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Gaetano Calogero, la pittura come memoria di un popolo

L’artista dei vecchi e nuovi quartieri popolari di Catania e delle antiche tradizioni, il pittore naïf, semplice e umile, che ha prodotto quadri che hanno il sapore del “pane casereccio”, Gaetano Calogero, è morto alla fine di giugno, poco prima che venisse inaugurata la mostra permanente dei suoi quadri dedicati al monastero benedettino, “Oltre il grigio: colori e visioni di Santa Nicola“, curata dall’associazione Officine Culturali, in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia e allestita all’interno delle suggestive cantine settecentesche.
E’ un riconoscimento importante del valore di questo pittore, il cui itinerario umano e artistico è stato ricostruito da Massimiliano Nicosia su La Periferica, con gratitudine per quello che quest’uomo ha significato per i quartieri popolari in cui è vissuto. Guidato dall’amore per la sua città, dall’interesse per gli antichi mestieri e persino per i giochi infantili tradizionali, ha voluto ritrarli e quindi consegnarli alla memoria collettiva.
Dalle immagini dei bambini intenti ai loro giochi e dalle relative filastrocche è nato anche un libro, Giocalant giochiamo con la tiritera, stampato a Catania da Tipolito Anfuso, di cui riproduciamo alcuni passi, tratti dal sito Cataniatradizioni
Artista popolare non per scelta intellettualistica ma per cultura e origine, visse la sua appartenza anche come motivo di impegno sociale. Non a caso infatti scelse proprio il quartiere di San Cristoforo, di cui era originario, per la sua prima mostra individuale. Non a caso la “Galleria città satellite” aperta a Librino, in viale Castagnola, dove si era trasferito, fu pensata anche come luogo di aggregazione giovanile. E lo fu realmente negli anni ’80, sempre per sua iniziativa.
Il successivo stato di abbandono della bottega fu per lui, che ormai non era più in grado di gestirla, motivo di cruccio, fino al momento in cui “il Partito Democratico inaugurò in quei locali la propria sede di quartiere, mantenendo l’antica denominazione e una mostra permanente dell’artista”. Un evento a lui gradito perchè accompagnato dall’auspicio che potesse tornare ad essere “ un luogo sociale aperto a tutte le realtà del quartiere”.
E ancora, nella Catania ridotta al buio dalla scriteriata amministrazione Scapagnini, si dichiarò disposto a versare al Comune gli importi ricavati da una mostra di suoi quadri da allestire in piazza Università. Aveva chiesto in cambio, oltre alla luce per la città e per il suo quartiere, la riduzione della tassa sui rifiuti per chi viveva di una pensione minima e la ristrutturazione della sua bottega. (“L’arte contro l’oscurantismo”).

Argo

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