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Uno sciopero generale per salvare il Paese

Uno sciopero generale indetto dalla C.G.I.L. e, successivamente e con una piattaforma autonoma, dai Sindacati di Base, per dire no a una manovra finanziaria profondamente ingiusta, ulteriormente peggiorata dal cosiddetto maxiemendamento presentato ieri dal Governo. Un testo, che prevede, fra l’altro, l’IVA al 21% e l’anticipo del percorso per arrivare all’equiparazione dell’età per la pensione di vecchiaia tra uomini e donne a 65 anni ( ma non è detto che non spunti l’ennesima nuova versione), e sul quale verrà chiesto il voto di fiducia.
A Catania il corteo della C.G.I.L. ( i sindacati di base hanno, invece, optato per un’unica manifestazione a Palermo) è partito da via Etnea – villa Bellini – per concludersi in piazza Manganelli. Diverse migliaia i partecipanti, e fra questi particolarmente significativa la presenza di alcune categorie: Edili, Metalmeccanici, Lavoratori del Commercio, del Pubblico Impiego e della Scuola.
A ingrossare le fila della manifestazione, molti militanti delle forze politiche del Centro-Sinistra e di quei movimenti (come, per esempio, il Coordinamento in difesa della scuola pubblica statale) che hanno contestato nei loro settori di lavoro gli effetti negativi prodotti dalla forsennata politica dei tagli.
Importante la partecipazione dei sindaci di Biancavilla, Pippo Glorioso, di Linguaglossa, Rosa Maria Vecchio, di San Cono, Nunzio Drago, di Giarre, Teresa Sodano, di Raddusa, Cosimo Marotta, e di Licodia Eubea Nunzio Li Rosi, presidente provinciale dell’ Anci.
In tutti la consapevolezza della drammaticità della crisi soprattutto in una regione, come la Sicilia, dove un giovane su due è disoccupato, molte aziende sono in crisi e alla quale, per effetto della manovra, saranno tolti 400 milioni di euro alla sanità e 600 agli enti locali. Altrettanto diffusa la consapevolezza che la manovra non può essere pagata da lavoratori dipendenti, pensionati, giovani.

Questi ultimi, non moltissimi, ma combattivi, dietro gli striscioni del Movimento Studentesco e del C.P.O. Experia, hanno effettuato un “flash mob” in corso Sicilia, davanti alle sedi della BNL e del Banco di Sicilia/Uni Credit.
Angelo Villari, segretario generale della Camera del lavoro di Catania, ha aperto il comizio finale, mentre dal palco venivano date le notizie dell’ottima riuscita dello sciopero in tutti i settori, e, in particolare, fra i lavoratori dei centri commerciali e dell’aeroporto.

Dopo aver ragionato sui motivi complessivi della protesta e ribadito il no assoluto contro tutti quei tentativi che vogliono rimettere in discussione il contratto nazionale, Villari ha chiesto maggiore attenzione su quanto sta avvenendo a Catania rispetto alle aziende in crisi (Pfizer, St,  Numonyx- Micron, Sat, Cesame), una nuova politica per l’agricoltura, la riorganizzazione del sistema commerciale per eliminare le storture derivanti dall’ eccessiva presenza degli ipermercati e dal diffuso utilizzo del lavoro precario.
Dopo gli interventi di Pasquale Timpanaro, segretario di Caltagirone e di Santina Sconza rappresentante dell’Anpi, ha preso la parola Serena Sorrentino, segretario nazionale Cgil. L’ultima relatrice ha sottolineato i danni specifici che subirà il Mezzogiorno se la manovra non verrà radicalmente modificata. Infatti, i tagli agli enti locali determineranno un ulteriore impoverimento dei servizi essenziali e l’art. 8, con il quale si vogliono cancellare i diritti dei lavoratori, renderà il Sud sempre più esposto a una politica di ricatti. Per questo, ha concluso: “ è necessario cambiare la manovra assumendo il Mezzogiorno come questione nazionale”.

Argo

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