Purtroppo il lavoro nero è una malattia endemica, soprattutto nel nostro territorio, ma c’è un fattore nuovo che rende oggi più visibile questa realtà. E’ intervenuta infatti, con la legge n. 183 del 4/11/2010 (art.4), una modifica dei poteri della Guardia di Finanza, accompagnata da una convenzione con il Dipartimento Lavoro della Regione siciliana. In materia di lavoro sommerso la Guardia di Finanza è passata infatti da organo segnalatore ad organo di accertamento delle violazioni commesse con conseguente irrogazione delle sanzioni previste.
Lasciamo parlare adesso i numeri. In base ai controlli effettuati nel mese di aprile di quest’anno – con l’impiego di 50 uomini – a carico di diversi esercizi tra ristoranti, pizzerie, bar e pub della provincia di Catania è emerso che tutti gli esercizi controllati utilizzavano manodopera irregolare. Si parla di 101 lavoratori irregolari di nazionalità italiana e straniera, tra cui alcuni minori di anni 18.
In Sicilia (A Sud’Europa anno 5 n. 29), secondo quanto comunicato dal Ministero, sono state ispezionate 629 aziende agricole e tra esse sono risultate fuori norma ben 302, ovvero il 48% di quelle controllate. Tra loro, sono stati verificati lavoratori 3.118, di cui 126 extracomunitari, e sono state denunciate 348 unità in nero e 3.106 lavoratori irregolari per altre cause.
Chi vive a Catania sa che nel privato è difficile essere assunto regolarmente. Oltre ai casi di evasione totale, vi sono i lavoratori ingaggiati per un numero ridotto di ore (di gran lunga inferiore all’orario effettivo) e/o con una qualifica inferiore. Senza considerare il corrispettivo nelle giornate festive e il quantitativo delle giornate di ferie godute. Qualsiasi pretesa, da parte del lavoratore, del giusto rispetto delle norme conduce spesso al licenziamento o al mancato rinnovo del contratto (vedi anche Lotta al lavoro nero su Osservatorio-sicilia).
Se gli accertamenti diventassero regolari e l’applicazione delle sanzioni certa (da1.500 a 12.000 euro per ciascun singolo lavoratore con possibilità di sospensione dell’attività economica esercitata) le irregolarità si ridurrebbero in maniera considerevole.
In questo periodo l’attenzione della Guardia di Finanza sembra essersi concentrata sugli stabilimenti balneari.
“Il lavoro nero – si legge sul rapporto 2010 della GdF – è un fenomeno che genera un duplice effetto negativo: in primo luogo, per i lavoratori che non hanno certezze sulla stabilità del rapporto d’impiego, sulla tutela dei propri diritti alla salute ed alla sicurezza nei luoghi di lavoro e sulla possibilità di godere, negli anni della maturità, di una vita economicamente agiata; in seconda battuta, per il Paese, perché lo sfruttamento dei lavoratori frena la crescita dell’economia legale e favorisce la proliferazione di forme criminali pericolose (quali il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed il “caporalato”) che incidono sul livello generale di sicurezza dei cittadini”.
E, in terzo luogo, induce ad aspirare al lavoro pubblico come l’unico che offra garanzie per i propri diritti di lavoratore.
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