Gentile ministro Gelmini, mi rivolgo a Lei in quanto autrice della riforma scolastica che porta appunto il suo nome. Molti vociferano sul fatto che non sia Lei la effettiva ideatrice della riforma che sta impoverendo la Scuola Italiana, se così fosse, mi rivolgo a chiunque ne sia l’artefice.
Quello che è stato fatto alla Scuola Pubblica è fuori da ogni logica pedagogica, come dire …è assurdo! Le riforme andrebbero fatte da chi conosce da dentro la Scuola, neanche da illustri studiosi che della scuola hanno solo conoscenze teoriche, bensì da persone come me che lavorano da decenni in scuole pubbliche denominate “ a rischio “. Figuriamoci gli effetti di una riforma ragionata a tavolino dal ministro Tremonti che pensa da “commercialista” e fatta passare per opera di una delle donne-fantoccio del governo Berlusconi!
La scuola ne esce, da questa azione mortificante, peggio di quanto ancora si possa vedere; nelle cosiddette scuole a rischio delle periferie del Sud Italia, la scuola dovrebbe avere il compito di accogliere i bambini per un tempo massimo e fungere da sostegno a quelle famiglie che scelgono di lavorare onestamente e non hanno a chi lasciare i propri figli. Dovrebbe garantire l’offerta formativa e rimuovere gli ostacoli che ne impediscano la piena realizzazione, ostacoli che al momento sono rappresentati da quei tagli che assumono l’effetto di coltellate a scuole come la mia.
Quando ancora si lavorava con i moduli, ricordo lontano di isole felici, auspicavamo che la Scuola pensasse ad affiancare a noi insegnanti delle figure professionali specializzate, come psicologi dell’età evolutiva o psichiatri infantili, poiché molti dei bambini con cui lavoriamo provengono da situazioni di forte deprivazione, a volte vittime di violenze inaudite a cui noi insegnanti non sappiamo come far fronte: possiamo offrire loro comprensione ed affetto ma laddove ci siano delle violenze, degli abusi, non si può mettere un cerotto, dare un bacetto alla bua e continuare come se tutto fosse passato.
Questo per noi era uno dei punti principali che un ministro della Pubblica Istruzione dovesse prendere in considerazione, allargare l’organico con figure specializzate e invece abbiamo subito l’amputazione a carne viva del “team” docente, il nostro punto di forza.
Lei ci ha profondamente deluso signora ministro. La sua riforma ha ridotto il tempo scuola, ha annullato le compresenze, ha fatto sì che quelle discipline che molto contribuiscono ad affinare la sensibilità e la logica del bambino venissero fortemente penalizzate.
Mi riferisco a discipline come l’educazione musicale o all’arte o l’educazione motoria che sviluppano armonia nel corpo e nella mente, “mens sana in corpore sano”, che invece di essere affidate a degli insegnanti specializzati, sono affidate al docente prevalente che avendo già una mole di lavoro non indifferente ( le chiarisco che i nostri alunni non parlano un italiano corretto e neanche il dialetto ma un miscuglio tra i due) spesso è costretto a sacrificare ore preziose ad esse destinate.
Io ritengo di conoscere a fondo la Lingua Italiana, le regole matematiche, adoro trasmettere ai miei alunni l’amore per la Storia , per i viaggi in Paesi con culture diverse dalla nostra e amo l’arte in ogni sua forma. Oggi so di poter contare unicamente su queste mie risorse. Ma mettiamo il caso io pesassi cento chili e dovessi portare i miei alunni in palestra, o che fossi insensibile a qualunque forma d’arte, su quale risorsa potrei contare? E se poi fossi una persona problematica, con scarsa empatia verso i bambini, volta solo a seguire il programma e interessata esclusivamente alla stabilità di un posto fisso? Ce ne sono tante persone così nella scuola, sa? Se io fossi così, ma ringrazio il cielo di non esserlo, i miei alunni non avrebbero scampo e dovrebbero rassegnarsi a me.
L’organizzazione modulare consentiva invece la pluralità dell’insegnamento e un’impostazione democratica della vita scolastica. Era possibile organizzare le compresenze in modo tale da recuperare gli alunni svantaggiati, i quali oggi sono abbandonati ad un unico destino: la bocciatura.
Lei non può immaginare l’infinita solitudine a cui è costretto un alunno che non riesce a seguire il programma della classe, egli viene privato non solo dei suoi diritti sociali, quelli di una scuola imparziale ma anche della propria dignità d’alunno. D’altro canto gli alunni che godono del sostegno sono spesso dislocati in classi diverse per cui un insegnante coscienzioso che non voglia destinar loro solo 5 ore la settimana, suo malgrado forma dei gruppi di lavoro che ricordano tanto le classi differenziate.
I bambini con situazioni fortemente problematiche presto abbandonano la scuola e accrescono gli indici dell’illegalità. E allora se la Scuola Italiana è destinata a tornare quella degli anni ’50, non si dovrebbero avere programmi ambiziosi come quelli delle scuole europee: si dovrebbero riprendere i programmi minimi che consentissero di scrivere, leggere e fare di conto!
Io sono convinta che ci sia un interesse ben preciso dietro a questa riforma che non è soltanto quella di evitare gli sprechi ma un fine politico, quello di lasciare le masse nell’ignoranza e nell’inconsapevolezza. Tanto i vostri figli andranno nelle scuole private, finanziate anche con denaro pubblico!
Ma finché avrò fiato io stimolerò i miei alunni a usare la loro testa, a sganciarsi dall’omologazione di massa a cui li sottopone la cultura televisiva, ad amare la lettura che amplifica la loro immaginazione. Sono le battaglie quotidiane che ci hanno consentito di salvare tanti bambini che ci rendono forti e fiduciosi di un futuro migliore, di una scuola che consideri loro degli orticelli fertili e non freddi numeri di un elenco!
Dedico queste mie riflessioni ai bambini della Doria di via Della Concordia con i quali ho vissuto 11 anni al massimo delle emozioni possibili.
Monia Frizzi, un’insegnante di scuola primaria
Tratto da: I Cordai, mensile curato dal Centro di aggregazione popolare GAPA
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