25 aprile, a Catania e a Mineo

Il 25 aprile ha rappresentato, dalla fine del secondo conflitto mondiale, la data simbolo del riscatto e della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Nel corso degli ultimi anni, dall’inizio della cosiddetta seconda repubblica, è però cresciuta l’insofferenza verso questa ricorrenza, anche perché in alcuni dei governi di quest’ultimo periodo sono stati presenti uomini politici che, nel recente passato, si sono espressi a favore del fascismo e dello stesso Mussolini (definito, addirittura, uno dei più grandi statisti del Novecento).
Eppure il 25 aprile dovrebbe rappresentare, per tutti gli italiani, ciò che per i francesi significa il 14 luglio: una data da celebrare con orgoglio e partecipazione, una giornata che ha avuto ed ha un grande valore ed è assolutamente attuale.
Come non legare, infatti, la conquista della libertà alla costruzione delle nuove regole di convivenza civile sancite, il primo gennaio del 1948, dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana. Un testo che non risente del passare del tempo, visto che i principi fondamentali non solo sono ancora attuali, ma, se coerentemente applicati, permetterebbero la realizzazione di un mondo “più giusto”.
Un mondo nel quale “la guerra [è ripudiata] come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Con questo spirito ancora in tanti celebrano il 25 aprile non solo con l’obiettivo di ricordare ciò che non dovrà più avvenire, ma cercando di applicare all’oggi la ‘lezione partigiana’.
Anche a Catania, accanto all’ANPI, manifesteranno esponenti di tante organizzazioni antifasciste per ricordare tutto questo. Oltre al corteo mattutino che partirà da Piazza Stesicoro, è previsto un appuntamento pomeridiano altrettanto importante.
Alle 16,00, infatti, si svolgerà una manifestazione di solidarietà davanti al CARA (centro rifugiati) di Mineo. Una solidarietà molto concreta. Le forze antirazziste, infatti, porteranno ai rifugiati generi alimentari, vestiti e la possibilità di usufruire di consulenze mediche e legali.
Ma, soprattutto, si starà insieme, dimostrando che non tutti gli italiani hanno paura o sono infastiditi dalla presenza degli “stranieri”. Le uova di Pasqua da offrire ai bambini presenti saranno un ulteriore piccolo gesto di accoglienza e disponibilità.
Per ribadire che le politiche governative sull’emigrazione non solo non sono per nulla condivisibili, ma contraddicono il fatto che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”.  Un modo concreto, e per nulla retorico, per ribadire che la nostra Carta costituzionale è viva e che la sua applicazione è necessaria.

Argo

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