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Comunità Islamica a Catania, custodire l'identità e aprirsi al dialogo

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Lunghi abiti femminili colorati, prevalenza della lingua araba, consensi unanimi espressi secondo modalità diverse dai nostri battimani, una sospensione dei lavori riservata alla preghiera, separazione dell’uditorio maschile da quello femmminile. Queste ed altre caratteristiche hanno reso peculiare il Convegno della Comunità Islamica di Sicilia che si è svolto alle Ciminiere il primo maggio, un momento di riflessione, un’occasione per ritrovarsi uniti e, perchè no, anche per rendersi visibili.
Forse anche per questa esigenza di visibilità il Convegno, giunto alla sua ottava edizione e nato a Catania, è tornato quest’anno nella nostra città, dopo essere stato celebrato per cinque anni a Vittoria, al centro di un territorio con una forte presenza di lavoratori immigrati, molti dei quali islamici.
Islam in Europa tra Apprezzamento e Rifiuto”, questo il tema di quest’anno, un’occasione per riflettere sulla propria collocazione all’interno del mondo occidentale. Non a caso al convegno sono stati invitati, oltre a rappresentanti della cultura islamica, anche studiosi, uomini politici ed esponenti locali di associazioni impegnate nell’accoglienza degli stranieri.
Stanno uscendo da una fase critica gli islamici che vivono in Occidente. Ce lo conferma l’imam Kheit Abdelhafid, promotore dell’iniziativa e presidente della Comunità Islamica di Sicilia, che parla del convegno come di un’occasione per ripensare le condizioni “per vivere insieme, superando la paura e la islamofobia che hanno caratterizzato gli anni successivi agli attentati dell’11 settembre”.
L’Islam è stato visto infatti come una minaccia alla civiltà occidentale soprattutto a causa degli interventi dei media che hanno sbrigativamente identificato Islam e terrorismo. Attualmente, a suo parere, la diffidenza è minore, perchè sono emersi con più chiarezza gli interessi economici e politici che stanno alla base della contrapposizione tra occidente e mondo arabo e  perchè i contatti umani e sociali del quotidiano sono serviti a capire che l’Islam può essere per la nostra società una ricchezza, visto anche, sottolinea Abdelhafid, “l’attaccamento alla religione e alle regole che caratterizza il mondo musulmano”.
Oggi a Catania vivono ufficialmente circa 5000 islamici, ma il loro numero esatto è difficilmente individualbile, non solo per la presenza di irregolari ma anche perchè la Sicilia, come l’Italia tutta, resta una terra di passaggio, attraversata da migranti che hanno lo scopo di trasferirsi altrove.
Certo non tutti i musulmani sono praticanti in modo costante, ci dice l’imam Abdelhafid, ma “la religione rimane il più importante fattore di identità”. Tutti i musulmani, nordafricani, senegalesi, mauriziani, bangladesi, che vivono lontani dal loro paese, avvertono l’esigenza di un punto di riferimento, di un centro di incontro ed esso è la moschea. Particolarmente sentiti sono i momenti di festa, come ad esempio il giorno della rottura del digiuno, a cui tutti partecipano riconoscendosi appartenenti ad una stessa comunità.
Attualmente a Catania ci sono tre moschee, abbastanza piccole e poco visibili. Prima di lasciare il suo ruolo di rrsponsabilità all’interno dela Comunità Islamica, Kheit Abdelhafid spera di vedere realizzato un progetto a cui sta lavorando da anni e per il quale è stato già acquistato un immobile e sono stati ottenuti i necessari permessi, la costruzione di una moschea più grande e più visibile, un luogo che possa rappresentare il punto di riferimento di tutta la comunità islamica locale.
Sorgerà in piazza Cutelli e sarà insieme luogo di preghiera e centro culturale. Operare per la conservazione della identità islamica ma anche per il dialogo con le altre culture, questa è la sfida. L’imam pensa, ad esempio, all’insegnamento della lingua araba offerto a tutti, ai figli degli immigrati perchè non perdano le proprie radici, agli italiani che vogliano conoscere questa lingua e questa cultura. Anche l’insegnamento dell’italiano sarà per tutti, un altro modo per di no alle barriere.
Bella questa prospettiva di una moschea più grande, visibile. Un tassello necessario per arricchire la nostra città che dovrebbe ritrovare la propria tradizione di ospitalità e fare rivivere quel passato in cui arabi, ebrei, greci e uomini del nord vivevano fianco a fianco in una Sicilia che era veramente terra interculturale, ponte tra mondi diversi, al centro Mediterraneo.

2 Comments

  1. L’islamizzazione in corso dell’Europa piu’ pericoloso dei terroristi. Continua un tacito flusso migratorio e stanziamento di larghe popolazioni musulmane in Europa, che godono di tutti i diritti politici, culturali, sociali e religiosi del Paese ospite e in piu’ conservano il loro bagaglio di valori e credenze religiose d’origine, di atavica avversione per l’occidente, di antisemitismo e, piu’ recentemente L’intento dichiarato di questi popoli è di imporre all’Europa la cultura e la religione arabo-musulmana. Questo si predica finanche nelle moschee d’occidente, questo è provato dal ritrovamento di cassette di registrazione e dai discorsi intercettati dei gruppi di avanguardia dei musulmani in Europa. Caliamoci le braghe ad ogni starnuto degli islamici e soprattutto evitiamo nel nostro Paese,in europa, a casa nostra, di esprimere qualunque giudizio che possa offendere la suscettibilità degli arabo-musulmani, anche in situazione di prevaricazione da parte loro nei nostri riguardi, altrimenti, Dio Santo!, siamo dei razzisti”. A tanto è, dunque, arrivata la nostra auto-intimidazione a cospetto della lenta e costante colonizzazione dell’Europa da parte dell’Islam.?! E tutto questo perché le sinistre d’Europa possano, a loro volta, sopravvivere grazie ai voti elargiti loro dalle comunità arabo- musulmane, per permettere loro di divenire consiglieri, assessori e ministri?(Vedi il Belgio) Esau’ aveva venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie, la sinistra europea vende la nostra cultura, i nostri valori, l’ethos cristiano-europeo per un piatto di voti.Il resto solo chiacchere….

  2. Al signor Salvatore Albelice, da musulmano fino al midollo spinale dico che lei ha completamente ragione tutti gli analisti geo politici europei o arabo islamici sono d’accordo che”purtroppo io e te non ci saremo” l’europa perderà la sua identità giudaico cristiana al acqua di rose contro un islam figlio del immigrazione di musulmani che erano poco o per nulla osservanti … detto questo ho fatto una piccola ricerca e ho scoperto guarda un po “che se veramente il tuo cognome è ALBELICE” è un cognome arabissimo è anche abbastanza diffuso in Tunisia e in Algeria ..un cognome arabo andaluso musulmano…
    tante belle cose

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