Se ne torna a parlare soprattutto per due motivi: la pubblicazione del bando di concorso, la diffusione di una lettera inviata dal preside di Giurisprudenza, Vincenzo Di Cataldo, al rettore. Così la Scuola Superiore di Catania, di cui ci siamo ampiamente occupati a maggio è tornata di attualità.
Il bando per l’ammissione è stato pubblicato, in data 6 luglio, sul sito della Scuola. E’ il primo emanato dopo le modifiche apportate al regolamento della residenza della Scuola, che hanno suscitato la protesta di alunni ed ex-alunni. e gli interventi critici e inascoltati di alcuni esponenti del mondo politico.
Coerentemente con quanto deliberato da CdA e Senato Accademico, prevede:
- la fine dell’obbligo di residenzialità, che diventa solo un’opzione possibile
- la cancellazione del principio di totale gratuità di vitto e alloggio, con conseguente pagamento, da parte degli studenti ammessi, di un “contributo” proporzionale al reddito (quello dichiarato…) della propria famiglia.
C’è un’altra novità: possono concorrere solo gli studenti che abbiano ottenuto il massimo dei voti agli esami di stato, 100/100. Una condizione non presente negli anni passati e assente nei bandi delle altre scuole d’eccellenza italiane. E’ noto che il voto riportato agli esami risente di criteri di valutazione non omogenei tra le varie commissioni e si è quindi sempre preferito attuare la selezione attraverso prove appositamente preparate, pur nella consapevolezza che -anche con questa modalità- possano essere commessi errori di valutazione.
Che l’obbligo di residenza non fosse né un privilegio di “bambini viziati” né un “vantaggio economico/logistico”, ma un “pilastro di un progetto formativo” perchè “il dovere di vivere insieme” serve ad “accrescere le proprie conoscenze e aprire i propri orizzonti culturali”, lo hanno detto gli alunni ed ex alunni nel loro Comunicato dello scorso 25 giugno. Lo conferma del resto l’esperienza di tutte le scuole d’eccellenza, tanto che Di Cataldo lo definisce opportunamente un “valore aggiunto”.
La fine della gratuità, secondo elemento “innovativo” introdotto, è stata giustificata come una necessità dettata:
- dall’obbligo di adeguamento alla normativa nazionale e regionale sul diritto allo studio
- da esigenze economiche della Scuola, determinate dai tagli ministeriali
Le osservazioni di alunni ed ex-alunni erano focalizzate soprattutto sul fatto che il diritto allo studio in questo caso non c’entra, perchè la SSC è una istituzione pensata non per garantire a tutti una formazione universitaria, ma per offrire opportunità significative a coloro che sono stati “selezionati tramite concorso pubblico senza nessuna discriminazione se non il merito”.
Ma c’è di più. Come osserva Di Cataldo nella sua lettera a Recca: “Hai detto che la Scuola deve eliminarla (la gratuità), perchè da ora è struttura dell’Ateneo, e da ora ad essa si applica la normativa nazionale e regionale del diritto allo studio. Per quello che si sa, tuttavia, la Scuola è stata sempre una struttura dell’Ateneo, ed è sempre stata priva di uno statuto di autonomia, che, come Tu hai ricordato, è stato chiesto in passato, ma non è mai stato conseguito. Ed allora, non saprei dire come si esca dal seguente dilemma: o la Scuola ha violato fin adesso le regole del diritto allo studio, o non è vero che esse impongano la soppressione della gratuità della Scuola”
Di Cataldo aggiunge che le necessità economiche della Scuola potranno difficilmente essere risolte dal contributo che viene previsto per i nuovi alunni. In genere infatti essi vengono -per sua conoscenza diretta- da famiglie di modeste possibilità economiche e godrebbero di “un prevedibile alto tasso di esoneri da contribuzione.”
Dobbiamo ipotizzare -da parte del rettore e di buona parte del corpo accademico- un consapevole disegno di minare alla base un’esperienza mai amata e difesa, anzi considerata motivo di fastidio piuttosto che di orgoglio?
Il voto quasi unanime con cui sono state approvate le modifiche alla statuto della residenza potrebbe farlo sospettare. Soprattutto Recca sembra nutrire un disegno di smobilitazione e magari, come sospettano gli alunni, anche di trasformazione di Villa San Saverio in una “normale” residenza universitaria.
Lo stesso Di Cataldo, nella sua lettera, osserva come la votazione sul nuovo statuto sia stata presentata in Senato accademico come “un passaggio assolutamente routinario e burocratico, senza alcun cenno ai contenuti fortemente innovativi della proposta”, e non come una scelta da compiere con oculatezza, dopo aver acquisito le informazioni necessarie a averne compreso i risvolti. In soldoni, verrebbe di definirlo …un colpo di mano.
La necessità di trovare finanziamenti per la conduzione della Scuola, che necessita anche di attrezzature per “l’avvio precoce alla ricerca” e di fondi per l’attività di studio all’estero, c’è sempre stata ed ha occupato molte delle energie di Rimini, Rizzarelli e Pignataro, che l’hanno presieduta prima dell’attuale “nuovo corso”.
La strada del Consorzio, da potenziare e allargare, si era rivelata difficile ma promettente. Adesso si dovrebbe costituire un nuovo Consorzio (si era parlato anche di una Fondazione) ma è subentrato un pericoloso silenzio che fa dubitare della reale intenzione di procedere in questa direzione.
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Anche allievi ed ex-allievi sono consapevoli dei problemi legati alla carenza di finanziamenti e si dicono anche disposti a rinunciare ad alcuni diritti (come il rimborso delle tasse o il contributo didattico di cui hanno usufruito) purchè non si metta in discussione il merito come elemento determinante.
E qualcosa relativamente al merito deve essere cambiata se Di Cataldo scrive: “Ma resta oscuro perchè la parola “merito”, che nel testo del regolamento previgente condizionava la permanenza del corsista nella Scuola (art. 2, coma 4), sia stata accuratamente cancellata dal nuovo testo della stessa norma”.
Si vedrà nell’immediato futuro quali effetti avranno sulla vita della Scuola i cambiamenti introdotti. Già alla scadenza della presentazione delle domande di iscrizione, prevista per il 7 settembre, si potrà vedere se c’è stata una variazione nel numero delle domande presentate.
La Scuola, ma anche la città e tutto il Sud, potrebbe subire un impoverimento di talenti perchè molti giovani preparati, che avrebbero scelto di restare se fossero state confermate le condizioni precedenti, potrebbero cercare di entrare in scuole di eccellenza che garantiscono la totale gratuità, il piccolo contributo alle spese e la possibilità di confronto quotidiano in una comune residenza, tuttora garantiti altrove.
Sul numero di partecipanti al concorso potrebbe influire anche la mancata organizzazione, per quest’anno, delle attività di orientamento e della summer school, realizzate negli anni precedenti. Un involontario autogol o una scelta calcolata?
Leggi il testo integrale della lettera inviata dal preside Di Cataldo a Recca