Nel decreto Milleproroghe, per iniziativa di un gruppo di parlamentari della Lega Nord e grazie anche alla compiacenza
Questo significa che non potranno cambiare le province di destinazione, andando a scegliere quelle dove maggiori sono le chance di assunzione, ma non potranno neanche far valere punteggi nuovi, legati a carichi di famiglia oppure a titoli nel frattempo acquisiti. Il blocco, secondo le giustificazioni ufficiali, è imposto in vista di una riforma generalizzata del sistema di reclutamento, che il ministro Gelmini non ha però ancora realizzato.
Il 2011 potrebbe essere l’anno giusto. E allora, è il ragionamento, meglio attendere che le nuove regole siano conosciute da tutti i precari iscritti in graduatoria prima di decisioni radicali. Un ragionamento, questo, che ne cela alle spalle un altro: evitare che si crei ulteriore emigrazione verso il Nord. Infatti sono molte le province settentrionali in cui i docenti iscritti in lista temono, alla riapertura delle graduatorie permanenti, di essere assaliti da prof meridionali con punteggi più alti, che possano strappare al loro posto il contratto a tempo determinato, adesso, e quello a tempo indeterminato domani. Quando, seguendo il trend delle pensioni, i buchi negli organici diventeranno voragini.
Secondo l’ultimo dossier sulle graduatorie realizzato dal ministero dell’istruzione, il 65% degli insegnanti iscritti è nato al Sud. Su quasi 230 mila, oltre 122 mila sono registrati e residenti nelle regioni meridoionali (il 48%), 42 mila nelle regioni del Centro e 74 mila al Settentrione. Tra il 2006 e il 2009, si è registrato un calo degli aspiranti proprio al Nord: in Lombardia e Piemonte del 16%. Ed è proprio qui che ci sono maggiori disponibilità di posti, che si incrementeranno con i futuri pensionamenti.
La carica verso le province con appeal occupazionale sarà tanto più forte il prossimo anno quando si potrà fare l’ultimo aggiornamento prima della rivoluzione del reclutamento. A forte connotazione regionalista. All’attenzione del ministero infatti c’è l’ipotesi di concorsi regionali in cui i candidati potranno scegliere una sola regione nella quale eleggere il proprio domicilio professionale e sottoporsi poi a quello che è stato definito «test di preparazione». Prove che verificheranno l’attitudine all’insegnamento e l’effettivo livello di preparazione dei candidati nelle singole materie. Il tutto nella regione di arrivo, a parità di condizioni con i candidati del posto, in modo da evitare contestazioni in sede europea. È facile capire a questo punto quali siano le pressioni del Nord di cui la Lega è portavoce, perché le graduatorie siano congelate per il 2011-2012.
In base alla legge 4 giugno 2004, n. 143, gli aspiranti docenti hanno avuto la possibilità di chiedere l’inserimento, oltre che nella graduatoria della provincia prescelta, anche in quelle di altre tre province. In queste però non sono stati inseriti con il loro reale punteggio, ma dopo l’ultima posizione della ultima (III) fascia. Due anni fa 15000 precari hanno fatto ricorso contro la leggittimità di questo inserimento in coda, sollevando l’obiezione di incostituzionalità in quanto tale norma non permette la mobilità territoriale in modo equo e paritario.
In questi giorni la Corte Costituzionale si è espressa in senso favorevole ai ricorrenti, riconoscendo la collocazione a pettine in base al punteggio acquisito in tutte le provincie. Il valore dei titoli di studio, infatti, è uguale su tutto il territorio nazionale. La Lega è riuscita tuttavia a far passare, all’interno del decreto Milleproroghe, un suo emendamento in Senato che prevede il congelamento delle attuali graduatorie fino all’agosto del 2012 .
In questo emendamento è inoltre sancito il principio di territorialità delle nomine per gli incarichi a supplenza, poiché a partire dall’a.s. 2011-2012 le Graduatorie d’Istituto dovranno essere inserite obbligatoriamente nella provincia di appartenenza della Graduatoria ad Esaurimento.
A meno che non vi siano nuovi sconvolgimenti, si prospettano tempi duri per i precari della scuola che sono inseriti, o per meglio dire “ingabbiati”, in province sfavorevoli. Tutto questo a discapito del principio della libera circolazione dei lavoratori su tutto il territorio nazionale.
Sulla decisione della Corte Costituzionale, leggi La Consulta boccia la Gelmini di Salvo Intravaia su Repubblica del 9.02.11
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