Riceviamo, tramite un amico, questa testimonianza che riteniamo utile per comprendere quello che sta avvenendo in questi
Cari amici/care amiche, ringrazio quelli tra di voi che mi hanno inviato dei messaggi e che si sono preoccupati per me.
Sto bene, così come tutta la mia famiglia. L’importante è vedere come va la Tunisia. Vi espongo la situazione e chiederò che ci aiutiate su un problema cruciale. La Rivoluzione dei gelsomini è una rivoluzione che è stata iniziata e guidata dai giovani.
Le forze politiche cercano di seguire; gli intellettuali, me compreso, sono sbalorditi da un avvenimento che non potevamo immaginare nel più bello dei nostri sogni. Durante il giorno, i giovani occupano pacificamente le periferie delle città e sbandierano chiaramente e coraggiosamente la loro rivendicazione: un cambiamento reale e non solamente un cambiamento di facciata.
La notte sono le milizie che, approfittando del coprifuoco e della complicità delle forze dell’ordine, occupano i quartieri residenziali, terrorizzano la gente, si danno al saccheggio, impediscono ai cittadini di dormire per condurli all’esaurimento nervoso. Vogliono spingere la popolazione ad accettare il discutibile compromesso. Dei comitati di quartiere si sono costituiti dappertutto e i cittadini assicurano loro stessi la loro sicurezza.
Dappertutto la popolazione ha i nervi a pezzi, ma tutti sono decisi a non cedere a questo odioso ricatto. Ci impediscono di dormire intervenendo apposta sporadicamente durante diversi momenti della notte provocando molto baccano e lanciando minacce: “avete lasciato cadere il vostro buon presidente, avrete a che fare con noi adesso” ha scandito uno di loro sotto la mia finestra.
Se la giornata del 14 febbraio sarà segnata negli annali della Tunisia come una delle più belle pagine della sua storia, la notte tra il 14 e il 15 gennaio è stata certamente la notte più da incubo che i Tunisini hanno dovuto vivere da 50 anni. Ciò che è avvenuto è orribile.
I miliziani non si sono più accontentati di ventilare minacce e di saccheggiare dall’esterno, hanno forzato le porte delle case, lasciandosi andare alle peggiori atrocità contro dei pacifici cittadini senza difese.
Infatti, prima di lasciare il Paese vigliaccamente, Ben Ali e i suoi suoceri, i Trabelsi, hanno lasciato in eredità le loro armi e le loro automobili ai più fedeli dei loro miliziani. I comitati di quartiere si sono ritrovati spesso di fronte a dei criminali armati.
Dappertutto si invocava l’intervento delle forze armate per porre fine a un saccheggio sistematico del paese. Bisogna rendere omaggio alle forze armate che, verso le 2 del mattino, sonno giunte più o meno, molto lentamente e con molta difficoltà, a rendere minimamente più sicuri molti quartieri.
Altra cosa che ha attirato la mia attenzione: queste milizie hanno sistematicamente assaltato i panifici, le farmacie, gli ipermercati e le piccole drogherie, saccheggiandoli o bruciandoli. La situazione era già difficile, poiché c’era una penuria di materie prime, era difficile trovare del pane, del latte o dei medicinali. E rischia di aggravarsi dopo gli avvenimenti di ieri. Secondo me, volevano ventilare la minaccia di una carestia e incendiare specialmente i quartieri popolari. Perchè se alcuni cittadini avevano fatto delle provviste sufficienti, le persone umili non avevano i mezzi per pagarsi abbaondanti provviste; ci sono anche quelli che non si aspettavano che gli avvenimenti raggiungessero una tale ampiezza.
Mi arrivano delle testimonianze che segnalano che in alcuni quartieri popolari gli abitanti stessi hanno cominciato a lasciarsi andare al furto e al saccheggio per necessità. Un’altra testimonianza mi segnala che le milizie hanno bloccato da giorni il mercato all’ingrosso, impedendo ai commercianti di rifornirsi. La situazione relativa alla sicurezza dissuade gli autotrasportatori dal lasciare le merci nelle città.
Forse tutto ciò sarà risolto entro qualche ora, con l’annuncio previsto dal governo di unione nazionale. Ma è anche possibile che questo stato duri più a lungo; in questo caso vi è una seria minaccia sui quartieri popolari. Propongo la soluzione seguente: dobbiamo riflettere sin da ora sulla possibilità di fare appello a delle associazioni specializzate nella gestione di questo genere di crisi e ricevere degli aiuti dall’estero, come avviene quando succedono delle catastrofi naturali. In tal modo, chiedo ai nostri amici fuori dalla Tunisia di riflettere con noi su delle eventuali associazioni che potremmo contattare in caso di bisogno e le ringraziamo in anticipi per qualsiasi aiuto e suggerimento su questo tema.
Adesso, ritorniamo all’aspetto “politico” della situazione. La maggior parte dei leader di opposizione avevano accettato la proposta di Ben Ali di rimanere al potere fino al 2014 in cambio di una promessa salda di non ripresentarsi di nuovo alla candidatura suprema e di formare un governo di unione nazionale. La Francia ha dato il suo sostegno a questo schema. Senza contare la determinazione dei giovani che si sono mobilitati tutta la giornata di venerdì per rivendicare la partenza di Ben Ali e il giudizio della sua famiglia.
Esasperato dalla situazione, Ben Ali ha deciso di fuggire, non senza aver dato l’ordine di massacrare i giovani che manifestavano pacificamente davanti al Ministero dell’Interno. Il seguito l’avete seguito su tutti i canali televisivi del mondo. Dopo questo avvenimento, è stato dichiarato il vuoto di potere in virtù dell’art. 56 della Costituzione tunisina. Quello che vogliamo adesso, è passare all’art. 57.
Non è una questione formale, è tutta la posta in gioco del momento: l’articolo 56 è dedicato ai casi di vuoto temporaneo di potere. Esso permette dunque, almeno in teoria, il ritorno di Ben Ali; gli preserva soprattutto la sua immunità di Presidente della Repubblica per un po’ di tempo, gli permette così di beneficiare di una tregua per negoziare la sua partenza pacifica nelle sue proprietà in Argentina.
In virtù dell’art. 56, il Primo Ministro diventa Presidente ad interim; altrimenti i Tunisini temono di cadere in un “7 Novembre bis”, vale a dire di rifare quello che lo stesso Ben Ali ha fatto il 7 novembre 1987: da un interim, è passato a un governo che è durato 23 anni.
In compenso, l’articolo 57 prevede un vuoto di potere definitivo, il Primo Ministro uscente sarà incaricato solamente di gestire gli affari correnti attendendo lo svolgimento delle elezioni. La presidenza ad interim sarà assicurata in questo caso dal Presidente dell’Assemblea nazionale (che, del resto, è molto vecchio e non potrà, in ogni caso, restare a lungo al potere).
Non sarebbe escluso che il trauma che le milizie hanno fatto subire al popolo nella notte di ieri avesse come obiettivo quello di dissuaderli da questa rivendicazione. In ogni caso, ho notato che nei media vicini a Ben Ali, i giornalisti miliziani che si sono convertiti improvvisamente in maestri del pensiero rivoluzionario, non cessavano di martellare che qui non si tratta di un problema formale e che il più importante era di ristabilire l’ordine pubblico. Ma no, è molto importante.
Alla fine del regime di Bourguiba, ho vissuto il trauma di una transizione agitata da un potere che era durato diversi anni.
Oggi vivo lo stesso incubo una seconda volta. Non vorrei riviverlo ancora, né farlo subire a mia figlia. Bisogna assolutamente risolvere i problemi sin dall’inizio su delle basi giuridiche chiare, indipendentemente dalle buone intenzioni che si potrebbero attribuire agli uni e agli altri.
La mia bambina ha pianto il primo giorno per via del baccano intimidatorio che sentiva sotto la nostra finestra. In seguito, ha alzato la voce e ha preso il tono di una maestra di scuola minacciando i miliziani di punirli.! Ha imparato rapidamente a non avere paura!
È stata la prima manifestazione di coscienza politica in una bambina di cinque anni!
Una nuova generazione è nata in Tunisia; si sente libera e audace.
Saluto la memoria di tutti i giovani che hanno guidato la Rivoluzione dei gelsomini.
Mi inchino alla memoria degli eroi che si sono sacrificati per far trionfare la causa della libertà e della dignità, a cominciare dal ripianto Mohamed Bouazizi che, sentendo l’ingiustizia raggiungere la soglia dell’insopportabile, si è dato fuoco piuttosto che fare violenza ad altri. Il giovane e povero venditore ambulante ha abbattuto il dittatore potente e miliardario.
Sono convinto che la nuova generazione farà meglio di noi in materia di libertà.
Bisogna ascoltarla ed essere all’altezza dei suoi sacrifici. La posta in gioco non è di sbarazzarsi di un uomo ma di un sistema.
La libertà ha un prezzo, noi siamo disposti a pagarlo.
Contiamo sull’appoggio dei nostri amici.
Prof. Mohamed Haddad
Leggi il testo originale in lingua francese
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