Lettera aperta agli assessori regionali Venturi e Parma
Ai quali chiediamo di precisare ai lettori de La Sicilia che la loro “ira” per la “strategia miope” sui “porti turistici” esclude le iniziative colpevolmente bloccate da una burocrazia inefficiente o peggio, corrotta.
All’Assessore Sparma che annuncia di intervenire “anche legislativamente” sulla questione, chiediamo la conferma che nuove leggi:
1- non annullino quelle in vigore che hanno finora impedito abusi territoriali come lo scempio della Plaia di Catania camuffato da innocente “porto turistico”;
2- confermino l’illegittimità di costruire alte e lunghe barriere di edifici speculativi tra la città ed il mare;
3- non valgano a sanare l’abusivo uso di demanio pubblico come un villaggio privato che trattenga al suo interno i turisti e la loro capacità di spesa.
Se tali tre punti venissero condivisi dall’Assessore Sparma, come siamo sicuri farà, il “blocco dei lavori” di cui si è lamentato sulla stampa dovrà essere riferito esclusivamente ai “porti turistici irregolari. Quindi tale “blocco” non sarebbe certo una colpa da punire ma un chiaro merito di quei funzionari rispettosi delle regole ed attenti a correggere in tempo le devianze dei loro colleghi.
Il caso “Mulino S.Lucia” infatti è il concreto esempio di mancato intervento correttivo della mala amministrazione che ha permesso un ecomostro urbanistico e viario da tenerci a vita.
Catania purtroppo è ancora vittima di gravi e diffuse irregolarità procedurali, oggi persino nel campo della portualità turistica, che hanno fatta apparire al mondo civile la nostra terra come teatro di corruzione e di violenza.
Al Senatore Roberto Centaro intervenuto su “ La Sicilia ” il 14.06.2011, spieghiamo perché non è sbagliato , come lui crede, criticare i porti turistici allorché prevedano sproporzionate edificazioni o, peggio, camuffino speculazioni edilizie.
Il DPR 509/97 sancisce infatti la sostanziale differenza fra “porto turistico” ed “approdo turistico” ed ammette solo il secondo (approdo) all’interno di pubbliche strutture come i porti nazionali polifunzionali la cui gestione costa a tutti noi tanti soldi e non possono essere “privatizzati” fuori dalle regole come qualcuno pretende.
Tale prioritaria polifunzionalità pubblica dei nostri porti, pertanto, non può venire soppressa come arbitrariamente predisposto nello scandaloso caso Catania, laddove un solo operatore privato si accingeva a:
1) annettersi per “soli” 90 anni un terzo di tutta la estensione della pubblica struttura portuale ;
2) edificarvi cubature triple di quelle che la Legge consente nelle aree urbane ;
3) pagare allo Stato solo un canone annuale, come fosse la rata di un mutuo quasi secolare, libero da interessi e garanzie reali.
Una manna per chi si vuole avvantaggiare nel sottrarre spazio e sviluppo alle attività mercantili o di trasporto dei porti pubblici. Una miniera per chi si appresta a fare concorrenza sleale ai fessi che hanno pagato al giusto prezzo di mercato aree edificabili di città limitrofe al porto nella speranza di costruirvi alberghi e negozi per i turisti. Una offesa ai cittadini costretti a sopportare i quartieri degradati dell’angiporto e guardare da lontano i ricchi turisti nel loro dorato villaggio esclusivo.
Ciò premesso, concordiamo con il Senatore Centaro che per colpa di alcuni burocrati “La guerra contro i porti turistici è politicamente demenziale”, ma Lui dovrà convenire con noi che una sanatoria politica di quelli irregolari, come nel caso Catania, risulta una bestemmia giuridica.
Il suo legittimo convincimento politico: “Non credo che le leggi vietino questo tipo di investimento” certamente non comprende la L.R. 78/76 che vieta edificazioni sulla linea di costa, la L. 431/85 che vieta il turbamento dei corsi d’acqua naturali, ed il predetto DPR 509/97; tutte leggi che il Senatore Centaro, senza dubbio alcuno, vorrà riconoscere e rispettare al pari di tutti noi.
Inoltre, “Servizi e non speculazione per il diportismo nautico” denuncia “ La Sicilia ” il 19.06.11 lo scottante “affare” e ricorda che “chi ha sbagliato a progettare non può consentire l’aggressione indiscriminata al territorio per favorire la speculazione ‘mattoniera’ ” .
Vorremmo tuttavia aggiungere che una progettazione, a maggior ragione se azzardata, non può risultare sconosciuta al committente che la paga e che ne è responsabile di fronte alla Legge se andasse “in porto”, è giusto il caso di dire.
Lo stesso quotidiano elenca poi le tariffe dei veri, propri e regolari “approdi turistici”; tariffe che risultano altamente remunerative pur senza “trattare l’area demaniale a terra per realizzare ville e palazzi o alberghi” poiché tale fatto “confligge con le normative e con lo spirito della portualità per il diportista”
A questo punto emergono veri e propri dilemmi :
1) è impazzito anche il quotidiano locale, oltre la stampa periodica, le associazioni cittadine , i partiti non governativi e quanti altri da tempo denunciano la illegalità eletta a sistema nel cosiddetto “porto delle nebbie”?
2) perché mai una pubblica gara di “porto turistico” è stata mantenuta irregolarmente in vita dal 2001 al 2009 ?
3) perché mai Comune, Provincia, Autorità Portuale ed altri enti corresponsabili, non hanno impedito in tempo le irregolarità divenute oggi perfino di dominio pubblico ?
Ancora una volta non resta che confidare nella Magistratura per evitare in tempo la edificazione di un nuovo ecomostro urbanistico e viario dopo l’ex “Mulino S. Lucia”: un “porto turistico” di ben 400.000. metri cubi di edifici sulla battigia delle Plaia.
Tutta la penosa storia su www.portodelsole.it
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