Quattro gocce di Valium per superare l’emozione del parlare in pubblico. Emma Baeri, storica e femminista catanese storica, le ha prese poco prima dell’incontro nel quale era relatrice, organizzato giorni fa nei deliziosi spazi della libreria Voltapagina di Catania, dal circolo “Rosa L.-Partito della Rifondazione comunista. Tema i “Femminismi”, tanti quante le diverse pratiche politiche, esperienze mondiali e italiane di un movimento, di un fenomeno non ancora concluso, forse solo in attesa di… riprendere fiato ed energia.
Ma di tranquillanti non ce ne sarebbe stato bisogno. Il discorso di Emma si è snodato fluido e ricco come un fiume in piena e ramificato come il suo delta. Tanti sono stati gli stimoli, le sollecitazioni, gli spunti, e talmente poco il tempo disponibile per i grandi argomenti da trattare che si è deciso di rivedersi per riparlarne ancora.
Parte da lontano, Emma, dalla Declaration of sentiments approvata nel primo convegno della storia sui diritti delle donne a Seneca Falls, vicino a New York, nel lontano luglio 1848. Da quella Elizabeth Cady Stanton che allora auspicò che le donne imparassero ad essere “prima giuste verso se stesse che generose verso gli altri”. Da lì si snoda il discorso: le pratiche, tenere insieme il fare e il pensare, il separatismo, nato nel 65 negli Usa, e l’autocoscienza, il self help, relazione di mutua conoscenza e riconoscenza. “Il personale è politico” che mette in discussione la dicotomia pubblico-privato e mostra l’esigenza di creare un’immagine nuova delle donne, di inventare parole e gesti. E ancora oltre, fino alle fratture della fine degli anni 70, con le questioni dell’aborto e del terrorismo che oscurano la priorità del femminismo. Va avanti il discorso, sempre appassionato, talora in singulti e frammenti, come se sentimenti ed emozioni di allora si riverberassero sul confronto di oggi, in commenti-battute-domande-complicità-allusioni; riferimenti, cenni appena, a fatti ed esperienze vissute dalle femministe storiche di Catania. Rimangono escluse le più giovani e altre che di quella pratica politica furono, incolpevolmente o dolosamente? ai margini. Forse urge la compilazione di un glossario del femminismo. Di più: un confronto serrato ma affettuoso che sia cerniera tra donne di generazioni e percorsi diversi. Perchè da lì si possa ripartire per…?
“Il femminismo è una pratica politica, che dura, – dice, Emma Baeri, anzi, lo scrive in una scheda – ma è anche l’intreccio di molte storie diverse, che possono essere raccontate purché non si tradisca la sostanza di quella pratica. Questo racconto è quindi possibile se quella pratica diventa metodo: partire da sé, muovere il racconto tra esperienza soggettiva e storia collettiva, tra parzialità e rispetto delle fonti, tra la mia esperienza di femminista e la mia ricerca di storica del femminismo; e insieme, il dialogo tra me e chi mi sta di fronte, donne e uomini, soggetti politici, con le storie e le domande di ciascuna, di ciascuno”.
Raccontiamolo, dunque, senza pregiudizi e giudizi e con tanta memoria.
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