Toccata e fuga quella di Paul Connett a Catania, venerdì scorso, di passaggio per l’appuntamento pomeridiano di Palermo. Nell’aula Magna della Università Centrale per quella mattina era annunciata anche la presenza di Raffaele Lombardo e del sindaco Stancanelli, ma si è fatto vedere solo l’assessore comunale Claudio Torrisi, impegnato soprattutto a rilasciare interviste ai media locali.
Connett era già stato ai Benedettini qualche anno fa, ma non dispiace riascoltarlo e condividere con lui la bella utopia del Zero Waste, Rifiuti Zero. Non solo riutilizzare, riciclere, compostare, ma continuare a ridurre al minimo la frazione residua, sottoponendola a ulteriori separazioni. E ancora, ridurre gli imballaggi alla fonte, intervenire sulla concezione stessa del prodotto, per rendere condivisa l’idea che un prodotto che non possa essere riutilizzato o riciclato non debba proprio esistere… “Gustosa” l’osservazione che siamo proprio noi italiani gli inventori del prodotto che non lascia residui e risolve alla radice il problema del’imballaggio, il gelato!
Ma non siamo ancora al cuore del problema. Emerge alla fine e riguarda i nostri comportamenti, la nostra mentalità. “La sfida più grande è combattere l’eccessivo consumo -dice Connet- capire che la qualità della vita non dipende dal possesso degli oggetti.” Non basta infatti aumentare la raccolta differenzita se non diminuisce la produzione stessa di rifiuti. Che senso ha infatti differenziare di più se crescono i rifiuti che produciamo?
Bellissima prospettiva e amaro contrasto con una città sporca, con la furbizia di chi cerca di aggirare la norma che vieta i sacchetti di plastica, di chi lascia cadere a terra involucri di ogni tipo o non utilizza opportunamente i cassonetti di cui è stata tapezzata la città.
Ma siamo veramente noi, gli uomini e le donne della strada, i soli responsabili? Qualcuno ci ha informato, ci ha spiegato cosa si può mettere e non mettere in ogni singolo cassonetto? Qualcuno ci ha dato certezza che quanto i più scrupolosi versano correttamenten venga davvero destinato al riciclo e non ammucchiato tutto insieme, come qualcuno ha visto accadere nel momento del trasferimento negli autocompattatori?
Molte, troppe domande.
Quasi assenti le risposte. Non basta organizzare periodicamente un convegno a cui partecipa comunque una percentuale minima della cittadinanza. Se lo scopo deve essere quello di informare tutti, gli strumenti di comunicazione devono essere adeguati, pervasivi. E fino ad ora la comunicazione non c’è stata affatto.
Non abbiamo ancora visto nemmeno le ricadute positive della nascita dell’Osservatorio Esterno sui Rifiuti, istituito per vigilare sul servizio e garantire il raggiungimento degli obiettivi della nuova legge regionale, soprattutto il 65% di differenziata entro il 2015. La nascita dell’Osservatorio è stata salutata come una conquista dalle associazioni ambientaliste , da Rifiuti Zero a Legambiente al WWF, che sono state chiamate a farne parte insieme a tecnici, docenti universitari, rappresentanti degli enti locali e della prefettura.
Siamo lieti di sapere che come presidente di questo Osservatorio sia stato scelto un tecnico esperto e competente come Enzo Favoino, che ha fortemente contribuito anche all’elaborazione della stessa legge regionale. Siamo lieti che si prospetti la possibilità di introdurre modifiche all’attuale regime di raccolta stradale per passare al porta a porta, che permette di aumentare le percentuali di raccolta differenziate. Ma le buone intenzioni non ci bastano più.
Non vogliamo disperare, non vogliamo nemmeno restare a guardare alla finestra. Ci va di collaborare per far divenire Catania una delle realtà positive del Sud, una nuiova Salerno (con il suo 75% di raccolta differenziata). Dovete però darcene la possibilità.

Argo

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