasformando in un relitto da naufragio: purtroppo a naufragare non è solo la barca ma tutto il paese.
Ecco perché l’annuncio di Stancanelli è stata una performance di pura retorica, e anche in questo caso a piangerne le conseguenze saranno i catanesi, visto che, dopo il passaggio dell’ormai ufficialmente pregiudicato Attila Scapagnini, il suo sodale e successore non ha potuto fare altro che cercare di tappare qualche buco, in una tela che continua a strapparsi sistematicamente.
Una città ormai disincantata, con tutti i problemi, piccoli e grandi, sempre all’ordine del giorno: i servizi sociali, il trasporto pubblico, il piano regolatore, gli interventi per il rilancio dell’economia, una raccolta differenziata degna di questo nome. Finita la stagione dei grandi annunci, che nascondeva la depredazione delle poche risorse disponibili, è tutto fermo al palo da anni.
E’ vero che adesso mancano pure i mezzi economici necessari. Ciò nondimeno è soprattutto un’Amministrazione incapace di formulare un progetto politico credibile (o almeno idoneo a ridare un barlume di identità e coesione ad una convivenza civile sfrangiata e senza più anima) a costituire una vera e propria palla al piede della città.
E intanto stiamo ancora aspettando che i mirabolanti Stati generali producano la rivoluzione etnea.
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