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Lavoro dietro le sbarre

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Un finanziamento a fondo perduto, fino ad un massimo di €. 25.000, per l’avvio o la prosecuzione di iniziative di lavoro autonomo professionale e imprenditoriale in qualunque settore. Destinatari cittadini detenuti e internati in espiazione pena nelle carceri siciliane.
A leggere il bando pubblicato sulla GURS del 17/12/2010 ci si aspetterebbe una corsa alla presentazione delle domande poiché i requisiti potrebbero essere posseduti da una moltitudine di detenuti. Sono infatti:
a) stato di espiazione in corso,
b) residenza in Sicilia,
c) aver frequentato un corso di formazione o averlo iniziato oppure aver svolto un periodo di apprendistato di un anno oppure ancora possedere la qualifica relativa all’attività che si intende svolgere,
d) autorizzazione rilasciata dalla direzione dell’istituto penitenziario (nel caso di detenuto che intenda svolgere l’attività all’interno del carcere) o del magistrato di sorveglianza (nel caso in cui l’attività sia svolta all’eterno).
La sovvenzione, che può coprire il 100% delle spese, oltre che per l’acquisto di attrezzature e materiale necessario all’avvio, può essere utilizzata per spese necessarie al rispetto della normativa sulla sicurezza e – nel limite del 20% – delle materie prime e del materiale di consumo. Unico limite è la somma a disposizione: €. 500.000, che potrebbe coprire solo 20 istanze col massimo della somma richiedibile.
A seguito di analogo avviso (con somma disponibile pari a €. 200.000) pubblicato all’inizio dello scorso anno (GURS del 15/01/2010) , leggiamo – nella Relazione dell’attività del Garante per l’anno 2010 – che sono state presentate 17 istanze, di cui 8 esitate con parere positivo per una spesa complessiva di circa €. 160.000, 8 rigettate per mancanza di requisiti e 1 in istruttoria.
Evidentemente l’avviso presenta delle criticità. Nella stessa relazione si fa riferimento ad un disegno di modifica della legge che prevede:
a) aumento della sovvenzione fino a €. 30.000,
b) spese relative all’attività di assistenza a carico della Regione;
c) nomina fiduciaria da parte del detenuto di un tutor per l’attività di assistenza nella fase di progettazione;
d) obbligo di adeguata motivazione di eventuale diniego del nulla osta delle direzioni delle carceri o del magistrato di sorveglianza.
Sembra, quindi, che le istanze siano poche perché spesso manca il nulla osta da parte della direzione delle carceri che pone “la semplice e scontata scusa della mancanza di spazi idonei” e perché chi fa istanza non ha l’assistenza adeguata per preparare tutta la documentazione necessaria (preventivi di spesa delle attrezzature e dei materiali necessari).
Poiché il termine per la presentazione delle domande non è scaduto, si auspica che il personale degli Istituti e quelli di supporto esterno (ci riferiamo soprattutto agli assistenti sociali) stimolino e aiutino quei soggetti, attualmente detenuti, adeguati a seguire questo percorso virtuoso che offre incentivi direttamente ai destinatari anziché finanziare generici progetti di reinserimento sociale la cui ricaduta in termini di efficacia lascia a desiderare.

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