L’individuazione di gran parte del territorio della riserva quale Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) e Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.), ai sensi delle direttive nn. 92/43/CEE e 79/409/CEE, costituisce un’ulteriore conferma di questo interesse naturalistico”.
Lo ricordano Legambiente, Italia Nostra, Lipu, Vivisimeto, WWF, Club Alpino Italiano, in una lettera aperta a Domenico Rotella, assessore alle Politiche dell’Ambiente e del Territorio della Provincia Regionale di Catania, che ha ha proposto la costituzione di un tavolo tecnico per definire una modifica della perimetrazione della riserva naturale.
L’Oasi esce così da anni di silenzio in cui sono stati dimenticate le poche demolizioni di infrastrutture illegali che avevano avviato un processo di recupero. Con l’abbandono di questo percorso si era di fatto sancita la vittoria dell’abusivismo e la sconfitta dei tentativi di tutela e conservazione, come se la collettività avesse ormai rinunciato ad un’area così importante.
La possibilità di riaprire una discussione è certamente un’occasione da non perdere, l’apertura di uno spiraglio per avviare l’indispensabile processo di risanamento ambientale, sinora negato per disinteresse, ignavia o convenienza politica. E’ però necessario esprimersi con chiarezza su ciò che è possibile sanare e su tutto quello che va demolito, perché incompatibile con la tutela e la conservazione degli ambienti naturali.
Senza una tale preliminare chiarezza l’unico risultato possibile sarebbe quello di decretare la vittoria finale dell’illegalità. Ecco perchè le associazioni ambientaliste si fanno carico di indicare come si dovrebbe procedere ed evidenziano l’assoluta incompatibilità ambientale degli agglomerati abusivi esistenti situati in prossimità delle zone umide.
In particolare, si fa riferimento al villaggio costruito tra la foce del Simeto e la foce della vecchia ansa del Simeto, dove la natura dei terreni (argille) e la ridottissima profondità della falda rendono inevitabili gli allagamenti e il permanere dell’acqua, e al villaggio costruito colmando una porzione del lago Gornalunga, sommerso dalle acque non appena il livello del lago si innalza.
In entrambi i casi l’unica soluzione possibile è quella della demolizione dei manufatti. Se l’ Assessore vuole procedere con correttezza ed è interessato a salvare il tanto ancora salvabile, le premesse per restituire l’Oasi alla comunità ci sono tutte.
Leggi in versione integrale il documento redatto dalle associazioni che riporta anche i criteri di individuazione degli agglomerati abusivi incompatibili ed evidenzia le responsabilità dell’Ente Gestore che in 23 anni di gestione non ha garantito “la conservazione degli ambienti in condizioni di naturalità”
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