La partita si gioca tra chi, come Legambiente Catania, difende un’area protetta e chi la continua ad utilizzare in modo improprio per interessi privati. Parliamo dell’Oasi del Simeto, la riserva naturale istituita nel 1984 proprio perchè l’ eccessiva antropizzazione rischiava di distruggere quello che rimane di un vasto ecosistema palustre che ospita varie specie vegetali e animali, alcune delle quali uniche.
Luogo bellissimo che, nonostante le aggressioni subite, riveste ancora “un rilevante interesse naturalistico ed elevate potenzialità soprattutto come area di protezione dell’avifauna e per la presenza di ambienti estremamente diversificati.” Non a caso è stato individuato dall’Unione Europea come Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) e Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.).
La responsabilitò della gestione dell’area è affidata alla Provincia Regionale di Catania, che –a quanto risulta dalle denunce delle associazioni ambientalistiche- appare “distratta”. Forse l’impegno a sostenere e pubblicizzare eventi che diano visibilità al suo presidente, Giuseppe Castiglione, assorbe tutte le energie dell’entourage.
La cura di un’area protetta, inoltre, non solo dà poca visibilità in un contesto caratterizzato da scarsa sensibilità ambientale, ma impone anche interventi “sgradevoli” nei confronti di compie abusi. Meglio quindi far finta di non vedere e rimanere amico di tutti.
Questa incuria incoraggia a compiere ulteriori interventi di manomissione che hanno buona probabilità di restare impuniti. L’ultimo evento significativo e molto “visibile” è stato un incendio, sviluppatosi domenica scorsa da cinque focolai diversi, tanto che persino l’assessore Rotella si è sbilanciato a ipotizzare l’intento doloso (La Sicilia 11/07/2011). Domato dopo quattro ore, l’incendio ha fatto danni gravi ma circoscritti, ma fermare l’emergenza momentanea non basta. Bisogna avere la volontà di contrastare gli interessi di chi rema contro.
Azioni di danneggiamento di questo tipo hanno infatti cause non difficilemnte identificabili, come viene suggerito, in modo pacato ma fermo da un Comunicato stampa di Legambiente, in cui l’ente gestore viene richiamato ai suoi doveri e si formula la chiara richiesta che venga “impedito, come previsto dalla legge, il pascolo e qualunque forma di attività edilizia in tutte le aree percorse dagli incendi.”
Chi cerca “di trarre profitto dalla distruzione di aree naturali” compie -come si legge nel Comunicato, a firma del presidente Renato De Pietro- interventi “criminali” che possono essere contrstati solo con un “potenziamento dell’attività di vigilanza all’interno dell’area protetta”.
La denuncia di Legambiente non riguarda solo quest’ultimo episodio, ma si estende a una serie di abusi, su cui l’associazione ha emesso diversi Comunicati. Nel corrente mese di Luglio sono state denunciate, a più riprese, lo spianamento delle dune, l’asportazione della vegetazione più vicina al mare e persino, la costruzione di una strada che porta ad una casa abusiva.
Alcuni di questi interventi, come lo spianamento e l’asportazione, vengono reiterati ogni anno nella stagione estiva per “consentire l’accesso al mare ai villaggi abusizi della zona”. Non solo quindi ci troviamo davanti a situzioni di abusivismo non sanate (anche se ormai più ridotte), ma constatiamo che nulla viene fatto per impedire questa costante modifica del naturale processo di ricostruzione delle dune. Ne consegue un danneggiamento della vegetazione spontanea e in genere dell’habitat naturale in nome di una malintesa “comodità” di fruizione del mare.
Nella denuncia, corredata da foto, si evidenzia inoltre che la “vegetazione naturale asportata” viene ammassata, insieme ai rifiuti accanto ai varchi realizzati. Non si fa, insomma, nemmeno pulizia….
Questi interventi denotano ignoranza e assenza di rispetto nei confronti di un ambiente naturale che andrebbe salvaguardato. Uguale insensibilità viene dimostrata anche da parte di chi permette che si compiano. Ecco perchè Legambiente ha deciso di fare un passo ulteriore e ha presentato un esposto anche alla magistratura.
Nel caso della strada abusiva, che porta ad un’abitazione abusiva, la Provincia risponde spostando i termini della questione. La strada risalirebbe al 2003 e non al 2008 come sostenuto da Legambiente con relativa documentazione fotografica. Il problema comunque non cambia. La strada non dovrebbe esserci e nemmeno la casa “posta in un’area soggetta ad impaludarsi, frequentata dall’avifauna”.
Una delle preoccupazioni manifestate dall’ associazione ambientalista è quella relativa a progetti di riperimetrazione dell’area protetta, soprattutto sulla base di una dichiarazione dell’assessore Rotella che spera con questo intervento di “risolvere la questione una volta per tutte”.
Visto che le manomissioni riguardano tutto il litorale della riserva, dal confine Nord a quello Sud, “una nuova perimetrazione non può in alcun modo rappresentare alcuna soluzione a violazioni come quelle denunciate”.
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Bisogna avere il coraggio di riconoscere “Bisogna avere il coraggio di riconoscere l’assoluta incompatibilità ambientale di alcuni degli agglomerati abusivi esistenti. .Quelli situati in prossimità delle zone vanno infatti demoliti, provvedendo al ripristino naturalistico.
Per approndimenti consulta il sito di Legambiente Catania da cui sono tratte anche le immagini qui pubblicate