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Legambiente, 50 micro discariche nell'Oasi del Simeto

 

COMUNICATO STAMPA

 

 

50 micro discariche individuate da Legambiente nella riserva naturale Oasi del Simeto. Esposto alla Procura della Repubblica per individuare le responsabilità della gravissima alterazione di aree di enorme interesse naturalistico.

Nonostante siano trascorsi 27 anni dall’istituzione della riserva naturale Oasi del Simeto, continuano a verificarsi reati ambientali che determinano gravi danni agli ambienti protetti e una costante perdita di naturalità. Tra le numerose problematiche della riserva naturale vi è il fenomeno dell’abbandono di rifiuti, anche nelle aree di massima protezione e di elevato valore ambientale. Molti dei rifiuti permangono da anni nell’area protetta, e in alcuni casi, sin dal periodo dell’affidamento in gestione di essa alla Provincia Regionale di Catania (1988).

Al fine di rendere evidente l’entità del fenomeno, Legambiente ha eseguito nel mese di settembre del corrente anno numerosi sopralluoghi nella riserva naturale Oasi del Simeto, rilevando circa 50 micro discariche. L’elenco delle micro discariche, con relative foto, è stato pubblicato sul sito web di Legambiente Catania (www.legambientecatania.it). Per ogni micro discarica censita sono indicati la località, la zona della riserva naturale (A o B), le coordinate geografiche e informazioni sulla tipologia di rifiuti (in particolare sull’eventuale presenza di amianto). Nessuna micro discarica riguarda rifiuti trasportati dal mare sulla fascia costiera. Le micro discariche censite da Legambiente nella fascia costiera riguardano solo quelle relative ad aree più interne, in cui i rifiuti non sono stati trasportati dal mare ma sono stati abbandonati volutamente da terra.

Sulla base di questo censimento Legambiente ha presentato nei giorni scorsi un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica di Catania dove è stato chiesto di accertare se siano stati posti in essere tutti gli atti per impedire, reprimere e sanzionare l’abbandono di rifiuti, per pervenire alla bonifica delle aree interessate dalla presenza di micro discariche e per scongiurare rischi per la pubblica incolumità.

Occorre precisare che l’elenco delle micro discariche censite da questa Associazione deve intendersi puramente indicativo e finalizzato solo a fornire, con dati oggettivi e verificabili, una chiara indicazione dell’entità del fenomeno. Eseguire una rilevazione completa ed esaustiva delle micro discariche nella riserva naturale Oasi del Simeto non è compito di Legambiente ma dell’Ente gestore. La Provincia regionale di Catania, invece, per quanto a nostra conoscenza, non è stata finora in grado di eseguire neanche una mappatura del fenomeno che costituirebbe la premessa indispensabile per valutarne appieno le dimensioni e programmare i necessari interventi di bonifica e prevenzione. Nello scorso mese di agosto, a seguito di un intervento simbolico di pulizia da parte del WWF e militari della Stazione Aeronavale della marina USA di Sigonella in collaborazione della Provincia regionale di Catania, Legambiente, aveva ribadito all’Ente gestore la necessità di un piano organico per la bonifica e la prevenzione ma non è stata sinora ottenuta alcuna risposta.

Danni ambientali e rischi per la salute pubblica

La tipologia dei rifiuti riscontrati nelle micro discariche è estremamente diversificata: scarti edilizi (persino quelli mai rimossi di diverse costruzioni abusive demolite dal Comune di Catania), rifiuti domestici, vecchi elettrodomestici, contenitori di prodotti chimici per l’agricoltura e perfino rifiuti estremamente pericolosi come quelli contenenti amianto. I rifiuti contenenti amianto (costituiti in massima parte da lastre, vasche e tubi di irrigazione in cemento-amianto) sono, in particolare, diffusi anche nella zona A della riserva (come, ad esempio, la vecchia ansa del Simeto, gli stagni di contrada Pigno, le dune costiere) e non sono stati mai rimossi dall’Ente Gestore.

Oltre ai danni ambientali già prodotti, il perdurare della situazione sopra descritta determinerà la necessità di reperire somme sempre più ingenti di denaro per eseguire, in futuro, i necessari e doverosi interventi di bonifica. Inoltre, gli interventi di bonifica, oltre che costosi, saranno, nella maggior parte dei casi, difficili da eseguire se non impossibili (a meno di asportate enormi quantità di suolo): è il caso, ad esempio, determinato dallo sciagurato abbandono di frammenti di cemento-amianto sulle dune, rifiuti che sarà impossibile rimuovere perché sono ormai intimamente mescolati con la sabbia. In altri casi, come i rifiuti finiti nell’acqua e sprofondati sui fondali argillosi-limosi delle zone umide, la loro rimozione sarà ancora più ardua.

In merito ai manufatti in cemento-amianto, in particolare, va osservato che essi sono, quasi sempre, danneggiati ed essendo, inoltre, esposti agli agenti atmosferici, agli sbalzi termici e all’azione di microrganismi, si presentano, di norma, deteriorati in superficie. Il loro cattivo stato di conservazione determina pertanto affioramenti delle fibre di amianto e fenomeni di liberazione delle stesse. Tale situazione, oltre a causare un gravissimo inquinamento ambientale, produce un inaccettabile rischio per la salute dei cittadini tra cui quelli che si aspetterebbero di trovare in un’area naturale protetta un luogo salubre. A proposito dei rischi per la salute della popolazione è opportuno osservare che l’inalazione, anche di basse quantità di fibre di amianto, può determinare l’insorgere di gravissime malattie, tra cui il mesotelioma che può, notoriamente, innescarsi anche a seguito di esposizioni straordinariamente basse (Selikoff, 1978).

Occorre osservare che le singole micro discariche in cui sono presenti rifiuti contenenti amianto se sommate assieme contengono una massa di rifiuti significativamente elevata. Tale osservazione avrebbe dovuto suggerire all’Ente gestore di assumere i necessari provvedimenti di bonifica, mentre è possibile documentare che le micro discariche contenenti amianto (come del resto anche le altre) permangono del tutto ignorate da anni nella riserva. Secondo Legambiente l’Ente gestore, in assenza di interventi di bonifica, avrebbe almeno dovuto precludere l’accesso in tutte quelle aree che registrano la presenza di significativi quantitativi di rifiuti in cemento-amianto.

L’assenza di significativi interventi di bonifica e di prevenzione dall’epoca di affidamento della riserva naturale alla Provincia regionale di Catania ad oggi ha determinato la profonda alterazione di aree di singolare bellezza e di enorme interesse naturalistico, riducendole, in alcuni casi, a posti di estremo degrado. I danni ambientali e paesaggistici cagionati, che sarebbero già gravissimi anche per un’area senza vincoli di protezione, appaiono ancora più inammissibili perché inferti a un’area protetta che racchiude straordinari ambienti naturali che rivestono un ruolo fondamentale per la conservazione di specie animali e vegetali anche rare o a rischio di estinzione.

Le competenze per smaltimento dei rifiuti e risanamento ambientale

L’art. 160 della legge regionale 1 settembre 1993, n. 25 (Interventi straordinari per l’occupazione produttiva in Sicilia) dal titolo “Attività delle province regionali in materia di smaltimento dei rifiuti solidi” stabilisce che:

1. Le province regionali svolgono obbligatoriamente l’attività di raccolta e smaltimento di rifiuti solidi urbani e di rifiuti speciali, di cui all’articolo 13, comma 1, lettera f, della legge regionale 6 marzo 1986, n. 9, nelle parti di territorio esterno ai perimetri dei centri abitati.

2. Nello svolgimento dell’attività di cui al comma 1 è data priorità alla raccolta dei rifiuti abbandonati lungo i litorali marini e nelle aree naturali protette.

3. L’attività di cui al comma 1 può essere estesa anche ad interventi di risanamento ambientale di parti del territorio danneggiato dalla presenza di discariche abusive, fatto salvo il diritto al risarcimento nei confronti dei responsabili del danno ambientale.

Tali previsioni sono ulteriormente chiarite nella Circolare dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del 29 luglio 2008 (Attività delle province regionali in materia di smaltimento dei rifiuti solidi. Ulteriori chiarimenti in ordine all’art. 160 della legge regionale n. 25/1993) (Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 40 del 29/8/2008) che specifica: ”Ove, invece, non sia possibile individuare l’autore dell’abbandono del rifiuto e non sia possibile attribuire la responsabilità in capo al proprietario del terreno, cui ordinare lo sgombero, se il sito ricade al di fuori del centro abitato, indipendentemente dalla tipologia del sito (pubblico o privato) rimane operativa la previsione dell’art. 160 della legge regionale n. 25/1993 che pone a carico della provincia territorialmente competente la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti medesimi”.

Il Presidente, Renato De Pietro

 

Argo

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